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Il dolce calore del sole minacciava di entrare attraverso le finestre di stoffa, per illuminare e scaldare quell'appartamento. Il cinguettare dei passeri era udibile al di fuori di lì, nonostante fosse prima mattina.

La città era silenziosa, regnata dal suono della natura.

Qualche raggio di sole baciò dolcemente i due volti, ancora dormienti nel loro letto. Avevano deciso di dormire in letti separati, ovviamente, pur non sapendo come il castano ne avesse rimediato uno all'ultimo minuto, solo per non dormire in presenza di qualcuno affianco a lui.

Osamu si svegliò per primo al graffiante suono della sveglia, che sembrava appesantirgli la testa. Emise un gemito otturato nel tentativo di stiracchiarsi, udendo lo scricchiolio delle sue ossa, e poi levandosi dal letto, spegnendo la sveglia metallica con un colpo sordo, rimanendo immobile dinanzi al letto.

Noncurante che il rosso si fosse svegliato o meno, uscì dall'appartamento per recarsi in agenzia. Ad ogni modo, non credeva che a Chuuya importasse più di tanto di dove andava, e tanto sarebbe stato meglio lasciarlo dormire.

Afferrò il cappotto e se ne andò, dimenticandosi anche di fare colazione. Questo spiegava l'andamento lento del castano e come il suo corpo fosse pesante, sembrava non avesse dormito da giorni.

Nonostante ciò, non eta proprio di cattivo umore ma non era neanche una delle sue giornate tipo, era una mattinata mediocre.

Aprì la porta del suo ufficio con riluttanza, cambiando istantaneamente espressione, quegli occhi stanchi si tramutarono in uno sguardo vispo e pieno di energia.

"Buongiorno!"

"Buongiorno Dazai."

Dissero in coro tutti i presenti, che quella mattina erano Atsushi, Ranpo, Tanizaki e come al solito il suo collega Kunikida.

Canticchiando si mise a sedere, abbandonando disordinatamente il cappotto sullo schienale della sedia di pelle color come la pece, accendendo il suo computer con un sorrisetto fiero dipinto sul volto.

"Hai uno strano odore, Dazai-san. Cosa hai fatto?"

Dichiarò Nakajima che stava passando nei pressi del castano con un taccuino in mano, per porgerglielo. Non riusciva a capire come avesse fatto a notarlo, probabilmente sapeva quale fosse il suo odore naturale e sentirne uno differente l'aveva destabilizzato.

"Non è nulla, sono stato con un mio amico che fuma."

Convinto di essersi liberato di quel fardello sospirò, ma venne interrotto subito dopo dallo stesso Atsushi, il quale era affamato di curiosità quel giorno.

"Chi? Chuuya della Port Mafia che abbiamo portato in ospedale? Non pensavo ci avessi parlato anche og-"

"Che. Cosa. Stai. Dicendo."

La tesi del minore venne frenata dall'intervento brusco del collega Kunikida, che scandì ogni parola nella frase per rendere la sua ira più percettibile.

"Non ho detto di star parlando di lui!"

"Dazai, tu non hai amici, figuriamoci quelli di vecchia data. Avresti altre alternative da inventarti?

Osamu rise osservando il biondo sistemarsi gli occhiali per il nervosismo, ancora incredulo per quanto avesse sentito.

"Se solo sapessi il resto, ti cadrebbero le braccia."

"Eh?"

Doppo strillò, non accorgendosi della presenza di altre persone nella stanza. In effetti, non sapeva neanche che il suicida lo stesse ospitando a casa sua tutt'ora, e la notizia avrebbe portato alla conclusione supposta da Dazai.

"Inoltre, ci tengo a precisare che non potresti avere il suo odore se vi siete parlati come dici tu."

"E cosa stai insinuan-"

"Vi siete toccati, l'odore che hai addosso è sui tuoi vestiti, peccatore di merda."

Il castano rise di nuovo, non sapendo come fosse giunto a quella conclusione, che in realtà non era infondata. L'unico motivo per il quale Kunikida fosse così iracondo nei suoi confronti fu uno solo.

Dopo la missione di qualche anno fa, che aveva permesso ai due ex-partners di incontrarsi, sarebbe stata l'ultima volta nella quale Osamu potesse avere un contatto "diretto" con un membro della mafia. Non sapeva bene cosa volesse intendere il biondo con "diretto", quindi l'aveva interpretato a suo modo.

"Dazai, dobbiamo parlare."

Senza nemmeno il tempo di controbattere e come se non avessero già parlato prima, Doppo se lo trascinò in corridoio con forza, sbattendo rumorosamente la porta dietro di sé. Gli afferrò le spalle, per costringerlo a guardarlo negli occhi, penetrandolo con la sua ira.

"Lo capisci che potrebbe benissimo manipolarti per gli scopi della mafia? Se fossi in te non mi sarei mai fidato, e poi perché Atsushi ha parlato di ospedale?"

"Stava usando la corruzione nel bel mezzo di una missione, cosciente che non avrebbe mai potuto fermarla senza il mio potere d'annullamento, infatti fisicamente si era ridotto abbastanza male, l'abbiamo portato in ospedale e mi sono preso la responsabilità di farlo alloggiare da me, mentre gli occhi della Port Mafia sono coperti."

Mentre parlava, Kunikida si rendeva conto sempre di più di quanto odiasse quando Dazai facesse sempre di testa sua, ignorando i consigli a testa alta e reputandoli tutti inutili.

"Sei stupido? Non ti rendi conto di-"

"Di quanto io stia rischiando? Lo so, ma non sarà sicuramente un uomo che conosco da una vita a potermi mettere in pericolo."

Doppo indietreggiò, udendo le parole decise del collega, che appariva sicuro di quello che stesse dicendo.

"Non sei tu che puoi permetterti di dirmi quello che non devo fare fuori dal lavoro, ho un conto in sospeso con Chuuya, nel quale non ti devi immettere."

Il castano squadrò il collega dalla testa ai piedi, poi fece per andarsene, già stanco di rimanere in quel luogo.

Non aveva mai provato così tanta negatività nel tentativo di difendere il nome di qualcuno, specialmente di qualcuno che odiava.

"Dì a Fukuzawa che mi prendo il giorno libero."

匚ㄖ尺尺ㄩ卩ㄒ乇ᗪ // sᴏᴜᴋᴏᴋᴜDove le storie prendono vita. Scoprilo ora