Luglio 2020

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10/07/2020

Ho 19 anni.

I 17 erano i miei anni preferiti. Spensierati, felici, semplicemente belli.
Ricordo che il quadrimestre del terzo anno è stato faticoso ma rimasi estremamente soddisfatta del mio 8 di media in pagella.
Passai il compleanno al mare dove io e tre delle mie più care amiche incontrammo due ragazzi; con uno parlai davvero troppo di Eminem e trovai una sorta di connessione.
Capii subito che sarebbe stata un'estate diversa.
Ed effettivamente è stata la più bella della mia vita.
Le prime notti da ricordare veramente, due in particolare. Con i 17 ho provato davvero cosa significasse divertirsi, essere adolescente, non avere problemi.

I 18 hanno fatto schifo già dall'inizio.

Allo scattare della mezzanotte ero con la testa in acqua, consapevole che quando sarei tornata a galla avrei avuto gli stessi problemi del giorno precedente.

Passai il pomeriggio a litigare con il mio ragazzo e il legame con la mia migliore amica si ruppe definitivamente.

Poi che dire, grazie al coronavirus abbiamo passato così tanto tempo in casa che mi facevano male le gambe da quanto stavo seduta.

Ringrazio ancora chi mi ha convinta ad andare in quella città. Più di tutto ringrazio quella notte, sì, non smetterò mai di dirlo. Non è stata una notte solo di divertimenti ma di esperienze, di maturità, di sicurezza e soprattutto impulsività. È successo tutto così. E voglio che tutta la mia vita io sia come sono stata quella notte.

L'estate 2019 non ha mi superato quella del 2018 forse perché quest'ultima era la mia prima vera estate adolescenziale, l'estate dopo era solo una ripetizione più intensa.
O forse semplicemente perché avevo quel ragazzo e non mi sono mai veramente sentita libera in quei tre mesi.

Ora che ne ho 19 le cose cambiano.
La mia vita cambia.
Finito l'incubo del liceo, inizia l'università che spero possa essere un nuovo inizio.
Voglio parlare di tutto questo domani, in un parco sotto un albero all'ombra, senza nessuno, con il mio vestito nuovo, i capelli puliti ed una voglia matta di esprimermi.

22/07/2020

lo e zia decidemmo di fare una passeggiata. Tirava vento già dalla mattina e di pomeriggio, di solito, è sempre peggio. Non andammo dalla parte dei lidi, avevo paura di incontrare qualcuno che non avevo voglia di vedere.
Superammo la casa blu e i primi tre grandi alberi. Iniziò a fare più freddo e il vento a diventare più forte.
Per farla breve: ci ritrovammo a scappare dalla spiaggia perché la sabbia ci schiaffeggiava il viso. Correvamo sul breccino in mezzo alle abitazioni, scalze, perché avevamo lasciato le infradito sulla spiaggia appena iniziata la passeggiata. Il vento non si placava un attimo.

Fortunatamente un uomo uscì da una via e ci fece cenno di entrare. Io mi voltai indietro e guardai zia che mi urlò di andare.
Seguii l'uomo, salii le scale esterne e mi ritrovai in una piccola casa con una donna, un bambino e un cane.
La donna fu estremamente gentile, ci fece sedere sul divano e ci portò un bicchiere d'acqua.
Continuava a chiederci se volessimo pane e pomodoro, mi chiese se volessi fare la doccia.
Il bambino era di una cordialità infinita, disinvolto nella conversazione, simpatico ed educato. Il cane scodinzolava in giro ed ogni tanto si faceva accarezzare da me. Parlammo per una ventina di minuti, forse di più.
Ricordo di aver pensato di come fossi contenta ad essermi trovata in quella situazione con zia, la persona più solare che conosca. Ho sempre ammirato questa sua bellissima qualità, sorride e ride sempre parlando con le persone. Le esce naturale piacere agli altri. Con lei posso essere completamente me stessa.

Siamo andati sull'attico che dava sulla strada per vedere se la situazione fosse migliorata.

"Mamma guarda si fa accarezzare!"

"Oh guarda! Strano! Di solito non gira intorno agli sconosciuti o agli ospiti, alcune volte li morde" rispose la donna mentre continuavo ad accarezzare il cane.

Il vento si era calmato e nel frattempo nonna era arrivata con la macchina di fronte alla casa di quella gentilissima famiglia che non scorderò mai.
Nei giorni successivi facendo passeggiate in quella zona continuavamo a vederli, ognuno di loro ci salutava con un sorriso immenso per quanto fossimo sconosciuti.
L'ultimo giorno d'estate io e zia andammo a salutarli, lei e la donna si scambiarono il profilo Facebook e tornammo indietro.

Il giorno della bufera fu il mio primo giorno ed ero già più convinta degli anni precedenti del fatto che quel luogo mi rendesse felice.

24/07/2020

Ho fatto il bagno. Finalmente con un mare decente: caldo e calmo.
Se avessi studiato bene le figure retoriche avrei scritto di quale delle migliaia si trattasse.
Ad un tratto mi ha fatto freddo e sono uscita. Tirava un brutto vento.
Sono tornata su nella casa del mare dei miei nonni.

È da quando ho tre anni che trascorro due, tre o quattro settimane tra passeggiate e interminabili pomeriggi al mare, tra bevute pesanti e notte indimenticabili. Mamma mi lasciava con zia, nonna e nonno che mi faceva fare tante cose. Andavamo insieme a lanciare sassi e a trovare le conchiglie sugli scogli, mi ha costruito una casetta dove poter giocare con il cartone di imballaggio di un nuovo televisore.

Ogni estate nonno mi faceva trovare a casa al mare un animale diverso. Pesciolini rossi comprati e restituiti prontamente al negozio di animali una volta andata via, un uccellino caduto dal nido trovato sotto un albero, qualche lumaca sparse nei vasi con le piantine che tenevamo sotto casa, Black, perché volevo davvero tanto un cane, ma alla fine fu nonno a prendersi cura di lui perché a me non interessava veramente, un cane randagio che chiamai Biondo, lo trovavo ogni volta sotto casa e mi ricordo che mi offendevo quando vedevo che Biondo era evidentemente più felice di vedere nonno che me. Ora che ci penso nessuno degli animali che ho avuto ha fatto una bella fine.

Di certo non era colpa di nonno se morivano, anzi.

Nonno era l'uomo di casa, passava le estati con moglie, figlia e nipote. Mi faceva arrabbiare perché mi prendeva in giro e non sopportavo l'idea che lui sapesse rispondere a tono meglio di me, così quando succedeva mi alzavo da tavola e mi chiudevo nella cameretta fino a quando nonna non veniva da me e mi invitava a finire di mangiare con tutta la dolcezza del mondo.
Non so quanto sarei andata d'accordo con lui adesso. Abbiamo lo stesso carattere io e lui.
O forse no.
Ma ricordo ancora l'ammirazione che provavo nei suoi confronti quando uscivamo solo noi due e tutti lo salutavano, tutti lo conoscevano e soprattutto rispettavano. Ricordo ancora il suo unico e inimitabile modo di starnutire, come diventava rosso e si tratteneva dallo scoppiare a ridere, ricordo la sua voce calda e roca che mi ricollegato ai biscotti di nonna appena sfornati; abbastanza strana come cosa.

Da li in poi siamo sempre state io, nonna e zia, e anche se la mancanza di nonno si sentiva non mi hanno mai fatto mancare nessun momento di felicità.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 11, 2022 ⏰

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