🌘 Capitolo 12 🌘

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«Tesoro. Non hai per niente una bella cera. Sei sicura che non vuoi tornare a casa a dormire? Magari hai bisogno di un altro po' di riposo».

«Signora Agnew sto benissimo, sul serio. E poi lo sa che non vedevo l'ora di tornare a lavorare. Non può rispedirmi indietro».

«Ma hai delle occhiaie spaventose. Sembri Aaron».

Presi in mano il telefono e diedi una rapida occhiata al mio aspetto.
Effettivamente sembravo davvero un cadavere quella mattina: scolorita e spenta.

Quel paragone però mi indispettì un po'.
Avrei potuto essere stanca quanto mi pareva e non avrei comunque raggiunto i livelli di Aaron.

«Sto bene, veramente. È che Billy mi ha tenuta un po' sveglia. Sa come sono i gatti, no? Voleva i croccantini e ha iniziato a miagolare come un ossesso».

La signora Agnew mi guardò di sottecchi, per nulla convinta da quella giustificazione più che ridicola; e in effetti aveva ragione.

Era una bugia bella e buona. E stupida. Decisamente stupida.

In realtà mi sentivo più che assonnata, distrutta dalla notte in bianco che avevo trascorso.

Nemmeno la gigantesca tazzona di caffè che avevo bevuto era riuscita ad aiutarmi in qualche modo.

Nonostante la saggia decisione del signor McCracken di lasciarmi da sola per permettermi di rilassarmi, non ero riuscita a farlo per via di pensieri e considerazioni altrettanto stupide.

Probabilmente stavo impazzendo, considerando il loro contenuto e talmente erano assurdi e improbabili.

«Tesoro, se sei ancora turbata per quel grandissimo maleducato di ieri non devi vergognartene. Anzi, ne puoi parlare con me, lo sai».

Parlarne?
E come potevo spiegarle come fossi giunta alla conclusione che quello che mi aveva fatta agitare la scorsa notte non era stato solo l'atteggiamento del fratello di Aaron, bensì il fatto che lui mi aveva sentita?

Perché sì, era questo avvenimento che il mio cervello si rifiutava di elaborare.
Lui mi aveva sentita.
A metri di distanza, sotto la pioggia scrosciante, lui aveva sentito il nome del fratello uscire fuori dalle mie labbra.

Per questo si era avvicinato a me.
Per chiedere "informazioni" in merito ad Aaron.

Ma era impossibile. Doveva esserlo!
Non poteva avermi sentita davvero, eppure sembrava proprio esserci riuscito in qualche modo.

E poi... c'era anche quell'altra frase che aveva pronunciato a darmi cruccio.

"Con questa dannatissima pioggia non sento più il suo odore" aveva detto, ma come poteva sentire l'odore di una persona?
Forse era una metafora e non lo intendeva in senso letterale.

Dopotutto, non era certamente un cane che poteva sentire l'odore delle persone.

Sbuffai.
Quel dannato ragazzo mi stava facendo scervellare. Non bastava Aaron, ora si doveva addizionare alla conta un altro mistero.

Moon Night: NOVILUNIUMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora