La trapassata famiglia reale

34 2 0
                                    

CARLO

Carlo era mio padre, un uomo di cinquant'anni e re del regno del Sud. Sono la sua unica figlia e perciò viziata in tutte le maniere possibili: viaggi, materiali per il disegno, persino un mio laboratorio fuori il palazzo, regali costosi e altre cose del genere... Gli affetti materiali e morali non sono mai mancati, finché c'è stato.

Oltre ad essere re era un lavoratore come tutti. A detta sua voleva tenersi occupato, che si sentiva ancora giovane, che governare un regno non era abbastanza per lui; se ne era sicuro e appagato, non aveva bisogno delle mie obiezioni.

Me lo ricordo ancora: i suoi occhi azzurri, la corporatura asciutta e i capelli grigiastri; adorava il grigio, era il suo colore preferito e secondo lui quel colore gli donava. Infatti, si vestiva quasi sempre con quel colore: ai banchetti, alle serate in maschera e perfino nelle cerimonie importanti. Avrei sempre voluto dirgli quanto il grigio non gli donasse e che in certi aspetti e ambiti era del tutto fuori luogo; ma sapete, cari lettori, quando qualcuno ti accetta per come sei è difficile esprimergli anche solo un'opinione negativa.

La sua morte segna l'inizio di tutto. Morì quando avevo appena sedici anni, fu un colpo duro per me, vista la situazione che vi narrerò a breve; avevamo molti progetti pianificati insieme e ancora molto da pianificare. Mi mancano ancora le sue coccole, le sue carezze e il suo perenne entusiasmo, che appena vedevi i suoi occhi brillanti e il suo sorriso a bocca quasi spalancata ti si rallegrava la giornata. Mi mancano le serate mondane dove lui mi chiedeva di ballare per tutta la serata, come le serate invernali a chiacchierare con cioccolate e coperte in lana su poltrone quasi secolari davanti all'ardere dello scoppiettante fuoco del camino... Mi manchi papà.

GINEVRA

Non ho molto da dire su mia madre Ginevra: non l'ho mai conosciuta. Morì mentre stava partorendomi. All'epoca dei fatti ella aveva diciannove anni, mio padre trentacinque.

La futura coppia che mi avrebbe generato si conobbe ad una serata di gala pochi anni prima: Ginevra poco più che adolescente era una delle ragazzine umili del regno; sognava follemente di partecipare ai balli di corte, così quella sera decise di scappare e di infiltrarsi al ballo con indosso un vestito di sua madre. I balli li conosceva tutti a memoria ed era molto aggraziata, così lo conquistò, diceva papà. Mio padre all'epoca era prossimo all'incoronazione, un uomo trentenne ben formato e realizzato. Perché così tanta differenza di età? Non so spiegarmelo neanche io, papà disse solo che per entrambi fu un colpo di fulmine; non so come abbiano fatto ad innamorarsi l'uno dell'altra, ma so che tutti dicono che le somiglio molto, in tutto e per tutto.

"Vedi? Siete come due gocce d'acqua... Ti avrebbe amato molto, forse molto più di me" mi ripeteva sempre Carlo, indicandomi una delle sue poche foto che si trovavano in sala. In effetti guardandola abbiamo in comune molte cose: il rossiccio dei capelli, che a lei erano lunghi e ondulati; le lentiggini (poco visibili su di me) e i nostri fisici quasi minuti. Forse era questo uno dei motivi principali per la quale papà mi viziava in ogni modo: guardandomi gli ricordavo lei, un pezzo di cuore che la morte gli strappò via senza pietà, delle volte provavo quasi pena per lui.

C'erano e ci sono ancora poche foto di ella, alcune esposte in varie sale con persone di rango importante che neanche conosco, la maggior a parte saranno tutti nostri antenati; altre foto e ritratti sono conservati chissà in quale meandro buio e sporco del palazzo. Una sola però era in camera mia, è un po' ingiallita ma è una delle mie preferite, se non quella che amo di più. È ritratta su una panca di pietra con la chitarra tra le mani; lo sfondo era un crepuscolo accompagnato dal mare mentre lei aveva un sorriso smagliante.

Papà diceva che anche lei amava il mare ma soprattutto disegnare, prima di scattarle quella foto erano di ritorno ad una mostra d'arte. La cosa che a parer mio rende speciale ed intima questa foto è il pancione che non voleva nascondersi dalla chitarra, nel suo pancione all'epoca c'ero io. Adorava anche la musica, papà mi raccontava che quasi ogni sera d'estate, in giardino, era solita a suonare l'arpa o la chitarra. La musica non mi ha mai fatto impazzire, ma quando sento il suono melodico di una chitarra sento l'esigenza di ascoltarlo fino alla fine, in un certo senso mi fa sentire vicino mia madre, una donna quasi sconosciuta a me.

Skam WattpadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora