Giugno 2020

11 2 0
                                    

26/05/2020

Vorrei capire perché i miei mi trattano sempre come una bambina. Vorrei capire perché non riesco mai andare a dormire presto quando ho davvero sonno.
Vorrei capire perché sento sempre di dover e poter dire tante cose ma quando mi ritrovo a poterle scrivere non lo faccio mai.
Vorrei capire perché rimugino sempre sugli stessi ricordi.
Vorrei capire perché alcune persone non riescono ad uscire dalla mia testa e fare qualche passo più in là, lontano da me.
Vorrei capire perché il mondo sembra così evoluto ma racchiude ancora la mentalità chiusa e bigotta di secoli fa.

I social media stanno esplodendo e sulle storie vedi ormai un solo nome: George Floyd, assassinato da due agenti di polizia, soffocato.

Vorrei capire perché le persone sentono il bisogno di essere superiori a tutti su tutto.
I bianchi pensano di essere superiori ai neri, gli etero agli omosessuali, gli uomini alle donne, e viceversa.

Ma perché? Perché ci trattiamo con superficialità, mediocrità e indifferenza?

Vorrei capire perché cambio d’umore in base ad una semplice frase o affermazione. Vorrei essere diversa ma vorrei essere uguale.

Oggi pomeriggio ho fatto una passeggiata in una zona che sento solo mia, non ho nessun ricordo di quel quartiere se non qualcuno sbiadito dell’asilo. È un posto che ricollego solo a questo preciso e delicato momento, ma soprattutto è un posto che ricollego soltanto a me stessa. Ed è bellissimo.

È bello come qualsiasi oggetto, luogo, canzone ti riporti ad un momento specifico della tua vita. 
La playlist “passeggiate estive” mi ricorderà solo di questi mesi, forse, più in là, anche di qualche ritorno in bus da un pomeriggio fuori con amiche.

Oggi su quel sentiero rialzato in mezzo ad un fiumiciattolo e la città ero sola. Ho salito le scale, “visions of gideon” nelle orecchie, guardavo avanti.
Il sole lo sentivo sulla fronte coperta dalla frangetta fatta circa 4 settimane fa, le mie gambe storte nell’ombra per terra, la mascherina che vorrei togliermi, adesso che sono sola, per sentire la freschezza dell’aria di primavera.

Mi guardo indietro e per la prima volta in quelle poche mie passeggiate non c’era nessuno. Né dietro e né avanti.
Voglio chiudere gli occhi per tutta la durata del percorso e ascoltare il cinguettio degli uccellini che cerca di fasi spazio nelle note della canzone.
È un posto bellissimo, è il mio posto. Là sono sicura di non incontrare nessuno, là sono sicura di non dovermi preoccupare di nulla perché è il mio momento.
Ne avrò molte altre di passeggiate così.

Nessuno mi potrà portare indietro la primavera dei miei 18 anni, gli ultimi tre mesi di liceo della mia vita, le feste, la spensieratezza, l’ansia, gli impegni, lo stress di questi giorni se avessi vissuto normalmente.

Nessuno potrà mai riportare in vita George Floyd, gli uomini e le donne uccisi dal Covid, le persone in preda alla disperazione per la crisi economica.

L’Europa ha finalmente deciso di fare qualcosa. L’Italia dovrebbe ricevere 173 miliardi, più di ogni altro stato europeo, in quanto è stato il paese più colpito dalla pandemia.

A tavola si nota lo stress. Mio padre cambia umore troppo spesso, come me, entrambi stressati per motivi diversi, il suo ovviamente è più comprensibile e serio. Mamma sopporta e cerca di mettere assieme i pezzi miei, di papà, suoi. È stressata, non lo lascia a vedere come facciamo io e papà.
Per un attimo, quando stiamo in silenzio, sento quasi i pensieri e le preoccupazioni dei miei, li leggo nel loro viso quando loro pensano che io non stia guardando o non stia prestando attenzione.

Ho sentito il termine “esame di maturità” e sono andata sul divano. Ho passato la sera con l’iniziale scopo di eliminare alcune foto, sono finita per fare un viaggio nel mondo dei ricordi di un anno fa.
Sono successe tante cose, io ho fatto tante cose tra maggio e giugno del 2019.
Vabbè.
Vado a dormire.

08/06/2020

Oggi ci sono troppe cose da ricordare. Tra un mese esatto andrò nella città che amo, un anno fa sono andata per la prima volta in quel locale e mi sentivo un’altra persona, domani è il mio ultimo lunedì di scuola, per sempre.

Quante cose sono cambiate, quante cose non avrò più, quante cose vivrò di nuovo solamente leggendo queste parole.
Fa strano.
Fa strano che quando chiedo ai miei se si ricordano qualcosa della loro adolescenza loro rispondono quasi sempre di no.
Mi dico che non farò come loro, io mi ricorderò di tutto. Ma non posso esserne certa, come faccio ad esserlo se ho solo 18 anni e davanti a me mi aspettano più di ¾ della mia vita? Speriamo, non voglio gufarla.
Per questo scrivo.

Non è possibile vivere la vita senza ricordarsi ciò che hai fatto, senza lasciare una testimonianza.
Forse è per questo che scrivo.
Non voglio che la mia esistenza sia fine a se stessa e che quando me ne andrò non ci sarà mai più niente di me.
Io voglio raccontare la mia storia, voglio far parte del futuro, voglio esserci. Forse è un po’ egoistica come cosa.

Il pensiero di essere nelle vite dei posteri, dei nipoti dei miei nipoti. Una volta che sarò morta qualcuno si ricorderà il mio nome per un paio di generazioni.
E poi quello che abbiamo fatto a cosa è servito?
Solo a generare e a garantire altre vite?
Siamo davvero uguali agli altri animali della terra?
Forse sì, solo che l’uomo è l’unico animale in grado di essere consapevole di esistere, di far parte di qualcosa di più grande.
E molto spesso nemmeno se ne accorge.

Ecco io non sono brava nel far ricordare il mio nome, sono sempre una sorta di ombra di qualcun altro, non si nota se ci sono o no.
Queste riflessioni rappresentano l’unico modo per essere ricordata in qualche modo.

Non so in che modo, non so chi leggerà queste cose, ma sento il bisogno, la necessità di far passare questi messaggi inutili alle generazioni future.
Non sono niente di speciale, non aiuteranno il mondo a diventare un posto migliore, ma voglio essere complice del lettore che sta leggendo ora.
Voglio essere di compagnia,voglio far sentire che io sono vissuta veramente. Metterò insieme le mie confessioni. Parlerò di periodi no e periodi sì.
Ma parlerò e dimostrerò al mondo futuro com’era vivere nel 2020 per una diciottenne italiana.
Voglio che le mie confessioni vengano lette da tutti, in particolare dai ragazzi che si sentono soli e che possono trovare in me un’amica, un’amica che li intrattiene con le proprie storie, esattamente come se fossi lì nel presente, che per me è il futuro.

Sarà il libro di una vita.

27/06/2020

È da qualche settimana che penso in continuazione che mi stia andando un po' tutto una merda.

L'esame di maturità è stata una grandissima delusione e ho realizzato che chiunque preferirebbe passare del tempo con un'altra persona rispetto che con me. Fa abbastanza male.

Vorrei un nuovo inizio. Mi sento più sola del solito.
Tutti quelli intorno a me hanno un ragazzo, una migliore amica, un'estate piena di uscite, un 100 alla maturità.

Io non ho niente di tutto ciò. Ho sempre queste ondate di tristezza improvvise per qualsiasi cosa ormai. La differenza rispetto agli anni passati è che adesso mi passa subito. Dopo una mezz'oretta di autosabotaggio mi riprendo.

Ho una vita bellissima, non vorrei cambiarla con quella di nessuno. Sono sopravvissuta a quel liceo, so cosa significa avere una professoressa che non avendo mai capito il mio potenziale mi demoralizzava con commenti che non avrei mai meritato, sono circondata da persone che nonostante il mio carattere di merda ancora sono miei amici e si interessano di me, non ho bisogno di un ragazzo, credo mi prenderebbe solo tempo.

Eppure sento la costante pressione di averne uno.
Magari sono io che sono così, magari non sento la necessità di trovare qualcuno, magari non l'ho ancora trovato.
Ma la pressione degli altri rimane.
E certo, rode essere circondata da persone che raccontano di aver preso 100 alla maturità, di fare un viaggio a Parigi con il proprio ragazzo, ma a me sta bene come vivo la vita così, qualche volta meno, qualche volta di più ma so che il mio momento arriverà.

Non preoccupartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora