Prologo

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«Ell, ti dobbiamo dire una cosa importante!» esclamò mia madre con accanto mio padre.
Lei -Maya James- aveva i capelli castani come i miei, e gli occhi verdi, l'opposto dei miei, perché io li avevo neri. Portava addosso un vestito nero che le arrivava poco più sotto delle ginocchia e calzava i tacchi rossi che mio padre le aveva regalato per il compleanno dei suoi 43 anni. Al collo aveva una collana sottile argentata e indossava dei orecchini, a cerchio, grandi. Il suo trucco era molto leggero; un po' di rossetto rosso e un filo di mascara, fondotinta e correttore zero. Lei era perfetta così.
Squadrando mio padre -Mark James- invece, lui era come uno di quei modelli che facevano sempre quelle pubblicità sportive; aveva i cappelli neri e scompigliati, gli occhi neri come i miei, e la barba corta.
Era alto circa 1,90 e al momento portava un pantalone di tuta nero della Nike e una maglietta bianca che gli metteva in risalto i suoi pettorali e le braccia grosse che fuoriuscivano le vene.
Potrei dire che loro due sono l'opposto dell'altro; lei elegante e lui sportivo, ma si amano come se non ci fosse un domani. La loro storia è una storia d'amore come quella scritta nei libri romantici, e tutti gli invidiano solo perché vorrebbero averla come la loro.

«mamma mi metti ansia, che cosa devi dirmi di così importante?» dissi sorridendo, facendo qualche passo verso di loro.
«beh ecco...» mio padre parlò con un espressione un po' timida. Mi stavano mettendo ansia, perché d'un tratto i loro sguardi divennero tristi. Ma dopo qualche istante si guardarono a vicenda e nei loro visi scoppiò un sorriso gigantesco.
«ti hanno presa nella Los Angeles Women's Volleyball!» gridarono felici, e poi si buttarono sopra di me e mi abbracciarono salterellando sul posto.
Cosa? Avevo sentito sicuramente male.
«impossibile» ancora dovevo realizzare ciò che i miei mi avevano appena detto...
«invece è possibile Ell» aggiunse mio padre, prendendomi il viso fra le sue mani e guardandomi negli occhi sorridendo.
Ero così felice che ancora non ci credevo, pensavo che non mi accettavano, pensavo che il provino era fallito dato che lo avevo fatto due mesi fa.

«Ti ha scelta lui» sentì dire.
Forse avevo sentito male, forse era solo la mia immaginazione quella frase, ma lasciai perdere e non feci alcuna domanda e abbracciai fortemente entrambi.

"Ell, c'è un'altra cosa che ti dobbiamo dire..." aggiunse mio padre. Mi staccai un pò da loro per poter squadrare meglio i loro visi, e gli guardai un pò sospettosa.
Mia madre notò il mio sguardo confuso e poi diede un'occhiata a mio padre e capì di cosa si trattava.     «Tuo padre intende che ci dobbiamo trasferire a Los Angeles, anche per motivi di lavoro, non solo per la Pallavolo» aggiunse mia madre con un sorriso stampato sulle labbra.
«va bene, l'importante è che non è solo per il mio motivo» dissi io con sincerità.

Il mio più grande sogno si stava avverando, era come un sogno dentro ad un altro sogno, avevo paura che fosse uno scherzo della mia immaginazione, ma no, era la realtà, la realtà che finalmente mi aveva considerata dandomi un pezzo della vita che desideravo fin da sempre.

Ichi go ichi eDove le storie prendono vita. Scoprilo ora