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Dopo l'incontro con Benedict Bridgerton ero rimasta dietro la colonna di marmo bianco.
Tornai ad osservare la sala nella quiete del mio nascondiglio, e dopo qualche minuto i miei occhi ricaddero su mia sorella.

Elisabeth ballava leggiadra.
Quasi volava, tra quelle decine di vestiti, affianco ad un uomo molto più vecchio di lei.

Cercai con gli occhi il suo accompagnatore di soli pochi minuti prima, e lo vidi discorrere con due giovani, che, per avere la stessa altezza e gli stessi capelli corvini, dovevano essere fratelli.

Notai mio fratello intento a cercare di scorgere il mio viso tra i tanti, così mi feci ancora più piccola dietro alla colonna.

Jhonatan era più grande di me di due anni, e si era sposato un anno prima con Alexandra, donna indubbiamente bella quanto meschina.

Lui era sempre stato il fratello responsabile, e questo lo aveva reso pesante e, con il passare del tempo, insopportabile.

Mentre pensavo ancora a quanto il carattere di mio fratello avesse da sempre turbato il mio, mi sentii avvolgere il braccio scoperto proprio dalla sua mano.

"Che ci fai qui?"

"...annusavo i fiori...?" la frase uscì dalle mie labbra flebilmente dopo l'incontro dei nostri occhi azzurri.

"Mabel, hai diciannove anni, per l'amor del cielo, se non ti sposi ora quando lo farai?" parlava piano, ma il suo tono rimaneva comunque autoritario.

"Non voglio sposarmi Jhona".

Agli occhi di mia madre, potevo sembrare ribelle e temeraria, ma quando mi trovavo ad affrontare la figura di Jhonatan e di mio padre, la mia voce si incrinava e non riuscivo a tenergli testa.

Jhonatan mi scortò tutto il resto della serata; dovetti ballare con qualcuno e, se parlavano, limitarmi a rispondere alle loro domande.

Quel posto mi soffocava, potevo sentire quell'affanno anche una volta avvolta nelle lenzuola del letto della mia stanza.

Ma probabilmente non era stata la sala ad impormi quelle sensazioni, erano i progressi dei miei fratelli che mi constringevano a farmi sempre più piccola, perennemente nascosta dalle mie paure.

Possibile che fossi l'unica ad ancor sentir gli strascichi del passato bruciare sulla pelle della nostra famiglia?

• •

La mattina seguente uscii di casa appena arrivarono gli ospiti.

Mi diressi verso i giardini della nostra meravigliosa villa.

Era circondata da due porticati: oltre il primo, si estendeva una piattaforma pavimentata e rotonda, con al centro una fontana di pietra, dove, secondo mia madre e i suoi racconti, mio padre vi era caduto per recuperare l'anello nunziale.

Tutt'attorno regnavano immensi cespugli di rose, mentre il resto del giardino era ricoperto di fiori variopinti.

Continuai la mia passeggiata finché i cani di mio padre mi affiancarono - scorrazzavano liberi nel giardino, da quando il visconte Wellington era morto.

Decisi di trovare una meta precisa tra le scuderie e il portico, dove avevo fatto posizionare una tela su un cavalletto.

Scelsi la seconda opzione, poiché le scuderie si trovavano affianco al campo da cricket, dove mia sorella intratteneva gli ospiti.

Il portico era in legno verniciato di bianco e coperto, ad ambi lati destro e sinistro, da una rosa rampicante.
Era più decisamente piccolo ma circondato da alte e larghe siepi, distanti abbastanza dalla struttura per poterci camminare attorno.

Appena davanti al cavalletto vi era stato portato, sempre su mia richiesta, un sgabello, mentre appena più a destra un cestello pieno di tempere e pennelli era l'unica cosa di cui avevo bisogno per poter evadere da quella realtà che poco mi dilettava.

Accanto a me, i cani si stavano già riposando, sebbene sembrassero vigili, proprio come quando Eliot era con loro.

Chiusi per un attimo gli occhi, per lasciarmi cullare dall'ispirazione della natura attorno a me.

Scelsi un paio di colori per il prato verde e le siepi alte e scure. I fiori colorati e la fontana rendevano il tutti molto più elegante.

Pulii il pennello per reimmergerlo nel colore, quando un rumore alle mie spalle, interrompendo la mia quiete, mi fece bloccare.

"Mi scusi signorina Wellington, stavo giocando a cricket con vostra sorella quando..."

Non riuscii ad ascoltare ciò che l'uomo mi stesse dicendo, poiché mi bastarono due parole per ricordare quella voce.

"Non si preoccupi signor Bridgerton..." finalmente immersi il pennello nel colore marrone dei cani, che nel mentre si erano fatti ulteriormente attenti dinanzi all'ospite.

"...mi fa solo piacere; finalmente mi date del 'voi' !" Accennai sarcastica.

L'inaspettato silenzio dell'uomo mi fece però incuriosire abbastanza da voltare le sole verso il signore.

Impiegai poco a notare che l'uomo che credevo fosse Benedict avesse in realtà capelli più corti, occhi meno vivaci e corpo più basso e tozzo.

Il suo non era un volto nuovo, ma non riuscivo a focalizzare su chi appartenessero quei lineamenti tanto simili al mio interlocutore della sera prima.

In quel momento sentii dei passi provenire da dietro la sua schiena, che mi guidarono all'immagine di Jhonatan, seguito da mia sorella Elisabeth e, sfortunatamente, Benedict, che si avvicinava a noi.

Solo dopo averli notati ricordai chi fosse veramente l'uomo che si era rivolto a me: non di meno che il ballerino che era già riuscito a rubare il cuore di Elisabeth, durante il poco tempo dall'inizio della nuova stagione.

Possibile mi fosse sfuggito il nome?

In ogni caso, fu proprio Benedict a dirmelo:
"Colin, non disturbare la signorina Wellington! Non vedi che stai dipingendo...?"

Guardai Colin dirigersi, con incomprensibili occhiate d'intesa, verso Elisabeth, la quale dopo poco, assieme a Jhonatan, proseguì a mostrargli il resto del giardino, prima di finire la loro partita.

Così, mi lasciarono di nuovo da sola con lui.

Notai che il pennello stava gocciolando sul pavimento del portico , così mi affrettai ad asciugarlo con un fazzoletto.

"Signorina Mabel, non pensate che non sia più un caso trovarci sempre negli stessi posti?"

Feci finta di non sentirlo, continuando a pulire con foga il pennello.

"Ieri non ve l'ho chiesto e me ne pento moltissimo..." disse Benedict con tono sarcastico.

"...mi concedereste una passeggiata...?" chiese l'uomo porgendomi il braccio.

Mi fermai nuovamente: non avevo intenzione di rimanere da sola con lui, e se avessimo passeggiato saremmo stati vicino a Colin e ai miei fratelli.

Appoggiai il matenate e con disinvoltura feci congiungere la mia mano con quella del secondo maggiore dei Bridgerton.

𝕾𝖇𝖊𝖗𝖑𝖊 𝖊 𝕬𝖒𝖔𝖗𝖊 - 𝙱𝚎𝚗𝚎𝚍𝚒𝚌𝚝 𝙱𝚛𝚒𝚍𝚐𝚎𝚛𝚝𝚘𝚗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora