La ragazza stava passeggiando tra fiori dal profumo d'amore, leggiadra come una farfalla, si muoveva come se anche egli stessa non fosse altro che un fiore.
I capelli delicati come pistilli, le labbra come petali e gli occhi come polline di cristallo.
La corona splendeva ogni passo che la ragazza faceva, e la servitù si rivolgeva a lei con "sua maestà".
Mentre ammirava una splendida farfalla, sentì dei passi, passi regali e autoritari, era sua madre.
<Salve, mia regina>
La salutò.
<Niente inchino?>
Rispose la regina in tono freddo e disinteressato.
<Mi scusi>
Questa volta si inchinò.
La madre si assicurò che nessuno sguardo furtivo stesse osservando la scena, poi prese un coltello dalla sottoveste.
<Vuole uccidermi?>
Chiese la figlia, con una tranquillità che avrebbe fatto invidia a qualsiasi mummia egizia.
<Si>
<Peccato>
<Per cosa?>
La madre era veramente confusa, ma non lo diede a vedere, restò rigida e severa come una roccia.
<Mi hai uccisa nello stesso momento in cui mi hai messo al mondo, mamma>
La ragazza si scostò per annusare un dolce fiore.
<Mi devi dare del lei e non chiamarmi così, lo sai che per te sono e sarò sempre la regina>
<E io per te non sarò mai una figlia>
Quelle parole ferirono molto la regina, anche se non lo diede a vedere.
<Cosa vorresti insinuare?>
<Una madre che rimane regina anche se in solitudine, non è una madre. Lo hai detto tu stessa, e se non c'è una madre non ci può essere una figlia>
La ragazza prese delicatamente una farfalla che sostava su una ortensia.
<Che aspetti ad uccidermi, mia regina?>
La regina era incredula, teneva ancora il coltello in mano, anche se le tremavano le dita.
<Io sono tua madre>
Sussurrò, quasi dovesse convincersene.
<E tu, si tu, sei mia figlia>
Una lacrima scese sulla guancia della principessa.
<Perché vuoi uccidermi?>
Chiese la figlia trattenendo i singhiozzi, la calma di prima se n'era andata come un'ape che sceglie un'altro fiore, abbandonando le speranze di quello vecchio.
<Ho detto che sei mia figlia, non che ti volessi bene>
Le dita della madre non tremavano più, strinse il coltello e pugnalò con determinazione la figlia.
Poi lasciò cadere il corpo esangue in mezzo ai fiori.
<Addio>
Disse prima di andarsene.
Nel giardino formato da ortensie di colori sgargianti, un colore spiccava fra tutti, brillante come rubino, il sangue splendeva al sole, ricordando agli occhi che osservavano che una vita si era spenta, proprio in quel posto incantevole.
Una farfalla dai colori docili, si posò sul suo volto inerme, e restò immobile mentre cercava di prendere il dolce nettare da quella fanciulla, che sarebbe rimasta tale, per sempre.
La leggenda narra che lo spirito della principessa viaggi con la farfalla, e che quest'ultima si posi solo su chi è dolce come una rosa, ma pericoloso come le spine.
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Favole della buonamorte
De TodoIl narratore, è colui che si nasconde, che osserva senza commentare. I suoi occhi imprimono nella memoria tutto ció che vedono. È colui che scrive le storie, colui che non si sente davvero reale. Puó trascrivere milioni di vite,ma c'è ne sarà sempre...