Platone

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Un Professore 1x04

Simone


Martedì mattina.
Sono arrivato in ritardo e vi trovo tutti fuori da scuola, papà. Ma che succede? Sembrate agitati, ve la prendete con tre operai seduti ai piedi del muro dell'amore.
Mi slaccio il casco, mi passo una mano tra i capelli.
Non capisco, neanche tu capisci.

Poi sento Matteo dirti: "Infatti professò, non lo possono rivernicià, è 'n sacrilegio!" e vedo quei tre poveretti guardarsi e chiedersi: "E che dovemo fà?"
E allora realizzo.
I lavori di ristrutturazione, gli operai, Chicca affannata.

Vogliono verniciare il muro dell'amore.

In silenzio mi avvicino agli altri, e senza dire una parola mi mescolo alle loro proteste. Sono ancora assonnato, stamattina. In bocca il sapore del latte che mi ha preparato nonna, nei polsi l'ansia lieve di un nuovo giorno che comincia, e degli occhi di Manuel che ancora non hanno incontrato i miei ma lo faranno presto.

La guardo. Guardo quella parte della facciata che negli anni si è riempita di scritte... dediche, cuori, disegni. Tutti indelebili e tutti talmente presuntuosi da sfidare il tempo e le intemperie. E per un attimo mi domando da quanto tempo è lì. Il muro dell'amore.

È così da sempre. Da quando ho messo piede per la prima volta in questa scuola e chissà da quanto tempo prima. Quando ti piace qualcuno, scrivi il suo nome lì e a volte ti porta fortuna. Una di quelle tradizioni iniziate per caso da uno, e tramandate di anno in anno. Anche se ormai a scriverci sono rimaste solo le coppiette, che segnano lì sopra le loro iniziali al centro di cuori e si illudono che così il loro amore durerà per sempre. Anche Laura ha provato a convincermi a scrivere i nostri, un po' di tempo fa, ma io ci ho riso su. Non mi piace la spettacolarizzazione dei sentimenti, mi sembra una cosa infantile. E poi non ero sicuro di desiderare che il nostro amore durasse per sempre. Col senno di poi, si direbbe che ho avuto ragione.

È partendo da questo che stamattina, a quanto pare, hai deciso di fare lezione.

Fuori da scuola, sì. Perché con te le cose normali mai... Ed è partendo da lì, dal muro dell'amore, che inizi a parlarci. Per tentare di placare gli animi, all'inizio. O forse solo perché tu sei così. Trai ispirazione da tutto. Tutto ti attraversa. O ti scivola addosso.


"Allora ragazzi, guardiamo bene questo muro, tutte le sue stratificazioni, questi graffiti..." ci dici entusiasta, quando ormai siamo tutti con le spalle al muro, chi appoggiato ai motorini, chi seduto per terra. "Leggiamone qualcuno... non so, Giulia ti amo... Diego e Fabry nel cuoricino... Bea + Mario, insomma no? Ecco, guardatelo attentamente perché oggi ho intenzione di parlare..."
Fai una pausa e ci guardi tutti, uno ad uno.
"...dell'amore" aggiungi poi. "E del filosofo che meglio di tutti ne ha parlato, secondo me... che è... Platone"
"Me cojoni!" esclama allora uno degli operai, facendoci sorridere tutti.

"Ecco... Platone, dicevamo" riprendi a parlare tornando a rivolgerti a noi, prima di essere interrotto un'altra volta. Questa volta dalla preside, che è uscita seguita dalla mamma di Aureliano e da una decina di altre persone e, vedendoci tutti lì, giustamente ci chiede: "Ma posso... sapere... cosa fate? Come mai non siete in classe?"

E a quella domanda tu non ti scomponi, papà. Ti infili le mani nelle tasche dei pantaloni e le rispondi semplicemente: "Salve! No, noi stiamo cercando di trarre ispirazione poetica da questo muro, per parlare del più poetico dei filosofi..."
"Io direi che si può trarre ispirazione anche in classe" replica, leggermente imbarazzata.

Chiaramente piena delle tue trovate folli, che un giorno di questi le faranno venire i capelli bianchi.
Non so davvero come faccia a continuare a giustificarti.
È la mamma di Aureliano a intervenire, allora.
"Beh però... i pensieri fluiscono più liberi all'aria aperta. Lo dice la scienza..." dice, facendo un passo avanti.
Eccone un'altra che è già caduta ai tuoi piedi.

Indelebile || Simone e ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora