Il giorno dopo lo vide sopra le scale della scuola con il suo solito zaino pieno di scritte, si guardarono negli occhi e non fecero il tempo di dire una sola parola che già si abbracciavano così forte che oltre ai loro corpi anche le loro anime sembravano incatenarsi sempre di più.
Il loro amore non era normale, era qualcosa che faceva tanto male ma allo stesso tempo tanto bene a tal punto da dimenticare tutte le sofferenze che ne conseguivano.
"Come stai?"- chiese lei tutta rossa dall'imbarazzo
"Meglio. Scusami per ieri sera, ero nervoso. Se vuoi ci sarò ma non prometto nulla. So di non piacere ai tuoi genitori perchè sono straniero."-disse lui accarezzandole piano i capelli per spostarglieli dall'altra parte del viso.
"Si lo sapevo. So come ti senti quando stai male. Perchè se stai male tu piange pure il cielo."-lo rassicurò lei e continuando "Allora ti va di dirmi cosa avevi ieri stronzetto?"
"Mhhh no nanetta"- le disse lui sculecciandole il culo come ogni volta.
Risero e andarono a lezione come sempre.
Quando entrarono in aula erano già tutti seduti nei propri banchi e appena varcarono la porta insieme piombò un silenzio mostruoso.
Si presero per mano come sempre e si andarono a sederi nei posti infondo non capendo perchè tutti li fissavano in modo strano.
Una volta finita la lezione Leo, un loro compagno, andò da loro
"Sapete cosa è successo o no?"-disse a loro due
"In che senso scusa"- chiese Giulio tutto preoccupato non capendo di cosa si stava trattando
"I vostri genitori..."-rispose Leo
"I nostri genitori cosa Leo? Ti decidi a finire la frase?"- sbottò Elena
"I vostri genitori sono venuti in classe ed hanno chiesto a tutti i prof, la preside e tutti noi di cercare di staccarvi partendo dai posti di banco. La vostra relazione è considerata come una minaccia per voi stessi"- le rispose lui
Ad entrambi crollò il mondo ai piedi, si chiedevano il perchè di questo inspiegabile comportamento da parte dei loro genitori. Perchè cercavano di staccarli? L'amore non è forse l'arma per stare meglio e riprendere in mano la propria vita?
Non riuscivano a capire. Come mai se proprio il giorno prima il padre di Elena aveva detto di si al loro incontro.
Ringraziarono Leo, presero le loro cose e se ne andarono.
"Giulio io vado a vedere cosa ha combinato mio padre. So che è colpa sua. Me lo sento"- disse lei baciandolo in guancia e salutandolo con una linguaccia.
"Vuoi che ti accompagno?"-le chiese lui gentilmente. Lei fece di no con la testa e si allontanò.
Una volta tornata a casa, si diresse direttamente verso il giardino dove il padre stava tagliando il prato. Spense subito il tagliaerba e in lacrime gli disse:
"Non avevi forse detto che volevi incontrarlo oggi? Perchè farmi questo papà, lo sai quanto ci tenevo. Non capisco perchè non possiate essere contenti se lo sono io"
"Elena non ti azzardare a spegnere le cose rima che te lo dica io, okay?". Sbottò lui fregandosene del discorso più importante.
"Me lo dai un cazzo di motivo o no?Perchè dovete sempre mettere i bastoni tra le ruote?"-balbettò lei con il pianto che le sturava la gola provocandole un lieve dolore. Lui non rispose e la lasciò parlare
"Capisco perchè mamma ti ha lasciato e si è rifatta un'altra vita. Forse la colpa non era sua ma solo e soltanto tua"- finì lei andandosene via.
Prese la sua bici e in lacrime continuò a pedalare fino al suo posto preferito. Era un posto favoloso, un prato che si affacciava direttamente ad un laghetto di acqua lucida.Un posto dove i depressi potevano ritrovare la loro pace interiore senza alcun tipo di terapia. Un posto ricco di vita, di animali, farfalle, fiori e soprattutto senza persone. Senza tutta quella rumorosa gente che altro non sa a parte giudicare e parlare di te.
Era il suo posto preferito dopo l'abbraccio di mio fratello. Scagliò la bici per terra, si sedette sopra l'erba verde per godersi il tramonto con ancora le lacrime attaccate alle guance.
Si mise a urlare. Urlò finchè non si sentii più volta, finchè quel peso che le oscurava il cuore non finì per sbiadire.
Sempre seduta prese il suo telefono continuando a piangere. Aprì le foto e al solo sguardo di una foto insieme a Giulio si mise a sorridere. Subito dopo si sdraiò e iniziò a ridere così forte che anche le foglie iniziarono a ridere con lei.
A lei bastava lui, non voleva più né l'affetto di suo padre e né di suo madre. Voleva solo lui.
Lui era il suo posto felice.
Una volta sfogatasi, sospirò davanti a quello spettacolo di sole che lentamente scendeva di fronte a lei. La vista era mozzafiato, gli uccelli che volavano insieme quasi come in un ballo coordinato in quelle sfumature di cielo rosse, arancioni erose. Era una delle migliori creazioni di Dio.
Prese quindi la sua bici e ritornò a casa trovando suo padre che la aspettava all'entrata.
Lei facendo finta di non vederlo salì le scale senza rivolgergli la parola.
"Elena scusami, ho sbagliato forse ho usato il metodo più sbagliato"- le disse prendendola per un braccio.
Per un primo momento osservò la sua mano. Era più vecchia e ruvida rispetto alle ultime volte che l'aveva vista.
"Sul serio Elena, ho già perso tua mamma non vorrei perdere anche te"- disse poi sorridendo e continuò "se vuoi che questo incontro si faccia vabene"
A queste parole gli occhi di Elena tornarono a brillare di gioia...
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GLI EMARGINATI
General FictionQuesto non è un libro. E' un appello a tutti voi di credere in voi stessi e non lasciare che nessuno, ripeto nessuno, possa mai uccidere le vostre speranze nel diventare qualcuno di migliore. Voi siete voi e finché credete in voi stessi riuscirete a...