ᵗʰᵉ ᵈᵒᵍ ᵃⁿᵈ ᵗʰᵉ ᶜᵃᵗ

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La luna prese il posto del sole quando Atsushi e Dazai si recarono all'ospedale più vicino che potessero trovare.

Kunikida non ne sapeva nulla, e menomale, avrebbe tagliato la testa a entrambi, metaforicamente parlando.

Non era ancora loro permesso entrare dentro quella camera d'ospedale, costretti ad alloggiare nella sala d'attesa.

Nakajima tenne basso lo sguardo, osservando il maggiore con la coda dell'occhio, vedendolo farfugliare qualcosa a bassa voce, tra sé e sé. Non si prese neanche la briga di starlo ad ascoltare, poiché non avrebbe capito nemmeno se stesse parlando ad alta voce.

Quell'uomo non lo capiva mai, come non gli era chiaro il perché egli fosse così agitato in quel momento.

Non era solito mostrare emozioni così forti e negative, tutte insieme, poiché come guida doveva dargli il buon esempio. Inoltre, Osamu non era mai sotto pressione, o comunque meno di quanto ci si sentisse in quel momento.

L'atmosfera di tensione si ruppe quando entrambi videro il viso di un'infermiera dai lineamenti dolci e femminili, concedendo ad uno dei due presenti di entrare.

"Entro io."

Il castano si propose per primo, alzandosi di scatto da quella sedia di plastica azzurra che sembrava torturarlo fino a quel momento.

Non si è nemmeno soffermato sull'aspetto angelico di quella donna, di solito Dazai aveva occhio per queste cose, ma ora il suo sguardo era offuscato dall'angoscia che lo stava opprimendo.

La donna gli fece strada in quella stanza, l'odore tipico d'ospedale gli si infilò nelle narici velocemente, facendogli assumere un'espressione di disgusto.

Si addentrò in quella stanza, che illuminava il letto dove il paziente giaceva stanco, non notando neanche chi lo stesse venendo a trovare.

Senza neanche salutarlo, Dazai si sedette sul bordo del piccolo letto d'ospedale, facendolo scricchiolare e richiamando l'attenzione del malato.

"..Che ci fai tu qua?"

Tutto quello che riuscì ad enunciare, poi si ammutolì, squadrando il viso del castano da capo a fondo, quello sguardo tagliente sembrava lacerarlo nonostante fosse in quelle condizioni.

"Ah non lo so, forse perché ti ho portato io in ospedale."

Dazai incrociò le braccia, frustrato, quella preoccupazione che gli appesantiva il cuore venne celata come di suo solito.

Entrambi stettero in silenzio, e il castano si prese un attimo per guardare meglio quel viso familiare.

Quei capelli fulvi erano abbandonati e in disordine sulla federa del cuscino, quegli occhi aguzzi e vitrei si erano già stufati di guardarlo e avevano completamente cambiato direzione.

Il suo sguardo era sempre lo stesso, si atteggiava come se fosse nel migliore degli stati quando aveva letteralmente visto la morte davanti a sé, se non fosse arrivato in tempo.

Era bello? Sì, l'aveva sempre pensato, ma si sarebbe montato troppo la testa in caso avesse dovuto dirglielo, e sarebbe stato irritante per lui.

"Chuuya."

Il più alto pronunciò il suo nome, con un velato sorriso dipinto in volto.

Era quello il modo in cui reagiva quando udiva quel nome da qualche parte, nonostante i due si odiassero come fossero cane e gatto.

"Perché te ne sei andato senza dire nulla?"

Il rosso parlò prima che l'altro potesse continuare la frase, in quella domanda non c'era l'asprezza solita di quell'uomo, con la quale erano soliti parlarsi, tanti anni fa.

Due perfetti opposti, erano riusciti a divenire partner quando Dazai aveva contatti con la mafia, andandosene poco dopo la loro conoscenza.

Non disse nulla a nessuno, semplicemente non voleva più quella vita e decise di staccarsi da essa, noncurante di come l'altro potesse sentirsi alla sua scomparsa.

Non che gli importasse più di tanto, ovviamente, Osamu non gli serviva e non gli è mai servito, come diceva sempre lui.

"Non pensavo ti importasse."

"Non ho detto questo. Era una domanda, pezzo di merda."

In quella risposta Chuuya riacquisì quel tono pungente con il quale battibeccava sempre con l'altro, quando erano più giovani. Non erano amici, non si reputavano tali, quindi si sentiva giustificato e nessuno dei due aveva da dire nulla a riguardo.

"Se non ti importa allora non mi sento in dovere di dirtelo. Piuttosto, ho io una domanda da farti."

Aspettò un segno di approvazione dall'altro, e nel mentre calò il silenzio in quella stanza fredda.

Il castano fece scivolare le dita magre nella mano aperta dell'altro, accarezzandola e stringendola nella sua. Si aspettava la peggiore delle reazioni, attendeva che il rosso iniziasse a prenderlo a parole, insultandolo nel più fantasioso dei modi. Invece lo lasciò fare, il suo sguardo era perso nel vuoto, la bocca socchiusa, gli occhi vuoti.

Dazai avvicinò il viso alla mano levigata del rosso e lasciò un bacio su di essa, in modo galante, ma non c'era alcuna seconda intenzione dietro, semplicemente gli andava di farlo e così fece.

"Perché hai usato la corruzione nonostante io me ne sia andato? Ti ricordo che se non ci sono io sei costretto a usarla fino a morire."

Bisbigliava a pochi centimetri dalla mano sel rosso, che sussultò al sentire del caldo respiro del suo ex partner su di sé, che gli corrodeva la pelle poco a poco.

"Cosa t'importa esattamente? Anche se morissi da corrotto, non ti cambierebbe nulla, quindi sta' zitto."

L'acidità di Nakahara cominciò a farsi sentire di nuovo, ma questa volta non era stato così aspro, così noncurante della reazione dell'altro, giusto perché gli andasse di farlo. No, probabilmente era deluso, era infastidito di come Dazai l'avesse abbandonato come se non lo conoscesse neanche, anche se poco gli importava.

Il rosso ritrasse bruscamente la mano che il castano gli stava stringendo, disperdendola sotto il lenzuolo, e sbuffò avvertendo l'odore dell'ex partner sul suo corpo, nonostante non avesse sfiorato un centimetro di esso se non per prendergliela.

Nonostante ciò lo sentiva e si innervosiva a causa di questo: loro due non erano più nulla, erano ormai due sconosciuti che avevano intrapreso vite diverse, scelte diverse.

Voleva eliminare ogni traccia di lui, per quanto gli riguardasse, perché lo odiava a morte. Voleva davvero che fosse morto, sarebbe stata una conclusione positiva per entrambi, così Chuuya non l'avrebbe più visto e Dazai sarebbe probabilmente sotto terra, poiché non credeva nell'esistenza di un paradiso o di un inferno, ma almeno avrebbe esaudito il suo desiderio più grande.

Ma questo infondo non lo pensava veramente, entrambi ne erano a conoscenza, poiché quando la presenza del castano si faceva sentire, la sua anima si sentiva più leggera.

匚ㄖ尺尺ㄩ卩ㄒ乇ᗪ // sᴏᴜᴋᴏᴋᴜDove le storie prendono vita. Scoprilo ora