Il canto della sirena

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Erano anni che navigava.
Nell'oceano.
Nell'universo.
Nella propria mente.
Nel mare dei ricordi.
Nel fiume del passato.
Si stava perdendo, in quell'oblio che egli stesso si
era creato.
Riusciva a sentire solo una voce estranea.
Quella di una sirena, quanto era splendido il
canto, quanto ne era pericolosa la natura.
La verità è che stava seguendo quella voce da
anni.
Come d'altronde farebbe un bambino seguendo un
aquilone.

C'era una volta un ragazzo, conosciuto come il ragazzo triste.
Nessuno si ricordava il suo nome, e a dire il vero, a nessuno interessava veramente.
Quando era chiuso in camera si sentiva solo.
Quando era insieme ai suoi compagni di scuola si sentiva solo.
Quando era con la sua famiglia si sentiva solo.
Era in un mondo con più di sette miliardi di persone, e lui si sentiva solo.
Ormai non era più una novità, era abituato a non avere persone su cui contare.
<Non ti fidi di me?> Chiese un compagno, ma come rispondere, lui odiava mentire.
<Non ti conosco> rispose invece.
<Se mi conoscessi, ti fideresti?>
"No, non mi fido neanche di me stesso" pensó, ma non voleva ferirlo, così se ne andò lasciandolo in sospeso.
La vita stava diventando così monotona, che quasi non la credeva reale.
Pensava di essere rimasto intrappolato in un chissà quale loop temporale.
Mentre percorreva il solito tragitto per tornare a casa, un auto lo colpì.
Nel momento dell'impatto pensó "ora non saró più solo, non saró più niente"
Ma si sbagliava, non sarebbe morto quella mattina, entró in un coma profondo e a lui sembró di sprofondare negli abissi.
L'acqua era di un tepore rilassante, le sue orecchie non sentivano suono, stava così bene completamente disinteressato dal mondo.
A malapena riusciva a pensare, era a mollo in una strana condensa di mare.
Poi sentì una voce, e la bolla di pace in cui era immerso si ruppe come cristallo.
Più sentiva la voce e più ne rimaneva incantato.
Più seguiva la voce e più dimenticava le sue radici.
La voce cantava, e diventava sempre più forte, risuonava nella sua mente e se ne appropriava.
Lui non sapeva più che era, non sapeva più niente per la verità, l'unica cosa a cui riusciva pensare era la voce.
Ogni tanto sentiva anche dei rumori strani, come quelli che si sentano in ospedale, quei battiti robotici.
Tu-tu-tu
Tu-tu-tu
Frazioni di secondo, in cui il canto continuo si interrompeva e lui ritornava consapevole.
Ma poi tutto veniva di nuovo offuscato dal canto.
"Chi sono io?" Pensava tra se e se
"Dove mi trovo?" Si domandava
"Da dove viene questa voce?"
Domande che gli percorrevano la testa ogni momento.
Quel giorno non aveva perso la vita, ma la memoria e la coscienza.
Il suo viaggio verso la voce stava per concludersi, era ad un passo dal scoprire da dove provenisse.
L'ultima immagine che vide fu una sirena, dagli occhi blu e i capelli azzurri.
<Puoi andare, mi hai trovato> disse mentre gli lanciava un bacio con la mano, poi si tuffó nel nero e scomparse.
Il nero si sparse per tutto il suo campo visivo, fino a ricoprirgli la testa.
Era di nuovo nella bolla in cui non sentiva niente.
Poi aprì gli occhi, era in una stanza d'ospedale, respirava a fatica, vedeva sfuocato e continuava a sentire quel rumore martellante.
Tu-tu-tu
Tu-tu-tu
Sua madre inizió a piangere di gioia vedendolo aprire gli occhi.
Era confuso, non si ricordava più cosa ci faceva lì, ma di una cosa era più che certo.
Nel tempo in cui aveva navigato nell'oceano della sua mente aveva conosciuto la morte e gli aveva mandato un bacio.
La morte era una sirena e lui ne aveva sentito il canto, che in realtà non era altro che il grido straziante della vita che finisce.
Ne era consapevole, nulla sarebbe stato più come prima.

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