8. «Ovunque sarai.»

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Quarantotto erano le ore passate da quando io e Taehyung avevamo trascorso la nostra notte in spiaggia, illuminati dal bagliore della luna e avvolti da una calda coperta che, però, non era risultata tanto calda quanto le nostre braccia; due giorni...

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Quarantotto erano le ore passate da quando io e Taehyung avevamo trascorso la nostra notte in spiaggia, illuminati dal bagliore della luna e avvolti da una calda coperta che, però, non era risultata tanto calda quanto le nostre braccia; due giorni che avevamo trascorso facendo tutto ciò che più ci piaceva. Io avevo chiesto a Jimin di coprirmi al lavoro quei due giorni e Taehyung non aveva aperto nessun libro universitario; per quelle quarantott'ore c'eravamo stati solo io e lui, i film sul divano, una vaschetta di gelato mandorla e pistacchio, tanti biscotti e tante, tantissime coccole.

Coccole e baci ovunque, in ogni angolo della casa, in ogni momento libero: fra un'attività e l'altra, baci mentre Tae si alzava per andare in bagno, mentre entrava nella doccia o si pettinava; coccole mentre tagliavamo le verdure per la cena o impanavamo delle fettine di carne. L'altro giorno c'eravamo ritrovati a fare l'amore sul tavolo della cucina solo perché Taehyung aveva paura di scordarsi le mie forme e, ovviamente, non ci avevo provato nemmeno a dirgli che non se la sarebbe scordate e non perché fossi io, ma perché fosse effettivamente sensato come discorso; ma avevo preferito comunque aiutare la sua memoria a rimembrare ogni dettaglio di me.

La mattina della partenza ci svegliammo di buonora, Taehyung preparò la sua valigia e la controllò due volte per essere sicuro di avere tutto quanto con sé, non che sarebbe stato un problema irreparabile scordarsi qualcosa a casa mia, ma era comunque meglio per lui non essersi dimenticato nulla di essenziale.

«Hai tutto, Tae?» chiesi sistemando i cuscini ordinatamente sul letto mentre lui chiudeva la zip del borsone.

«Credo di sì, al massimo mi ridai quello che scordo qua; anche se son sicuro di essermi dimenticato qualcosa. Anzi, ne sono già certo già!» disse con la consapevolezza di chi, effettivamente, stava scordando qualcosa di proposito.

«Cosa non hai preso, Tae?»

«Te, Jungkookie...» sentii la sua mano avvolgermi il polso e farmi piroettare fin davanti a lui. Era così bello, splendente; la sua pelle ambrata rifletteva la luce del sole che filtrava dalle persiane della mia stanza, la camicia in lino color verde salvia risaltava alla perfezione la sua carnagione color miele e gli occhi dalle tonalità nocciola.

I miei occhi vennero catturati dal distendersi delle sue labbra in un sorriso che via via diede modo ai suoi denti di fare capolino fra di esse e io, subito, lo baciai. Lo baciai per un'infinità di ragioni che andavano oltre al mero desiderio di farlo. Lo feci perché Taehyung era lì davanti a me e non lo sarebbe più stato per un po', perché era bellissimo, perché era il mio ragazzo e definirlo con quel termine era stata una delle cose più belle che mai mi fosse capitata.

Kim Taehyung, il mio primo ragazzo, il mio primo e unico ragazzo. Lo baciai con una dolcezza e una passione sconfinate; le mie mani si avvolsero attorno alla sua vita, tenendolo stretto a me, mentre le sue furono veloci dietro le mie spalle, sfiorandone i punti migliori con i polpastrelli «Sono sempre con te, Tae. Non importa più dove...»

Conclusi i baci, prendemmo la mia auto per dirigerci in stazione a Busan e controllare il binario per il treno in direzione Sokcho-si e fu così che ci trovammo a fissarci sulla banchina del treno, timidi e spaesati come se nessuno dei due fosse realmente pronto a salutarsi. Taehyung aveva deciso che non sarebbe salito su quel treno fino all'ultima chiamata e, se lo avesse perso, se ne sarebbe fatto sicuramente una ragione. Avevo provato a farlo desistere da quel pensiero spiegandogli che ci fosse un motivo per cui doveva tornare a casa, ma aveva deciso di continuare imperterrito per la sua strada.

«Il treno delle ore 10.47 in direzione Sokcho-si partirà dal binario 12, preghiamo i gentili passeggeri di prendere posto per il controllo dei biglietti.»

«Credo sia il momento Jungkook...» disse in un sussurro, come se avesse avuto paura ad affrontare quella parte della mattinata «Ci vediamo fra tre settimane, okay? Possiamo farcela! Perché non dovremmo?!» potevo vedere i suoi occhi trattenere delle lacrime e il suo tono di voce mi era parso più alla ricerca di conferme che rassicurante come voleva apparire.

«Ce la faremo, Tae... lo hai detto tu, perché non dovremmo?» annuii col capo sorridendo, cercando di infondergli un briciolo di tranquillità. Le sue mani erano gelide fra le mie, come se stesse sudando freddo.

«Perché tre settimane sono tre settimane. Sono tanti giorni senza vederci, tanti giorni che saranno bui e sempre uguali. Tanti giorni in cui dovremo fare cose da soli, cose che avremmo preferito fare in compagnia...».

L'idea iniziale era, infatti, quella di vederci il fine settimana successivo, ma poi Taehyung si era ricordato dei due esami che avrebbe dovuto dare e per cui gli sarebbero servite due settimane, e, in quella successiva, avrei dovuto dare io un esame; quindi, tutto era slittato alla terza settimana.

«Lo so che sono tante le settimane, ma quando ci vedremo sarà tutto emozionante e magico! Guarda cosa è successo la prima volta che ci siamo visti dopo quindici anni...» mi avvicinai al suo orecchio per farlo svagare un po' «Il miglior sesso della mia vita.» difatti rise, poggiando la fronte sulla mia spalla.

«Ti amo Jungkook, grazie di essere venuto a quel matrimonio e grazie a quella palla al piede di ragazza che avevi con te, perché senza di lei non avresti mai avuto bisogno di un bicchiere di vino per sopravvivere!»

«Ti amo Taehyung, non sai nemmeno quanto.»

«Ultima chiamata per il treno in direzione Sokcho-si.» l'interfono ci interruppe bruscamente.

«Allora vado, Koo...» sospirò catturando la mia mano con due dita.

«Ehi, sarò sempre qui ad aspettarti fra tre settimane. Andranno veloci, okay? Ci scriveremo subito, ci chiameremo e ci addormenteremo in videochiamata come se fossimo assieme. Non cambierà nulla fra tre settimane, se non che ti amerò sicuramente di più!»

«Nulla, nulla? Sempre assieme noi due?»

«Sempre assieme anche quando non potrai fisicamente vedermi e, quando ti mancherò troppo, guarda il tuo bracciale e pensami.»

Il nostro bracciale. Taehyung mi aveva regalato un bracciale fatto da lui con dei fili di rame intrecciati e una pietra verde attorno a cui ruotavano armoniosi; mentre lui, lo aveva uguale, ma la pietra era viola. Era convinto che quei due colori fossero i nostri.

«Allora vado...»  sussurrò poco convinto.

«Ci vediamo fra tre sabati amore mio.»

«Ti scrivo fra un secondo, okay?»

«Ti aspetto Tae, ti aspetto ovunque.»

E fra mille promesse, mille baci e scambi di sguardi ci salutammo per quel lasso di tempo che ai nostri corpi sarebbe apparso come infinito, ma ai nostri cuori sarebbe risultato totalmente inesistente, perché l'amore che provavo per Taehyung era così tanto grande che nessuna distanza, né fisica, né temporale, lo avrebbe mai scalfito.








Ringraziamenti

Siamo arrivati anche alla fine di Bibilly Hills che è sempre stata il mio piccolo escape place.

Questa storia era nata come One shot per un concorso ma poi la trama si è pian piano evoluta nella mia testa e quello che avete letto è tutto ciò che ne è uscito <3

Ci tengo a ringraziare con tutto il mio cuore Sukhpreet, non solo per essere la mia sostenitrice numero uno ma anche per essere una delle persone più belle che la vita avesse mai potuto mettere sul mio cammino.

Grazie a Francesca per l'aiuto incredebile che mi ha dato e per il quale, ancora per un po', non potrò dire molto <3 ma grazie per essere stata il mio angelo costude nella revisione completa di questa storia quando ho deciso di riprenderla in mano seriamente.

Da bibilly hills - per ora - è tutto <3 Ci vediamo prestissimo.

-Marti-

Bibilly Hills || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora