Chapter Four

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Si dice che una persona non ha realmente la più pallida idea di cosa sia la paura fin quando essa  non si ritrova a provarla, a sfuggirgli, ad urlargli contro pur di  ritrovare la pace. La paura è un emozione dominata dall'istinto,dall'impulso, che ha come obiettivo la sopravvivenza dell'uomo ad una  suffragata situazione di pericolo, la paura si stringe intorno al  nostro cuore soffocando il tempo delle speranze. Irrompe dentro i nostri cuori e ci annienta, ci divora, ci squarta lentamente e  dolorosamente facendoci annegare nel nostro stesso sangue di insicurezze e preoccupazioni, squarta ogni pezzo di carne fin quando non si ritrova soddisfatta nel vederci morire contorti dagli spasmi e percorsi da gocce d'acqua bollente sulla pelle incartapecorita mentre la nostra mente immagina di sentire le urla di demoni incattiviti. I battiti del cuore impazziscono, la sudorazione va a mille,l'adrenalina alle stelle, l'istinto incontrollabile di scappare, la difficoltà nel ragionare, il caldo, l'impazienza, la disperazione,il pianto, le urla, gli spasmi per terra, tutti sintomi ricollegabili alla paura. Eppure tutto accade per una ragione, per colpa dell'uomo che non riesce a controllare i suoi istinti, le sue debolezze, le sue insicurezze ma, infondo pensandoci, un uomo privo di timori, di paure, di ansie...non porterebbe a nessun tipo di divertimento,no?Gli uomini sono così presi dall'uccidersi a vicenda, dal colpirsi sul rispettivo tallone d'Achille che una simile devastazione potrebbe portare il genere umano alla disperazione, all'avvilimento più totale. Perciò, riassumendo è l'uomo, se ci pensiamo bene,l'artefice della propria paura, del proprio dolore e di conseguenza della propria sofferenza, è lui che si lascia trasportare negativamente da situazioni che apparentemente sono normalissime e che per lui invece vengono vissute con un profondo disagio. Lo possiamo definire come un perfetto sadico, masochista, un essere che preferisce soffrire lasciandosi intimidire dai suoi stessi simili. Quell'essere che potrebbe, o meglio, poteva, diventare padrone di se stesso è in realtà un burattino nelle mani di quell'entità misteriosa che è la vita in tutte le sue sfumature e di conseguenza,visto che non se ne può liberare, rimane prigioniero nella sua gabbia di sofferenze e timori...quegli stessi timori che lo porteranno a distruggersi e anche quella notte...la vera natura dell'uomo emerse, lasciandosi intimidire alla vista di quegli angeli sporchi di sanguePallidi lineamenti spigolosi emersero dal buio pesto della notte, divenendo lentamente infuocati dalle fiamme dei bidoni, come la più inquietante delle apparizioni.Sorrisi mossero appena le labbra sottili e la gente rimase allibita nel vedere quei movimenti oscillare per via del fuoco. Tanta era la concentrazione con la quale analizzavano ogni loro singolo passo sicuro e determinato che quasi non riuscirono a credere a ciò che stava accadendo, una schiera di soldati vestiti di pelle nera e catene d'acciaio stava lentamente avanzando verso il centro della pista da ballo, adesso circondata da una ventina di Harley Davidson ben accese. Su di esse vi era ancora qualcuno in sella, che per marcare il territorio si divertiva a dare gas provocando rombi assordanti e con i fari accesi accecava la vista di coloro che cercavano di distinguere i volti annebbiati. Sebbene non si riusciva a distinguere molto, una delle cose che non passarono inosservate erano gli occhi dei ragazzi al centro, occhi neri come la pece ancora  bollente, capaci di bruciare qualsiasi cosa raccontando in un istante, in un solo sguardo le libertà violate, le ingiustizie subite e le verità negate. L'innata eleganza di quei corpi avvolti dalle giacche di pelle, rese palese la loro imponenza facendo sentire il resto inutile, inferiore e i respiri di chi poco tempo prima si stava semplicemente divertendo, diventarono affannosi e irregolari. Quando risultò assolutamente difficile captare qualsiasi altro tipo di movimento, le luci vennero abbassate e a quel punto anche i volti vennero allo scoperto, rendendo tutto più chiaro.



Megan: -la leggera nebbia, che si era creata a causa delle moto sul terreno sabbioso, sembrò espandersi a discapito dell'oscurità notturna sempre più intensa, che secondo dopo secondo faceva calare, insieme ad essa, una brezza sempre più agghiacciante fra le anime di quel posto dove l'unico rumore che si riusciva a percepire era quello degli scarponi neri in pelle dei membri della famigerata banda di cui tanto si era discusso fino a quel momento. Sguardi intensi, cuori palpitanti, rumori bassi e vibranti, mani tremanti e un clima angustioso fra dei corpi infuocati. In qualsiasi direzione io mi voltassi vedevo davanti a meuna schiera di moto nere lucide susseguirsi fino a formare unsemicerchio, un lato era occupato da noi, l'altro invece da queibestioni. Vi erano tipi con i capelli di molteplici colori tenuti a bada da alcune bandane, ad alcuni erano visibili le sigarette fra le labbra e dietro le orecchie, mentre altri avevano lasciato i toraci scoperti dai pesanti gilet che lasciavano libera vista alla sfilza di tatuaggi che li macchiavano, beh un gruppo di tante facce raccomandabili in sostanza. Ma vi era anche chi sorrideva con strafottenza, chi squadrava dalla testa ai piedi ogni singolo individuo e chi aveva invece un ghigno stampato in faccia,probabilmente divertito nel vedere la paura negli occhi dei membri delle altre bande, ma l'unico che riuscì in qualche modo a distinguersi fra l'ammasso di ragazzi e a stare un passo più avanti rispetto a loro, era un certo biondino, un tipo dall'aria strafottente ma allo stesso tempo ben misurata, più simile ad un angelo piuttosto che ad un demone. Occhi paragonabili al blu dell'oceano, fisico da urlo e probabilmente svariate capacità di persuasione, se ne stava lì fermo con aria quasi di sfida, al centro della pista intento a guardare ognuno di noi con una strana luce negli occhi...quel ragazzo aveva qualcosa di strano. Il modo in cui ci guardava sembrava quasi superficiale, come se desse l'impressione di conoscerci da molto tempo, come se sapesse già ogni nostro segreto, ogni nostra caratteristica- "E' lui, Ryley Fox il capo dei Born to Kill"-un chiacchiericcio continuo iniziò a sollevarsi fra i diversi gruppi di persone attorno a me, in particolar modo da parte delle ragazze che etichettavano quel biondino con il nome di Ryley Fox il capo banda o roba simile- "Oddio hai visto che pettorali? Caspita, chissà cosa nasconde lì sotto" -sospirai profondamente chiudendo per un attimo gli occhi, quasi annoiata dai continui commenti idioti, i soliti apprezzamenti del cazzo di quelle oche giulive, e riprendendomi riportai la mia attenzione al ragazzo. E così era lui...il famoso Fox, quello di cui avevo tanto sentito parlare ed ero curiosa di vedere? Colui che aveva fatto il culo atutte quelle bande là fuori senza lasciarne traccia? In risposta al mio flusso di domande, come se mi avesse letto nella mente, arrivò alla mia destra una voce che con serietà e decisione affermò completamente il contrario. Appena voltai lo sguardo e fui costretta ad alzare il viso verso quella figura più alta di me, mi resi conto che quella che aveva risposto era proprio Mia, posta ancora al mio fianco che fissava insistentemente, con aria pensierosa a braccia conserte, il ragazzo che ancora non si era deciso a proferire parola. Ma allora se non era lui Ryley...chi diavolo era quello li e perché stava al centro della pista con quell'aria da superiore?- "RyleyFox, finalmente ci incontriamo" -tutti ci girammo di scatto verso quella voce rendendoci conto che Victor era rimasto a fissare tutta la scena in un angolo, non ci capisco più niente-

The Jesus Of SuburbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora