Sesta parte

117 39 54
                                    

VERONICA
«Veronica! Veronica! Tesoro, mi senti?», la voce in lontananza di mia madre mi rimbomba nella testa, apro gli occhi lentamente e la vedo in preda al panico con il telefono in una mano e un panno imbevuto d'acqua nell'altra.

«Veronica! Come ti senti, tesoro? Tieni, metti questo sulla fronte, sto per chiamare il medico», mi dice mia madre poggiandomi il panno bagnato sulla fronte e intenta a comporre un numero sul telefono.

«Il dottore?! Perché? Cosa è successo? Perché stai urlando?», le chiedo senza capire cosa stia succedendo.

«Tesoro, non ti agitare, rimani sdraiata, devi aver avuto un calo di pressione per via dello shock. Io lo avevo detto a tuo padre che forse sarebbe stato meglio chiudere questa camera a chiave, almeno finchè tu non avessi assimilato meglio l'accaduto».

Ascoltando queste parole, mi rendo conto di essere distesa sul pavimento della camera di Samy, con la testa appoggiata ad uno dei cuscini di velluto della poltrona.

Cosa mi è successo la notte scorsa? Perché mi trovo qui? Sono realmente svenuta? E se è vero, per quanto tempo lo sono stata?

«Pronto? Pronto, Dr. Collins?», non faccio in tempo a rispondere a tutte le domande che mi frullano nella mente, che lei ha già chiamato il dottore.

«Veronica, che fai?!», mi chiede con un tono misto tra il rimprovero e la preoccupazione, mentre le tolgo il telefono dalle mani per chiudere la telefonata.

«Mamma, sto bene, non c'è bisogno di chiamare il medico», provo a dirle per rassicurarla.

«Ma, tesoro, ti ho trovata svenuta sul pavimento, ho provato a svegliarti e non reagivi, tuo padre è già a lavoro, non sapevo che fare!», mi dice con più timore nella voce di quanto non voglia farmi sentire.

«Mamma, tranquilla, davvero. Ieri sera a cena ho mangiato molto poco, devo aver avuto un calo di zuccheri, ma sto bene», cerco di rassicurarla, inventando la prima scusa plausibile che mi viene in mente, pur di non farle chiamare nuovamente il medico.

«Ma cosa eri venuta a fare in camera di Samy?», mi chiede, ignara del fatto che io stessa ignori la risposta in questo momento.

«Semplicemente non riuscivo a dormire, quindi sono venuta qui per...bhe perché mi mancava e...», onestamente non so quale scusa inventarmi, perché proprio non ricordo come io sia finita qui.

«Tranquilla, tesoro, ti capisco... manca molto anche a me», mi dice interrompendo il mio discorso pieno di scuse, probabilmente scambiandole per semplice tristezza, e mi abbraccia.

Ecco qui la sesta parte!
In questo capitolo ho provato a migliorare la punteggiatura, in quanto mi sia stato fatto notare che vi erano degli errorucci per quanto riguardava le virgolette.
Spero che ora vada meglio, in ogni caso sentiatevi liberi di farmi notare altri eventuali errori e di esprimere i vostri pareri!
Ci rivediamo sabato prossimo con la prossima parte! Ciao a tutti e buona lettura!
(P.s. so che in realtà avrete già letto tutto se siete arrivati fino a qui, ma dettagli ahahah)

LA CASA DI PLASTICADove le storie prendono vita. Scoprilo ora