Le curiose comari di Hogwarts

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Si sentiva un animale braccato e suonava strano perfino alla sue orecchie.

Doveva aspettarselo a dire il vero, ma non era più vigile e attento come un tempo.

L'amore l'aveva reso meno diffidente e di questo doveva solo incolpare la donna riccioluta che, in quel preciso momento, si era rintanata da qualche parte nel castello per preparare il nuovo articolo per la rivista Incantesimi del Futuro.

L'avevano bloccato quando sapevano che non aveva vie di fuga.

La colpa era di Minerva, ovviamente. Era sempre colpa sua, probabilmente erano i difettosi geni Grifondoro.

Era tutto il giorno che si sentiva osservato e studiato come se fosse una nuova razza di vermicolo.

Ne conosceva il motivo: sulla Gazzetta del Profeta era uscita la notizia dell'imminenti nozze tra il Preside di Hogwarts Severus Piton e la talentuosa, nonché promettente insegnante, di Incantesimi Hermione Granger.

Articolo uscito a sorpresa perfino per loro.

Hermione aveva avuto il buon senso di non farsi vedere in Sala Grande né per la colazione né per il pranzo.

Ed ora era sparita.

Lui aveva pensato che nessuno in quella scuola avrebbe avuto l'ardire di fargli le congratulazioni né di fissarlo in modo strano.

Aveva avuto ragione, o così aveva pensato nei primi cinque minuti della giornata.

Di occhiate ne aveva ricevute fin troppe solo per raggiungere il tavolo in Sala Grande, le studentesse sospiravano al suo passaggio sperando di non farsi sentire ed erano arrivati imbarazzanti bigliettini di congratulazioni che lui non aveva neppure aperto. Uno di questi, per finire in bellezza la colazione, si stava per mettere a cantare quando gli lanciò un incantesimo facendolo finire in mille coriandoli bruciacchiati.

Dopo l'episodio della lettera incendiata nessuno gli aveva più rivolto la parola e le occhiate con sospiri incorporati erano finite.

Avrebbe dovuto trovare strana quella calma e perfino la presenza di Sibilla al tavolo degli insegnanti avrebbe dovuto insospettirlo, ma ormai era felice, innamorato, quasi sposato e non vedeva più complotti e macchinazioni alle sue spalle.

Sbagliava, ovviamente.

Poteva sentire la voce gracchiante di Malocchio nelle orecchie che gli gridava di restare sempre all'erta, ma la stava ignorando pensando che, dopo l'Oscuro e il suo rivoltante serpente, nulla potesse spaventarlo.

La mattinata era trascorsa nella solita routine, aveva punito un paio di Tassorosso che avevano trovato divertente lanciare una caccabomba nel bagno femminile del quinto piano e aveva inviato un paio di gufi al Ministero.

Neppure l'assenza di Albus nel quadro l'aveva insospettito.

Dopo pranzo, stranamente senza Minerva al suo fianco, stava per andare nel suo privato laboratorio quando un elfo era corso nella sua direzione sbatacchiando le grosse orecchie sul cranio pelato, con gli occhi azzurri spalancati che si muovevano frenetici osservando tutto quello che lo circondava, come se non lasciasse mai le cucine.

Si inchinò alla sua presenza e ringraziò che non ci fosse Hermione, nonostante gli anni era ancora convinta che gli elfi dovevano essere liberi e pagati.

Aveva la spilla del C.R.E.P.A. appuntata su un vecchio mantello chiuso nell'armadio; mantello che non avrebbe mai più visto la luce del sole.

- Eddy cerca il signor Preside. - ansimò l'esserino con le mani premute sull'addome grande quanto cinque libri impilati – Eddy ha ordine di dire al Preside che la professoressa McGranitt cerca lui in suo ufficio.

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