CAPITOLO 6

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Gli occhi di Jungkook erano rossi e vuoti, quasi spenti. Guardavano il soffitto sopra di noi mentre le sue parole si ripetevano nella mia mente e mi domandavo, mi veniva proprio spontaneo chiedermi, chi avesse amato così tanto e chi era quella persona tanto crudele ed egoista da non accettare l'amore di un altro.
Lo guardai e mi meravigliai di quanta sostanza bruciata ci fosse dentro il corpo di questo scrittore. Di questo ragazzo con così tanto odio dentro di se.

Mi chiesi come faceva una persona a vivere così.
Io non lo sapevo, non ne avevo idea. Nonostante i litigi con mio padre e le sofferenze, avevo sempre visto il mondo a colori e tutto il dolore che Jungkook provava, stavo quasi per renderlo mio. Come facevo sempre del resto.
Non sapevo cosa si provasse a dipendere da una bottiglia, da qualche bicchiere e soprattutto, non comprendevo come potesse essere così restio al genere umano quando lui stesso ne apparteneva.

Non capivo se questo modo malato che aveva di distruggersi, fosse per amore o per odio nei confronti di se stesso, l'unica persona che rimaneva, e forse nemmeno quella.
Probabilmente il corvino si stava distruggendo e rigirando nel proprio dolore tanto da non riuscire più ad essere cosciente delle sue azioni.
Come se la mente fosse divisa in due parti, una peggio dell'altra, pronte a sbranarsi a vicenda appena se ne presentava l'occasione.

Era forse possibile?

Rimanere senza un briciolo di razionalità, di coscienza, di amore.

Mi chiedevo, era possibile?

«Starai bene, Jungkook» mi sentivo ingenuo e stupido a trovare solo queste inutili parole da dire. Le uniche che riuscivo a pronunciare, a pensare. Che altro potevo dire?

Lo guardai alzarsi dalle mie gambe e mettersi seduto, si strofinò gli occhi con entrambe le mani e poi, fece un sorriso sghembo.

«Perché sei ancora qui, Taehyung?» mi disse. Il suo tono era sgarbato e la voce rude, roca.

Sospirai.

Jungkook era rimasto sulle mie gambe almeno un'ora, mentre il silenzio più orribile che io avessi mai sentito invadeva ogni cellula del mio corpo, distraendolo, confondendolo.

«Perché mi va» dissi semplicemente.

Si alzò in piedi, le sue gambe stabili e le mani impegnate ad accendersi una sigaretta. Sembrava davvero l'uomo più antipatico sulla faccia della Terra.

«Puoi andare ora.»

«No» dissi, il mio tono era fermo.
Lui mi fissò e il suo sguardo si posò sui i miei occhi lucidi e le lacrime ormai secche sulle guance.

Sorrise amaramente.
«Quanto sei ingenuo, Taehyung? Piangi per me?» Mi chiese.

Davvero stava dicendo quelle cose? Dopo che l'avevo aiutato ed ero rimasto con lui?
Poco prima era sulle mie gambe, distrutto, mentre si ricordava quanto poco amore avesse ricevuto nella sua vita e probabilmente nemmeno si rendeva conto che lui di amore non ne dava, nemmeno un po'.

Restai in silenzio provando ad ignorarlo. Ero troppo debole per avere una discussione con lui, il Re della crudeltà, della verità, del mondo che c'era la fuori. Degli imbrogli e delle sbronze. Il Re di una vita che io avevo mai vissuto e di un mondo che non avevo mai visto. Conosceva cose che io non sapevo, aveva visto cose che io probabilmente non avrei mai visto e aveva sofferto tanto, come io non avevo mai fatto.

Ma non glielo dissi.

Gli lasciai la convinzione che era giusto ridursi così, perché infondo, era ciò che voleva, e io non ero nessuno nella sua vita per dispiacermi per lui o provare ad aiutarlo, anche se avrei voluto.

Give Me Your Forever | Taekook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora