Capitolo 3

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Louis si prese il ponte del naso tra le dita, i suoi occhiali premevano contro la sua fronte mentre sospirava profondamente, "smettila di parlare..." disse al telefono, costringendo se stesso a rimanere calmo.

"Signor Tomlinson non dovrebbe volerci più di una settimana. Con quel tempo potremmo-"

"Potremmo cosa?!" sbraitò, "Io faccio le scadenze e mi aspetto che siano rispettate! Dovrei pagarti solo per farti scaldare la sedia e aspettare che quei documenti siano compilati?!"

"Signore è un affare della città, i permessi-"

"Io possiedo la fottuta città!" Louis urlò, le vene visibili dal collo, "l'ho costruita e, se ne vogliono di più, che accelerino le tempistiche!"

Sapeva di star perdendo la calma, ma a questo punto era troppo tardi per fermarlo. Era così furioso che era vicino a tremare o a rompere qualunque oggetto fosse più vicino a lui.

"... Sì signore."

Con ciò Louis attaccò, riponendo immediatamente il telefono nella tasca per non lanciarlo.

Doveva solo respirare, prendere un secondo e ricordare a se stesso che era a casa, non poteva fare così. Louis era grato di essere almeno nel suo ufficio lontano da Elisa e da Arabella, d'altronde aveva fatto costruire questa stanza all'ultimo piano per una ragione.

Si tolse gli occhiali e li gettò sul tavolo prima di lasciarsi cadere sul divano per lamentarsi. Louis non sprecò un secondo prima di stiracchiarsi le gambe e passarsi una mano in viso, sentendo il suo battito rallentare leggermente.

Sperava che andando via dall'ufficio presto quel giorno potesse passare del tempo con Arabella prima della sua cena con Harry. Ma se non altro era stato ancora più impegnato perché era via e dieci persone cercavano di parlargli di quindici cose diverse. La sua testa scoppiava e non aiutò per niente guardare il suo orologio per vedere che ora fosse.

Louis non poteva cancellare. Lo aveva già fatto due volte a causa del lavoro e una volta per Arabella, non poteva continuare a fare questo ad Harry.

Certo, Louis lo aveva visto al parco dalla scorsa settimana, ma non c'era molto di cui potessero parlare davanti ad Arabella. Aveva raramente del tempo extra per prendere la loro creazione giornaliera di palloncini, ma il fatto che vedesse Harry bene o male ogni giorno era abbastanza per tranquillizzare se stesso e dimostrare al più giovane in persona che era più che serio ad uscire insieme.

E Harry sorrideva come risposta e gli diceva in continuazione che era tutto apposto prima che Arabella richiamasse la sua attenzione. Il ragazzo dagli occhi verdi gliela consentiva immediatamente abbassandosi alla sua altezza sulle ginocchia e chiedendole della sua giornata. E mentre passava in rassegna tutti gli eventi della sua giornata, Arabella dava al ragazzo dei palloncini l'ispirazione per la creazione di quel giorno, che fosse un unicorno, un aeroplano, una lanterna o una collana, era sempre qualcosa di speciale per lei.

Venire al parco era sempre stato divertente per Louis, amava passare del tempo con Arabella, ma ora aveva un nuovo motivo per apprezzarlo. Ora guardava per davvero i due e, dopo aver conosciuto un po' di più Harry grazie alla loro cena e ai molteplici messaggi scambiati tra di loro, poteva dire con facilità che ogni giorno diventava sempre più nervoso di vederlo.

Come Arabella non avesse sentito la sua mano sudare o notato il suo silenzio ogni volta che il ragazzo dei palloncini entrava nel loro campo visivo non lo sapeva, ma lei aveva tre anni e lui era davvero grato per questo.

Louis sapeva che se non avesse smesso di lavorare in quel momento però, sarebbe rimasto a fare altro e non avrebbe visto la sua piccola bambina prima del suo appuntamento. Non avrebbe rimandato, non avrebbe cancellato, doveva accadere per forza. Quella sera aveva finalmente qualcosa di pianificato, qualcosa che pensava che ad Harry sarebbe piaciuto e non c'era modo che non avrebbe portato a termine ciò.

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