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Juliet
-Ma che ti è successo, Jane?-
Spalanco la porta di casa, avvolta da un golfino di lana che precipita ampio sulla mia figura infreddolita e tremolante. Ed è proprio sul pianerottolo che m'imbatto nel mio nuovo vicino.
-Perché mi chiami così? Lo sai che il mio nome è Juliet- sbuffo causandogli un ghigno derisorio.
- Beh, resta il fatto che sei irriconoscibile, cara...- A quel punto compie una pausa con l'intento di canzonare il mio nome -Juliet.-
Arriccio il naso infastidita.
Probabilmente questo tizio palestrato troverà esilarante il fatto di vedermi uscire di casa in questo stato disastroso e poco attraente. Sono imbacuccata da capo a piedi, in pieno stile "vecchietta che sfida le intemperie per non perdersi l'appuntamento con la messa di mezzanotte".Con un piccolo particolare che però nessuno sa: sono emotivamente distrutta. Nessuno è a conoscenza di quanta tristezza sia piombata nella mia vita, da due settimane a questa parte.
-Il riscaldamento si è rotto...- mi lamento tirando su col naso.
-Hai l'aspetto di una sposa mollata all'altare.-
Continua a prendermi in giro lui, osservando incuriosito il berretto di lana che ho appena indossato.
Assottiglio lo sguardo rivolgendogli un'occhiata furente. Di certo qui il problema non sono io, fuori c'è una temperatura pari a meno due gradi e lui se ne sta in felpa e pantaloncini. Ridicolo.
-Che vuoi? Sto uscendo.-
M'immergo nel cardigan oversize e ne godo del tepore mentre infilo la chiave nella toppa.
-E dove vai? Ti serve un'aspirina?-
Mi volto di scatto, in tempo per notare che sta bazzicando nel pianerottolo con un guinzaglio tra le dita.
Ci squadriamo l'un l'altro con aria circospetta e a lui non sembrano sfuggire i dettagli che compongono il mio ritratto. I suoi occhi stretti si posano dapprima sul fazzoletto che stringo in mano, poi passano dal mio naso arrossato alle mie palpebre rigonfie.
-Ho il raffreddore.- mi giustifico frettolosamente.
Lui aggrotta le sopracciglia, non convinto della mia risposta.
- E il ragazzo ti ha mollata.- aggiunge con una scrollata di spalle.
-Okay sì, mi ha lasciata.-
Lancio gli occhi al soffitto, mentre un broncio sofferto insiste nel voler far capolino sul mio viso.
-Ma il problema adesso è un altro. Ho chiamato l'assistenza, a quanto pare alle nove di domenica sera non risponde nessuno.-
Mi stringo nel maglione, provando a scaldarmi di più.
-Quindi ti si è davvero rotto il boiler?-
-Non funziona da questa mattina, mattina che è incominciata con una bella doccia fredda. Cosa che ora non ho nessuna intenzione di ripetere. Non c'è acqua calda, mi tocca guidare fino all'altra parte di Londra per andare dai miei.- sbuffo, irritata dal dover ripetere ad alta voce le mie disavventure.
-Scherzi? Hai visto che bufera c'è fuori?- incalza lui a quel punto, dandosi una passata di mano tra i capelli lievemente umidi di nevischio.
- E tu sei uscito così?-
Il ragazzo sogghigna, forse compiaciuto del fatto che io abbia notato la sua tenuta sportiva e i suoi muscoli in bella vista.
-Bufera di neve o no, Spike va portato fuori- indica il cagnolino che ogni tanto sbuca dietro alle sue gambe lunghe.
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BADLANDS II
Roman pour Adolescents➡️ Storia in corso ▶️ Sequel di Badlands 🦋🦋🦋 Questa storia contiene scene esplicite ed il linguaggio non è adatto a tutti 🔞 Non è mia intenzione incitare a questi atteggiamenti, è solo una stupida storia. È consigliata la lettura ad un pubblico...