Sbattei la porta della mia camera, recandomi frettolosamente verso le familiari scale che portavano verso il piano di sotto della Wilson.
Le scesi in modo così tanto rumoroso da generare in alcuni ragazzi delle camere vicine reazioni a dir poco indignate, ma non mi interessava più di tanto: non potevo fare tardi a questa lezione.
Rischiai di inciampare più di una volta, tenendomi salda al passamano di legno delle scale, senza il quale non avrei raggiunto la fine di quest'ultime sana e salva.
L'atmosfera della Wilson era come al solito ammaliante, capace di portarti indietro di secoli e di farti arrivare nel petto un'emozione così forte quanto meravigliosa.
«Salve» salutai la governante Brown, colei che da sempre aveva nutrito in me una profonda antipatia senza alcuna tesi realmente fondata.
In risposta al mio saluto ricevetti un'espressione sprezzante, ma non ci feci caso: ormai questa reazione era diventata quotidiana.
Si girò in modo prepotente verso di me, mettendo in risalto le rughe del suo viso incorniciate da occhiali a mezzaluna.
«Murphy? Di nuovo in giro per...»
«Ha per caso visto passare di qui Emma Roberts?» le chiesi interrompendola bruscamente, senza aspettarmi una risposta espansiva.«Di nuovo in giro per l'Accademia...» ripeté concludendo, squadrandomi odiosamente da testa a piedi.
«La signorina Roberts non è passata di qui. Ora, ti consiglio di andare a lezione se vuoi fare qualcosa di costruttivo, e di non pensare alle tue futili amicizie»
Le sbuffai in faccia, noncurante della reazione che avrebbe avuto.
Aprì la bocca in un'espressione di disapprovazione e mise le braccia conserte avvicinandosi a me.Non ci pensai più di tanto.
«La ringrazio» le risposi sarcasticamente mentre mi recavo verso l'aula di danza.
«Hai un'educazione pessima, pessima! Non so come abbiano fatto ad ammetterti in questa Accademia, puerile e maleducata!»
Mi rigirai un'altra volta verso la Brown, con un grande sorriso pungente sulle labbra.
Guardai l'orologio che avevo portato con me: mancavano pochi minuti all'inizio della lezione ed ero totalmente dall'altra parte della Wilson.
Senza pensarci più di una volta iniziai a correre velocemente attraversando l'ampio corridoio dell'Accademia in meno di un minuto.
Sorvolai la biblioteca dove vidi Gwenda, che non ebbe nemmeno il tempo di alzare la mano a mo' di saluto perché l'avevo già superata.
Arrivai dov'era la nostra aula di danza e vidi in lontananza alcune delle mie compagne che stavano ancora aspettando davanti la porta: ero arrivata in orario.
Emma non c'era, ma decisi di incamminarmi comunque verso le altre; c'erano alcune nuove allieve, probabilmente quelle che erano arrivate da poco alla Wilson.
«Ciao, ragazze» le salutai con un sorriso sincero e la mano alzata, mentre mi avvicinavo. «Avete visto Emma?» chiesi a quelle che erano nel mio corso da più tempo.
«Ciao, Dafne. Non è ancora arrivata»
«Ah. Va bene»Emma delle volte predicava bene e razzolava male. Qualche ora prima della lezione non mi aveva raccomandato altro di arrivare puntuale a lezione, incoraggiandomi, dicendomi che lei sarebbe arrivata addirittura in anticipo per provare i brani al pianoforte.
Mi sedetti esausta per via della corsa su una panca vicino l'aula di danza, rimuriginando sulle parole di Emma dette non poco prima di quel momento.
«Oggi suoni a lezione, giusto?» chiesi a Emma, anche se sapevo già la risposta.
«Suonerò. Sarò impegnata in aula di musica fino a oggi pomeriggio, ma finirò più o meno un'ora prima della tua lezione. Arriverò in anticipo, fidati»
Mi guardò e si scostò velocemente da Sky che faceva le fusa alle sue gambe.
«Ancora non ti sei decisa a lasciarlo andare?» disse, guardandomi come per rimproverarmi.
«Te l'ho già detto. Prima o poi ci riuscirò, ma ora voglio tenerlo»
Presi ad accarezzare con dolcezza la piccola palla di pelo che si accovacciò nel mio grembo.
Emma mi guardò esasperata, chiuse l'anta della finestra e andò nella direzione della porta che aprì con delicatezza.
«Pensa a non far tardi, oggi» concluse con un grande sorriso. «Ci vediamo tra un po'»
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Quello che Sussurrano le Stelle Cadenti
RomansaLa notte, custode di sogni e domande, cela un tesoro prezioso soprattutto per chi sa ascoltarla. Dafne, fin da piccola, si perdeva nelle affascinanti storie raccontate da sua nonna, Selene, che l'avevano accompagnata sin dai suoi primi passi nel mon...