Chapter One

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Il Bronx...Wow una cittadina meravigliosa,molti scapperebbero al suono di questa parola,BRONX,BRONX,BRONX...eppure io mi chiedo cosa abbia di strano,insomma,si,è uno dei quartieri più malfamati dell'intero universo, vengono uccise più persone qui che in altre città, ma è davvero solo questo? No,il Bronx è una città che ha una storia alle sue spalle, ha delle origini e sebbene l'abbiano portata ad essere ciò che è adesso,perché condannare tutta la massa, si va bene,la maggior parte spaccia e commette degli stupri, ma l'altra parte viene presa in considerazione?La gente che vive bene, agiata e privilegiata, pensa a come possa sentirsi quel terzo di popolazione discriminato da tutti,quello che vorrebbe cambiare vita,quello pronto ad andare via,trasferirsi ed iniziare una vera vita? No,a nessuno importa di noi,i ragazzi del Bronx...già i più pericolosi d'America dicono...ed è vero,loro ci hanno portato a rinunciare a tutto,ai nostri sogni, alle nostre speranze,in questa città non c'è spazio per le illusioni e le delusioni e si cerca di vivere alla giornata. La gente qui ti osserva,sa cosa fai e dove vai,non potresti mai sfuggire a niente e nessuno perché ti rintraccerebbero e saprebbero dove ti nascondi,tutti ti conoscono sanno il tuo nome,da dove vieni e la tua storia e a volte ti trovi delle persone con cui puoi confrontarti o semplicemente divertirti,riesci a viverti la vita fregandotene dei veri problemi che ti circondano,riesci a fregartene degli omicidi,degli stupri in mezzo la strada ancora con il sole alto nel cielo, riesci a dimenticare il nome del ragazzo o della ragazza che ti sei fatto un minuto prima e l'altro che ti farai l'ora dopo,qui si vive la vita come viene, pensando solo al presente e mai al futuro...ogni giorno i più piccoli subiscono violenze dai più grandi,i ragazzi invece si dedicano alla droga,al traffico di cocaina,al bere e al divertirsi...Si questo è il Bronx,la città che tutti temono,la città dei miserabili,dei pezzenti e dei delinquenti,la città che i figli di papà hanno etichettato in questo modo e noi da anni a questa parte,convivendo con questa realtà,abbiamo costruito delle mura capaci di proteggerci e,allo stesso tempo,capaci di autodistruggerci,diventando violenti nei confronti dei deboli e aggressivi con chi è come noi,spinti dall'adrenalina,dalla droga,dal sesso e dagli alcolici...Si ragazzi miei...QUESTO E' IL BRONX,QUESTA E' LA NOSTRA CITTA'.

Megan: -uscii da casa senza salutare quell'essere,quell'emerito fallito,un orco oserei dire,senza cuore e senza un briciolo di maturità che,come ogni santissima mattina,ritrovai sdraiato sul pavimento dell'ingresso con attorno a sé le solite bottiglie semivuote di alcol e robe varie,ingerite esclusivamente per un capriccio,un fottuto e sbagliatissimo capriccio infantile ed immaturo con cui io passivamente devo fare i conti e con cui convivo da ormai diciotto anni e a cui sfortunatamente sono abituata,diventando così una sorta di contagiata,un ennesimo burattino della società odierna. Non mi guardai neppure per un attimo indietro e senza pensare oltre mi incamminai verso le solite strade della mia città incontrando tanta gente di cui ormai la loro storia la conoscevo meglio delle mie stesse tasche. Qui si conoscono tutti e tutti conoscono te,non puoi sfuggire agli occhi delle persone che ti circondano e se solo ti passasse per la testa una cosa del genere beh,sei solamente un grandissimo stupido- Ehi Big Daddy... -sorrisi all'abnorme omone di origini cubane,che fece lo stesso. Big Daddy era il proprietario del mio locale preferito,lì con il resto della mia gang passavo la maggior parte del tempo,soprattutto dopo la mezzanotte in cui molto spesso,se non sempre,tutti eravamo già fatti e strafatti. Era una sorta di padre per la maggior parte dei ragazzi qui in città,ti dava da bere,ti faceva divertire ma se la situazione diventava ingestibile o stava per degenerare,era il primo a farti riprendere almeno un briciolo di lucidità e a non farti uscire dal locale non prima di aver ripreso i sensi,ecco perché erano già diverse settimane,se non mesi,che il resto della mia gang non andava più nel suo bar,ma io,nonostante non avessi una vita sociale molto disparata,mi rifugiavo quasi ogni giorno nel suo locale e sebbene non parlassi molto con lui,riuscivo a sfogarmi liberamente. Big Daddy per me non era solo un amico ma era molto di più,era come un padre,riusciva a farmi sorridere anche quando avrei preferito morire,esausta della vita che facevo. Io Megan Clark un altro dei tanti burattini della società odierna,una ragazza che è stata costretta a crescere in fretta come il resto delle sue coetanee,una ragazza di diciotto anni incapace di lottare per la propria dignità,troppo impaurita delle conseguenze che potrebbe patire. Adesso mi ritrovavo a passeggiare per le vie del mie quartiere,Melrose,diretta verso quel "carcere" che la gente comune chiama scuola. Guardandomi intorno mi ritrovai a fissare felice quei gruppi di bambini che,come ogni mattina,si divertivano a correre e ballare per le strade,facendo quello che più gli piaceva senza che nessuno rovinasse i loro momenti di pura felicità ed innocenza che ancora conservavano nel loro cuore. Sfortunatamente,quando arrivava la fine delle lezioni per le scuole superiori,molti di loro venivano riportati verso casa in modo da evitare quella "fascia oraria" dove cominciavano ad apparire gli aspetti della città che la rendevano proprio un inferno. Spaccio di droga,risse,gare clandestine e se la situazione si metteva proprio male,a volte,scappava anche il morto. Quelle urla così gioiose dei bambini che dominavano le strade del Bronx,quando il sole era ancora alto nel cielo,si tramutavano improvvisamente in vere e proprie grida d'aiuto e di disperazione,trasformando quella che all'apparenza poteva sembrare una tranquilla cittadina d'America in una vera e propria terra dominata dalle tenebre-

The Jesus Of SuburbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora