Chapter Seven

106 4 14
                                    


Megan: - Nel tardo pomeriggio il sole  cominciava a calare tingendo il cielo di sfumature rosa e viola.

In quella camera vigeva il silenzio, a volte interrotto dall' echeggiante rumore che provocavano le ante di  una finestra contro il muro.
Di raro le tende venivano sospinte  dal vento con fare quasi sensuale lasciando spazio ad una scia di  foglie autunnali che si posavano delicate sul parquet lucido della  camera, si riusciva a udire il suo brusio che, con audacia ed  eleganza, faceva irruzione su un tappeto di foglie secche.
Il  cielo diveniva sempre più cupo, tutta l'atmosfera stava divenendo  sempre più furiosa; il vento aumentava, i rami degli alberi  all'esterno prendevano avidamente la forma di lunghe braccia magre e  consumate che si muovevano velocemente in un atto malvagio e  intimidatorio sul parquet.

Quando decisi di mettermi seduta sul  grande letto matrimoniale mi bloccai di colpo poichè dei lunghi  brividi di freddo salirono lungo la mia spina dorsale bloccandomi il  respiro, non appena le coperte mi caddero sui fianchi.

Iniziai a tremare e dedussi che la  causa era dovuta all'unico capo che stavo indossando, una lunga  canottiera di basket fin troppo grande mi cadeva leggera sulla pelle  lasciando scoperto gran parte del petto, nonostante ciò non potei  soffocare irrefrenabile tentazione di avvicinare il tessuto ruvido  sul naso per potervi sentire l'odore.

Era come se improvvisamente mi fossi  catapultata in un luogo completamente differente a quello dove mi  trovavo, sentii una ventata d'aria fresca inebriarmi i sensi, come semi fossi ritrovata all'istante sulla cima di una montagna innevata,un luogo completamente deserto dove la mia coscienza era stata  spietatamente avvolta da un'ondata di freschezza e da un velo  percettibile di tabacco.
A chi apparteneva questa canottiera e  perché l'avevo addosso? In che stanza mi trovavo e chi mi aveva  portata fin qui?! Cosa era successo e perché non ricordavo  assolutamente nulla?!
Il flusso di pensieri mi travolse  mandandomi nel panico, gli occhi schizzarono da un punto all'altro,le mani strinsero furiosamente i lunghi capelli bianchi, il cuore  iniziò a danzare, la testa ad urlare e il corpo a tremare, sentii  ogni suono amplificato, sentii il vento parlarmi una lingua  demoniaca, i rami sul pavimento chiamarmi, acchiapparmi, rincorrermi  sul letto! Di getto mi buttai per terra, inciampando sulle lenzuola  stesse, urlando con la paura riflessa sul volto.
Strisciai sul  parquet con la poca forza che mi era rimasta sulle braccia cercando  di raggiungere le tende della finestra che volevo disperatamente  chiudere, il tutto tenendo la testa bassa come farebbe un'anima  tormentata dal suo stesso inferno e ad occhi chiusi per colpa della   sua stessa codardia. Impeto, Furia, Violenza, Pazzia, quella stanza  si era trasformata in qualcosa di mostruoso! Nell'attimo in cui  raggiunsi le tende, con un gesto quasi disperato, le afferrai  decidendo così di rialzarmi, di riprendermi sebbene ancora non  avessi trovato la forza per riaprire gli occhi, ma bastò pochissimo  per trovarla.
Un'ondata impetuosa di corrente mi lasciò senza  fiato davanti al davanzale della finestra e mentre le tende mi  ondeggiavano aggressivamente ai lati, i miei occhi finalmente furono  liberi di aprirsi di fronte all inferno di cui facevano parte. Di  colpo ogni cosa mi fu più chiara e ad ogni lampo che squarciava il  cielo quella notte, un ricordo in più si mostrava crudelmente nella mia mente.

Lentamente sentii le dita gelide  risalire sulle cosce, delinearmi i solchi sui fianchi, scavare  con audacia sul ventre, sfiorare le costole magre con la stessa  delicatezza che utilizzerebbe una musicista con le corde della sua  arpa.


Le dita affusolate scivolarono sulla  pelle ricoperta da un manto di brividi, continuarono a farmi male,continuarono ad aiutarmi a rimembrare ogni gesto, continuarono a  lasciare la loro scia gelida fin quando non le sentii cingermi il  collo e a quel punto gli occhi si chiusero dolorosamente e le labbra  si schiusero lasciando spazio ad un lamento soffocato, un nodo alla  gola troppo stretto per poterlo sciogliere- Non ce la faccio  più...non posso più sopportare tutto questo...mamma dimmi tu cosa  fare... - il primo pianto di una bimba mi colmò il cuore, il ricordo  di una madre troppo stanca per continuare a lottare, il sollievo nel  lasciarsi andare...-  Anche per me è arrivato il momento di lasciarmi  andare...sono stanca di lottare per questo mondo  -di colpo riaprii  gli occhi e con dei movimenti cauti cercai di salire sul davanzale  della finestra fradicia mentre la pioggia mi bagnava il corpo  impetuosa. Mi aggrappai alla sua cornice tenendo gli occhi fissi  nelle tenebre di quella notte, ogni cellula la sentii tremare e le  ciglia lunghe sbattere ripetutamente mentre l'acqua mi offuscava la  vista, non potevo scegliere giorno migliore per morire. Il vento  portò via le lacrime e con esse anche quel peso al petto, ma ancora  qualcosa mi attanagliava il cuore...urla, urla di rabbia. E così nel  completo caos di quella notte le mie urla si mescolarono ai rombi  inferociti della tempesta- Portami via con te mamma...dammi l'ultima  chance per poter essere felice... -le mie mani, che stringevano  saldamente il legno vecchio ai mie lati, iniziarono a farsi più  deboli e la presa inizio ad allentare, il tutto mentre il busto si  abbandonava in avanti- Perdonami... "NO!" -un attimo, ci  volle solo un attimo e con una forza disumana mi sentii strappare e  scaraventata sul pavimento grondante d'acqua di quella camera da  letto. Il colpo mi aveva fatto sbattere la testa contro un qualcosa  di duro, ma ero sicura non fosse il parquet, perché niente in quella  stanza era così caldo e rassicurante, niente. Con il respiro ancora  affannoso e il volto bagnato alzai lo sguardo verso il ragazzo che mi  aveva appena salvata- Non dovevi farlo...-riuscii a dire tra un  singhiozzo e l'altro- "Non te l'avrei lasciato fare" Perché? "I tuoi occhi" C-cosa? "I tuoi occhi,non avrei mai sopportato l'idea di non rivedere mai più i tuoi  occhi"  






Beh

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Beh...*tirano su con il naso* questa fotografia è il succo di tutto il capitolo PRATICAMENDEH! 


Questo esemplare di procione è stato ritrovato a Palermo il TRENTA di FEBBRAIO del 2069. 

L'essere inguardabile si dice venga chiamato MARIA...e non come MARIA SS. (o come cazzo se scrive) ma proprio...MARIAH. 
Si racconta che lo scatto sia avvenuto subito dopo il debutto di GIGI D'ALESSIO, per immortale appunto il dolore sul volto dello sgorbio CIOE' della ragazza.
CmQ AdEsSo ScRivIaMo CoMe Fa ZaYn. 
SiAmO vErAmEnTe EmOzIoNaTe pEr QueStO pReMiO
(?)

No ok basta,  c' è venuta l'ebola a forza di scrivere così LOL 
BIDDAZZI E BIDDAZZE, PUPOTTI E PUPOTTE
Speriamo vivamente che questo capitolo sia di vostro gradimento, stiamo già scrivendo il continuo che...*tirano su con il naso* DICIAMO E' UN PO'...UN PO'...FORTEH

Boh che dirvi di più, speriamo che il capitolo piaccia e che vi convinca ancor di più! FATECCCCCCE SAPE' CHE VE NE PARE, anche perché i vostri commenti sono essenziali per capire se facciamo seriamente CAGAREH!CIA' CIA' DA MARIU' E DA LIZ

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Boh che dirvi di più, speriamo che il capitolo piaccia e che vi convinca ancor di più! FATECCCCCCE SAPE' CHE VE NE PARE, anche perché i vostri commenti sono essenziali per capire se facciamo seriamente CAGAREH!



CIA' CIA' DA MARIU' E DA LIZ

The Jesus Of SuburbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora