Traitor Of Cintra. {The Witcher}

4. {La verità}

Yvanna non dormì quella notte, non toccò nemmeno una briciola del cibo che le era stato portato, aveva guardato il vassoio e storto il naso, infastidita dalla sola idea di toccare del cibo preparato da un qualche Nilfgaardiano.
Fissava il soffitto della tenda, una donna era stata incaricata di sorvegliarla da dentro la tenda e toglierle le manette, tutti si aspettavano che avrebbe dato di matto, ma non fu così.
Rimase sdraiata nel letto, ferma nella stessa posizione per ore ed ore, continuando a pensare.
Si sentiva stupida, avrebbe potuto evitare tutto quello, se solo si fosse impegnata e fosse stata un minimo più attenta.
Solo più tardi girò il viso, dando una fugace occhiata alla donna che si era inconsciamente appisolata sulla poltrona sulla quale era seduta per controllare Yvanna.
Le si illuminarono gli occhi, pensò di avere una fortuna pazzesca.
Si alzò in piedi, facendo attenzione a non fare alcun rumore. Prese di fretta il mantello, posandoselo sulle spalle e coprendo la testa in modo da non essere riconosciuta una volta fuori.
Guardò un ultima volta la donna, che non sembrava essersi accorta di niente, quindi, iniziò a camminare verso l'uscita della tenda, senza guardarsi più indietro, nemmeno una volta per controllare che la donna stesse effettivamente dormendo.
Aprì subito la tenda, piano, cercando di fare meno rumore e movimento possibile, ma non appena mise piede fuori dalla tenda, due spade coperte dalle fodere le intralciarono il passaggio.

<<Eh no, principessa...>>

Disse una delle due guardie, il più alto, con gli occhi chiari e i capelli biondi legati in una coda bassa.
Egli scosse la testa, spingendola nuovamente dentro con la mano libera.
Yvanna indietreggiò con due saltelli, per poi farsi cadere il cappuccio sulle spalle.

<<E dai, vi posso dare una ricompensa...tremila Oren, vi bastano?>>

Disse la principessa, iniziando a cercare freneticamente nelle tasche del mantello, accorgendosi solo dopo averle rovesciate una per una, che i tremila Oren, e qualche altro soldo, erano stati rubati.
Aguzzò lo sguardo, alzando la testa verso le due guardie che la guardavano dall'esterno della tenda.
Il più basso dei due, il moro questa volta, scosse la testa, per poi guardare a Est, indicando il sole che aveva iniziato a sorgere da poche ore con la mano coperta dal guanto nero.

<<Il comandante verrà presto da te, non preoccuparti principessa.>>

Disse lui, Yvanna si chiese se per gli uomini fosse così divertente prendersi gioco di lei e trattarla come se fosse inferiore, era una cosa che odiava con tutta se stessa, lo facevamo tutti quanti anche a Cintra, ma li, era abbastanza potente da potersi lamentare, dopotutto faceva parte della famiglia reale e nessuno poteva permettersi di trattare la figlia della regina Calanthe in quel modo, ma non chiedeva a nessuno di proteggerla, lo sapeva fare da sola e ci teneva a specificarlo, sempre.
Le due guardie continuavano a fissarla, lei non si era ancora seduta e sembrava non avere intenzione di arrendersi alla prima difficoltà.
Yvanna aggrottò le sopracciglia e fece due le ti passi in avanti, sembrava calcolare la distanza da qualcosa, o meglio, qualcuno.
Sorrise lievemente, stava indubbiamente tramando qualcosa.
Fece un altro passo, questa volta più deciso, per poi lanciarsi come un felino in agguato.
Fece una capriola, rotolando in mezzo alle gambe delle guardie, riuscendo così ad uscire dalla tenda.
I due rimasero per qualche secondo fermi, non metabolizzato no subito cosa era appena successo, la quando lo fecero, fortunatamente Yvanna non era abbastanza in forma dall'anestetico, e non era troppo veloce.
Si misero a correre, inseguendola ed urlando a tutti di prenderla, prima che sia troppo tardi.

<<Comandante!>>

Urlò il biondo, notando Cahir in lontananza.
Il comandante guardò nella direzione della voce, notando prima di ogni cosa Yvanna che sfrecciava via.
Cahir rimase un attimo perplesso, poi, iniziò ad avanzare verso lei che correva.
Quando la vide cambiare direzione, iniziò a correre verso di lei, riuscendo ad acchiapparla per un braccio.