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Mi trovavo in una stanza che conoscevo fin troppo bene: vi ero cresciuta, ed era stata la camera che avevo sempre sfruttato per nascondermi dai doveri che, con il passare degli anni, erano solo che aumentati.

Improvvisamente la luce della stanza scomparve, facendomi ritrovare nelle tenebre; avanzavo piano chiamando Jhona.

Dopo poco davanti a me comparvero due figure.

Corsi verso di loro, fino a che non riuscii a riconoscerli: mia madre era appostata esattamente al fianco di mio padre.

"Come hai potuto farci questo?"

"Zitta Mary!"

"Non pensare di tirare in ballo i miei figli!"

"I figli sono anche miei!"

"È stata-..." la voce di mio fratello risuonò in quel vuoto.

"Lei ti ha cambiato, mettendoti in testa delle strane idee Eliot!"
Fu nuovamente mia madre a parlare, interrompendo Jhona.

Di chi stavano parlando?

Cosa aveva fatto mio padre?

Perché litigavano?

Lo scenario davanti a me mutò nuovamente e mi ritrovai nella vecchia camera di sempre, i capelli arricciati e la vestaglia bianca.

Un soffocato lume mi permise di intravedere i mobili in legno chiaro e la porta chiusa.

Quest'ultima si spalancò improvvisamente, mostrandomi mio padre.

Mi alzai velocemente e mi diressi verso la figura di Eliot accasciata a terra.

"...padre..."
Sentivo che qualcosa non andasse, e ne ebbi la conferma quando notai del sangue macchiare il pavimento.

"Mi dispiace Mabel...scusami per tutto..."

Le lacrime mi bagnavano le guance e il sangue le mani quando lo abbracciai per l'ultima volta.

Un'ombra si mosse per il corridoio, ma non la seguii.

Volevo stare vicina ad Eliot.

Uno sparo rimbombò nella stanza.

Buio.

"

Mi svegliai con il fiato corto e pieno di sudore.
Scesi dal letto annaspando tra le coperte, per poi dirigermi nella finestra che dava sulla strada buia di Londra davanti alla nostra villa.

Erano ormai mesi che mi svegliavo a quella stessa ora, impaurita dai sogni che mi perseguitavano sin dalla morte di mio padre.

Con molto coraggio, mi reimmersi nelle soffici coperte e lasciai che i miei occhi si chiudessero.

La mattina seguente mi svegliai comunque relativamente tardi, i miei fratelli erano già svegli, e così, dopo tanti anni, mi ritrovai a fare colazione con loro.

Ovviamente, non osai accennare delle mie recenti paure, e mantenni il silenzio per tutto il tempo che le posate in acciaio erano le uniche a fare rumore nella stanza.

"Mabel, come vanno le cose con il visconte Vlad...?"

La domanda, naturalmente, mi infastidí.

"Lo ritengo una persona colta, di certo..." presi una piccola pausa, per moderare al meglio le mie parole.

"...ma, da alcuni punti di vista, forse stolta"

Il sorriso mattutino di Elisabeth crebbe ancora.

"Perché dici questo, Mabel?"

Posai la tazza sull'apposito piattino e mi alzai, dirigendomi sulla porta e fermandomi sulla soglia.

"Perché non ha ancora capito che non ho intenzione di sposarlo"

Mia sorella continuò a sorridere.

"Magari questa sera ti farà cambiare idea!"

"Dubito fortemente" commentai l'euforia di Elisabeth, prima di uscire dalle mura diretta verso le scuderie.

Avevo intenzione di cavalcare tutta la mattina.

Solo questo avrebbe potuto alleviare i miei arguti pensieri e portami la mia tanto amata tranquillità.

La stessa che, fin da troppo tempo, era sfortunatamente mancata.

𝕾𝖇𝖊𝖗𝖑𝖊 𝖊 𝕬𝖒𝖔𝖗𝖊 - 𝙱𝚎𝚗𝚎𝚍𝚒𝚌𝚝 𝙱𝚛𝚒𝚍𝚐𝚎𝚛𝚝𝚘𝚗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora