Questo è il Bronx,la città che tutti temono,la città dei miserabili,dei pezzenti e dei delinquenti,la città che i figli di papà hanno etichettato in questo modo e noi da anni a questa parte,convivendo con questa realtà,abbiamo costruito delle mura c...
Megan: - Nel tardo pomeriggio il sole cominciava a calare tingendo il cielo di sfumature rosa e viola.
In quella camera vigeva il silenzio, a volte interrotto dall' echeggiante rumore che provocavano le ante di una finestra contro il muro. Di raro le tende venivano sospinte dal vento con fare quasi sensuale lasciando spazio ad una scia di foglie autunnali che si posavano delicate sul parquet lucido della camera, si riusciva a udire il suo brusio che, con audacia ed eleganza, faceva irruzione su un tappeto di foglie secche. Il cielo diveniva sempre più cupo, tutta l'atmosfera stava divenendo sempre più furiosa; il vento aumentava, i rami degli alberi all'esterno prendevano avidamente la forma di lunghe braccia magre e consumate che si muovevano velocemente in un atto malvagio e intimidatorio sul parquet.
Quando decisi di mettermi seduta sul grande letto matrimoniale mi bloccai di colpo poichè dei lunghi brividi di freddo salirono lungo la mia spina dorsale bloccandomi il respiro, non appena le coperte mi caddero sui fianchi.
Iniziai a tremare e dedussi che la causa era dovuta all'unico capo che stavo indossando, una lunga canottiera di basket fin troppo grande mi cadeva leggera sulla pelle lasciando scoperto gran parte del petto, nonostante ciò non potei soffocare irrefrenabile tentazione di avvicinare il tessuto ruvido sul naso per potervi sentire l'odore.
Era come se improvvisamente mi fossi catapultata in un luogo completamente differente a quello dove mi trovavo, sentii una ventata d'aria fresca inebriarmi i sensi, come semi fossi ritrovata all'istante sulla cima di una montagna innevata,un luogo completamente deserto dove la mia coscienza era stata spietatamente avvolta da un'ondata di freschezza e da un velo percettibile di tabacco. A chi apparteneva questa canottiera e perché l'avevo addosso? In che stanza mi trovavo e chi mi aveva portata fin qui?! Cosa era successo e perché non ricordavo assolutamente nulla?! Il flusso di pensieri mi travolse mandandomi nel panico, gli occhi schizzarono da un punto all'altro,le mani strinsero furiosamente i lunghi capelli bianchi, il cuore iniziò a danzare, la testa ad urlare e il corpo a tremare, sentii ogni suono amplificato, sentii il vento parlarmi una lingua demoniaca, i rami sul pavimento chiamarmi, acchiapparmi, rincorrermi sul letto! Di getto mi buttai per terra, inciampando sulle lenzuola stesse, urlando con la paura riflessa sul volto. Strisciai sul parquet con la poca forza che mi era rimasta sulle braccia cercando di raggiungere le tende della finestra che volevo disperatamente chiudere, il tutto tenendo la testa bassa come farebbe un'anima tormentata dal suo stesso inferno e ad occhi chiusi per colpa della sua stessa codardia. Impeto, Furia, Violenza, Pazzia, quella stanza si era trasformata in qualcosa di mostruoso! Nell'attimo in cui raggiunsi le tende, con un gesto quasi disperato, le afferrai decidendo così di rialzarmi, di riprendermi sebbene ancora non avessi trovato la forza per riaprire gli occhi, ma bastò pochissimo per trovarla. Un'ondata impetuosa di corrente mi lasciò senza fiato davanti al davanzale della finestra e mentre le tende mi ondeggiavano aggressivamente ai lati, i miei occhi finalmente furono liberi di aprirsi di fronte all inferno di cui facevano parte. Di colpo ogni cosa mi fu più chiara e ad ogni lampo che squarciava il cielo quella notte, un ricordo in più si mostrava crudelmente nella mia mente.
Lentamente sentii le dita gelide risalire sulle cosce, delinearmi i solchi sui fianchi, scavare con audacia sul ventre, sfiorare le costole magre con la stessa delicatezza che utilizzerebbe una musicista con le corde della sua arpa.
Le dita affusolate scivolarono sulla pelle ricoperta da un manto di brividi, continuarono a farmi male,continuarono ad aiutarmi a rimembrare ogni gesto, continuarono a lasciare la loro scia gelida fin quando non le sentii cingermi il collo e a quel punto gli occhi si chiusero dolorosamente e le labbra si schiusero lasciando spazio ad un lamento soffocato, un nodo alla gola troppo stretto per poterlo sciogliere- Non ce la faccio più...non posso più sopportare tutto questo...mamma dimmi tu cosa fare... - il primo pianto di una bimba mi colmò il cuore, il ricordo di una madre troppo stanca per continuare a lottare, il sollievo nel lasciarsi andare...- Anche per me è arrivato il momento di lasciarmi andare...sono stanca di lottare per questo mondo -di colpo riaprii gli occhi e con dei movimenti cauti cercai di salire sul davanzale della finestra fradicia mentre la pioggia mi bagnava il corpo impetuosa. Mi aggrappai alla sua cornice tenendo gli occhi fissi nelle tenebre di quella notte, ogni cellula la sentii tremare e le ciglia lunghe sbattere ripetutamente mentre l'acqua mi offuscava la vista, non potevo scegliere giorno migliore per morire. Il vento portò via le lacrime e con esse anche quel peso al petto, ma ancora qualcosa mi attanagliava il cuore...urla, urla di rabbia. E così nel completo caos di quella notte le mie urla si mescolarono ai rombi inferociti della tempesta- Portami via con te mamma...dammi l'ultima chance per poter essere felice... -le mie mani, che stringevano saldamente il legno vecchio ai mie lati, iniziarono a farsi più deboli e la presa inizio ad allentare, il tutto mentre il busto si abbandonava in avanti- Perdonami... "NO!" -un attimo, ci volle solo un attimo e con una forza disumana mi sentii strappare e scaraventata sul pavimento grondante d'acqua di quella camera da letto. Il colpo mi aveva fatto sbattere la testa contro un qualcosa di duro, ma ero sicura non fosse il parquet, perché niente in quella stanza era così caldo e rassicurante, niente. Con il respiro ancora affannoso e il volto bagnato alzai lo sguardo verso il ragazzo che mi aveva appena salvata- Non dovevi farlo...-riuscii a dire tra un singhiozzo e l'altro- "Non te l'avrei lasciato fare" Perché? "I tuoi occhi" C-cosa? "I tuoi occhi,non avrei mai sopportato l'idea di non rivedere mai più i tuoi occhi"
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Beh...*tirano su con il naso* questa fotografia è il succo di tutto il capitolo PRATICAMENDEH!
Questo esemplare di procione è stato ritrovato a Palermo il TRENTA di FEBBRAIO del 2069.
L'essere inguardabile si dice venga chiamato MARIA...e non come MARIA SS. (o come cazzo se scrive) ma proprio...MARIAH. Si racconta che lo scatto sia avvenuto subito dopo il debutto di GIGI D'ALESSIO, per immortale appunto il dolore sul volto dello sgorbio CIOE' della ragazza. CmQ AdEsSo ScRivIaMo CoMe Fa ZaYn. SiAmO vErAmEnTe EmOzIoNaTe pEr QueStO pReMiO (?)
No ok basta, c' è venuta l'ebola a forza di scrivere così LOL BIDDAZZI E BIDDAZZE, PUPOTTI E PUPOTTE Speriamo vivamente che questo capitolo sia di vostro gradimento, stiamo già scrivendo il continuo che...*tirano su con il naso* DICIAMO E' UN PO'...UN PO'...FORTEH.
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Boh che dirvi di più, speriamo che il capitolo piaccia e che vi convinca ancor di più! FATECCCCCCE SAPE' CHE VE NE PARE, anche perché i vostri commenti sono essenziali per capire se facciamo seriamente CAGAREH!