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«Signorina Victoria, sta bene?» la familiare voce maschile continuava a chiamarmi con garbo, tentando inutilmente di placare la mia crisi di pianto.
Sentii le sue mani bollenti raggiungere dolcemente i miei occhi nel goffo tentativo di anticipare e raccogliere le lacrime che scendevano copiose sulle mie guance rosee.
Pensai inizialmente che si trattasse di una semplice allucinazione uditiva e che la paura mi avesse stordita a tal punto da ritrovarmi a desiderare un aiuto anche dal più improbabile di tutti gli abitanti di Barr.
Il ragazzo che mi si trovava di fronte, inginocchiato e proteso verso il mio corpo per soccorrermi, però, non era affatto una allucinazione: Aaron Schwarzwald era proprio lì, insieme a me!Immersa nel buio riuscivo a distinguere soltanto parzialmente la figura di Aaron.
Lo percepivo muoversi, avvertivo il suo caldo respiro sulla mia pelle e le sue labbra schiudersi.
«Si calmi signorina Victoria, la prego! Sono proprio qui, accanto a lei. Si calmi!» mi sussurrava, mentre io iniziavo pian piano a tranquillizzarmi e a riacquisire lucidità.«Grazie!» fu l'unica cosa che riuscii ad esclamare tra gli ultimi singhiozzi tumultuosi.
Ero spaventata e disorientata; circondata da nient'altro che ombre potevo contare solo sul mio udito, sul mio tatto, e su Aaron.
La sua gentilezza mi aveva completamente colta alla sprovvista. Aaron aveva un debole per me, questo lo sapevo.
Ipotizzavo che mi fosse grato del fatto che lo trattassi in una maniera più neutrale rispetto agli altri, senza giudicare troppo le sue strane abitudini di vita, eppure le cure che mi stava rivolgendo sembravano di troppo.
Le sue dita, ora distaccate dal mio volto, iniziarono a cercare le mie tra le tenebre.
Sussultai quando le sentii arrivare fino all'avambraccio, per poi discendere e raggiungere i miei polsi.Con una presa delicata li portò all'altezza dei suoi occhi. Esaminò con accuratezza le ferite che mi ero inflitta cadendo su quei piccoli e dannati sassolini aguzzi per poi rivolgere le sue attenzioni verso le mie ginocchia sbucciate.
Le calze termiche che avevo addosso si erano sfilacciate e, al di sotto di esse, faceva ora capolino la mia carne nuda tinta di rosso.
Non ero certa di come avesse fatto ad accorgersi delle mie abrasioni.
Era praticamente impossibile vedere oltre qualche centimetro di distanza, eppure Aaron mi aveva trovata con estrema facilità nella fitta boscaglia ed era anche riuscito ad individuare le mie ferite come se sapesse già dove cercare.«Come hai fatto a trovarmi? Mi stavi forse seguendo?» chiesi con una leggera punta di sospetto.
«No» rispose secco. «Ho sentito le sue urla e le ho seguite».
«Non hai con te nessuna torcia. Come sei riuscito a camminare fin qui senza perderti o cadere?».In realtà la domanda esatta che avrei voluto rivolgergli era: "Come hai fatto anche solo a muoverti in mezzo a questa oscurità?"
Aaron si ammutolì, prendendosi del tempo per rispondere a quella mia, evidentemente non tanto semplice, domanda.
«Frequento questa foresta tutti i giorni. Non ho difficoltà a muovermi al suo interno perché conosco alla perfezione ogni sentiero».
Aaron accampò quella che sembrava essere una scusa a tutti gli effetti.Anch'io conoscevo perfettamente tutti i sentieri e tutte le viottole che si intrecciavano all'interno di essa, eppure non avrei mai saputo orientarmi così bene in mezzo al buio più totale.
Persino quando saltava la luce di casa non ero in grado di muovermi senza il rischio di urtare in continuazione mensole o pareti.
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Moon Night: NOVILUNIUM
WerewolfÈ passato ormai un anno da quando Victoria si è trasferita a Barr, piccolo e sperduto villaggio scozzese situato ai piedi di un'imponente foresta! Le sue giornate passano lente e tranquille, inframezzate dal lavoro e dalle passeggiate notturne in co...