Gironzolavo per i giardini dell' oltretomba, lo facevo spesso in quel periodo.
Le anime dannate erano sempre così insignificanti e gli eroi troppo egocentrici, i bimbi nel limbo troppo puri anche solo per potermi notare.
Quindi mi annoiavo a morte, anche se ero già effettivamente morto da un pezzo.
Satana non mi ha mai detto il mio ruolo, non mi ha detto chi fossi prima di morire, non mi ha detto perché fossi morto, e non mi ha detto dove abitare.
Dunque non sapendo cosa fare gironzolavo negli inferi, ogni tanto chiedevo consulenza a Satana, ma lui non mi parlava mai.
Era un giorno come quelli, il sole nero splendeva come un vulcano nella cenere, faceva male agli occhi, poi Satana parlò: "Essere, tu chi sei o cosa sei?" mi chiese con voce autoritaria.
Io non sapevo chi ero, ma sapevo che non stava a me saperlo.
"Speravo potesse dirmelo lei, immortale"
"È questo il problema, io non lo so"
"Ma lei sa tutto di tutti, la prego, mi dica chi sono"
"I-io non lo so"
Satana che balbettava? Satana non può balbettare.
"Mio signore? Si sente bene? Chi sono io?"
"IO NON LO SO" mi disse allora urlando, i capelli presero fuoco e incendiarono un albero secco lì vicino.
Poi il padrone non parlò più, né con me né con nessun altro.
Le anime iniziavano a incolparmi per quel mutismo
"È lui, lui ha rubato la parola al padrone" sussurravano le anime quando passavo.
Da quel giorno non gironzolai più in giro, pure i bimbi del limbo ora mi odiavano.
Ricordavo spesso con malinconia l'aspro profumo dei giardini, così come le risate dei bimbi e i lamenti delle anime tormentate.
Mentre fissavo il sole, qualcuno mi chiese "Chi sono io?" era successo, mi avevano dimenticato, la mia anima si stava disintegrando.
In quel momento milioni di frammenti della mia anima chiedevano chi fossero, poi semplicemente ci fu il silenzio.
Avevo smesso di esistere, nell'agonia del Tartaro, eppure non riuscivo a non pensare.
Chi ero io? Perchè sono morto? Non lo saprò mai, resterò a vagare negli inferi del Tartaro perché Satana per colpa mia, ha smesso di parlare.
Alcuni mi chiamano eco, altri demone, altri mi dimenticano, ma io sono solamente e semplicemente niente.
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Favole della buonamorte
De TodoIl narratore, è colui che si nasconde, che osserva senza commentare. I suoi occhi imprimono nella memoria tutto ció che vedono. È colui che scrive le storie, colui che non si sente davvero reale. Puó trascrivere milioni di vite,ma c'è ne sarà sempre...