Capitolo 6

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- Sto bene, quante altre cazzo di analisi mi dovrai fare! – sbottò Johanna.

- Perdonami se mi prendo cura della tua salute! – replicò stizzito il Dr. Kurtz.

- Senti... hai letto quello che ti ha trasmesso quel medico di Kree City... sono il super vaccino vivente! – continuò lei con fare canzonatorio.

- Sì, sì ho letto... anche se faccio ancora fatica a crederci –

- Beh, guardala così, nei periodi di magra potrò vendere il mio sangue alle cliniche dei ricchi, ci potremmo fare un bel gruzzolo –

Kurtz la guardò stranito – Stai scherzando vero?! –

Johanna si mise a ridere.

- Vai a fanculo Jo! –

- Cristo Deimos dovevi vedere che faccia che hai fatto! -

Il dottore si concesse una risata, in cuor suo sperava che Johanna stesse superando il trauma per la perdita di tre suoi soldati, tra i quali Wlad, suo fido attendente da anni. Era un comandante navigato che, come i suoi uomini, sfidava la morte ogni giorno e accettava che tutti prima o poi sarebbero caduti, ma nutriva un profondo senso di responsabilità nei loro confronti e ogni perdita, per quanto inevitabile, la vedeva come un fallimento personale. Il fatto che Fatimah Welde se la fosse cavata con l'impianto di un occhio e di una gamba artificiali aveva contribuito a rendere meno tragica quell'avventura.

- Come sta il nostro "ospite"? – le chiese.

- Abbastanza bene... continua a lamentarsi della quarantena, ma per il resto non è poi così male come persona, pensavo peggio – rispose Johanna, che in quanto immunizzata era l'unica che poteva avere contatti con Shemar junior, il cui isolamento precauzionale si era reso necessario per la tutela dell'equipaggio.

- Bene! Sono contento che ogni tanto familiarizzi con qualcuno differente dalla solita ciurmaglia –

- Cos'è quel sorrisetto del cazzo?! Non starai pensando... -

- Io non ho detto nulla... ma ogni tanto anche l'inflessibile Johanna Blackflags può concedersi di abbassare la guardia... prendilo come un consiglio del tuo medico – disse lui con fare sornione mentre si accingeva a lasciare la sua cabina.

- Sparisci dottore da strapazzo! – lo canzonò lei, imbarazzata per il fatto che Kurtz avesse intuito il debole che cominciava a provare per quel viziato rampollo dell'aristocrazia interplanetaria. Ma era poi così un male? La brutta esperienza su Awasis aveva ancor più confermato quello che centinaia di battaglie le avevano insegnato: la vita è breve, soprattutto facendo la vita del mercenario. Quindi perché non godersi quei brevi istanti di serenità. Si diresse verso l'alloggio ove era segregato Youber. Quando entrò lo trovò a petto nudo mentre stava leggendo qualcosa sull'omnipad. Le sorrise, uno di quei suoi sorrisi accattivanti.

- Posso esserti utile? – le chiese.

- Lo spero... - rispose lei, raggiungendolo sul letto e salendogli sopra a cavalcioni.

I due cominciarono a baciarsi con foga e a togliersi convulsamente i vestiti. Finirono avvinghiati sul letto, intenti a consumare quel rapporto liberatorio. Johanna accolse in sé il suo amante, sperando che quell'amplesso la liberasse almeno per qualche momento dai funesti pensieri che ancora l'affliggevano a causa di quella fottuta missione che le era costata la perdita di commilitoni, di amici. Invece avrebbe dovuto ricordarsi i consigli di Jaxar Le Roux, il transessuale che l'aveva iniziata ai piaceri del sesso. Le aveva sempre raccomandato di non farlo per disperazione, per dimenticare, perché poi l'hanghover sarebbe stato peggiore di qualsiasi sbronza da alcol o droga. Marc Aurelius si pavoneggiava sopra di lei, con pose degne di un tredicenne assuefatto di olo-porno.

Fuga da AwasisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora