Capitano

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Il tempo passava lento rinchiuso in quel catino poco profondo e dall'acqua putrida e più passava e più Izuku era convinto che il pirata non fosse il suo vero amore tornato a ricambiare il loro amore, gli sembrava solo un bruto dai modi rozzi e l'atteggiamento meschino, con lo stesso aspetto dell'uomo che aveva amato.

Nel frattempo il capitano aveva provato ad instaurare una conversazione con la sirena che però lo ignorava andandosi a rintanare sul fondo del catino con la speranza di morire in mezzo al putrido che vi si stava formando dentro.

Ma alla fine, quella sistemazione provvisoria venne sostituita da un vero e proprio acquario, abbastanza grande da farlo persino nuotare avanti e indietro, l'unico problema fu che le pareti fossero di vetro e il suo nascondiglio per non farsi vedere dal pirata era sparito con esse.

Izuku ogni istante che passava su quella nave che si muoveva svelta sul mare, si sentiva sempre più avvilito e debole, il tutto dovuto all'allontanamento dal suo scrigno e dal suo cuore che batteva ancora in fondo agli abissi dove lo aveva lasciato.

Solo con di nuovo lui al suo fianco si sarebbe sentito bene, ma non poteva chiedere al biondo di lasciarlo andare per recuperarlo, non glielo avrebbe mai permesso e a ragione, perché una volta ritornato in acqua la bella divinità non avrebbe mai più mosso pinna per tornare in superficie alla ricerca del suo amato, ogni speranza morta con l'arrivo di quel capitano violento.

«Senti, se non mi vuoi parlare, bene, ma senza il mio permesso non lascerai mai questo posto.» gridò una sera il biondo dopo l'ennesimo tentativo di conversare con il dio.

«Non mi lascereste neanche se vi parlassi, quindi mi è inutile conversare con voi.» borbottò esausto Izuku spingendosi verso il fondo dell'acquario accoccolandosi su un masso posto in un angolo.

«Allora sai parlare.» disse il capitano con un sorriso strafottente, «Puoi chiamarmi Katsuki, se ti aggrada.» continuò sedendosi sul bordo del letto non staccando mai lo sguardo da quello del pesciolino.

Gli occhi del dio si sgranarono a sentire quel nome che aveva chiamato nelle sue notti più dolorose, ma nascose subito la sua espressione al capitano, coprendosi il volto con la pinna.

"È proprio lui, allora. Per questo me lo ricordava così tanto? Ma come può essere lui? Con quel carattere così aggressivo. Il Katsuki che conoscevo io aveva sempre un sorriso pronto e una mano gentile su cui fare affidamento. Quest'uomo è violento e volgare. Di sicuro ci deve essere uno sbaglio." pensò esterrefatto sbirciando di tanto in tanto quel volto troppo familiare.

«Vuoi dirmi il tuo nome?» provò a chiedere Katsuki con un tono più pacato che fece voltare il dio.

«Izuku.» bisbigliò, ma la voce, nonostante venisse da dentro l'acqua, raggiunse le orecchie del biondo in modo chiaro.

Quel nome gli solleticò per un attimo la mente, ma non riuscendovi a trovare un collegamento, abbandonò l'idea di averlo già sentito.

«Bene, Izuku, se farai il bravo, potrei concederti delle libertà.» disse il biondo sollevandosi dal letto per avvicinarsi al vetro dell'acquario.

«Anche la mia di libertà?» chiese non voltandosi a guardarlo.

«Non esagerare. Tu sei mio e lo sarai fino alla fine dei tuoi giorni.» ringhiò posando una mano sul vetro in un tentativo di richiamare lo sguardo del verdino.

«Se mai la fine dei tuoi...io non morirò mai.» sibilò a denti stretti la bella divinità.

Izuku si voltò per lanciargli uno sguardo pieno di frustrazione e rassegnazione, sapeva perfettamente che lo avrebbe visto morire un giorno e sperava con tutto il cuore di non confondere mai il volto del suo vecchio amore, con quello del bruto che aveva dinanzi a sé.

Dopo quella conversazione il capitano lasciò la sua cabina con Izuku al suo interno intento a tormentarsi l'anima.

Sentiva il cuore dolore anche a quella distanza, come se non essendo più nel suo petto potesse morire veramente.

Così una sera dopo giorni in cui non aveva più rivolto parola al pirata, la bella divinità gli porse quella domanda che non poteva più aspettare.

«Ti ricordi dove mi avete catturato?» domandò il verdino con sguardo basso non incrociando mai i suoi occhi.

«Dipende...Perché questa domanda?» chiese a sua volta il biondo con un leggero sorriso a incurvagli le labbra.

«Io parlerò con te se torneremo là e andrai a prendere una cosa per me sul fondo del mare.» disse abbracciandosi il corpo in cerca di un sostegno che poteva ricevere solo da sé stesso.

«Va bene, cosa dobbiamo prendere?»

«Un forziere.» rispose sollevando lo sguardo e riservando al mortale uno sguardo carico come un tempo di tutto il suo potere divino.

Katsuki si ritrovò a deglutire sonoramente intimorito da quegli occhi così profondi che più di una volta si era ritrovato a pensare, come se fossero collegati ad un ricordo che non riusciva a collegare.

Ritrovando il suo solito contegno fece un sorriso beffardo alla sirena a cui annuì contento.

La bella divinità che venne maledettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora