Tutti quegli occhi così normali, a differenza dei miei, erano puntati su di me. Mi alzai lentamente da quel grande tavolo rotondo, con la tovaglia candida e sopraffina, dove poggiavano anche gli occhiali di Fiorenza; avrei dato qualsiasi cosa in quel momento pur di non restare al fianco della regina. Ricordo lo sguardo pietoso che Fiorenza mi rivolse, me ne accorsi con la coda dell'occhio.
Mentre camminavo verso di lei mi ricordai di quello che stavo indossando, di come la principessa, l'erede al trono, avesse violato l'etichetta di corte sul tradizionale abito lungo e bianco all'ingresso in società. I suoi occhi sembravano, anzi, erano colmi di orrore, cercava di non far tremolare le mani e la palpebra destra, come spesso faceva quando qualcosa non andava secondo i suoi programmi. Questo atto di nervosismo acuto si mostrò molto bene e a me la cosa non dispiaceva affatto. Forse tutti avevano notato i tic della regina, ma nessuno disse niente. Nessuno poteva commentare, perché guastare una cerimonia solo perché la principessa aveva indossato un abito che, secondo la società, la faceva sembrare una sgualdrina? Mi accostai accanto a lei con debita distanza, mentre con la sua mano ossuta e gelida mi teneva il polso.Quel discorso sembrava impostato giusto per guadagnare del tempo, come se in realtà quella megera non voleva darmi in sposa a nessuno; le parole che facevano eco in tutta la sala non sembravano neanche farina del suo sacco. Dalle sue labbra sguazzavano fuori termini troppo elaborati per il suo bagaglio culturale, come se il discorso per ricordare così affettuosamente mio padre e le sue imprese fosse stato scritto su un copione e che, riconoscendo il soggetto, avrebbe dovuto ripassare per mesi e mesi per ricordarlo. Dopo avermi strizzato per bene il braccio assieme al guanto lungo in tessuto mi presentò a tutti gli ospiti come "l'erede dagli occhi rossi"; parlò di me per una buona decina di minuti raccontando di chi fossi, cosa facessi, cosa non facessi; tutti sapevano chi fossi, in pochi conoscevano il mio essere, lei di certo non lo conosceva. Con le mie pupille scrutavo la folla per verificare se i miei amici erano in quest'ultima; quella caccia durò per tutto il discorso, non li trovai.
«E ora! Prima che le danze inizino con la principessa e... Il principino Eduardo, passiamo al rinfresco!» disse gridando, furono quelle parole che mi fecero svegliare da quella specie di trans, non mi importava di cosa avesse detto di me, volevo solo raggiungere i miei amici anche se in alcun caso non sarei stata con loro prima di tre o quattro balli, ma navigavo sempre nell'ide di rifugiarmi nel fumo e nelle birre con loro prima del tempo con la speranza di potermela svignare in qualche modo. Quei balli li avrei fatti con quel principino Eduardo, e chi lo aveva mai visto. Al termine del discorso della vecchia tutti gli ospiti batterono le mani in segno di ringraziamento, spero anche di riconoscimento per quello che era stato un re, un grande re.Non rendendomi neanche conto della mano di Morgana che pian piano mollò la presa dall'avambraccio destro (cercavo ancor e disperatamente i miei amici), sentii un'altra mano che mi accarezzava, lungo il braccio sinistro. Mi girai lievemente, era Carlotta che mi rivolgeva un sorriso, quasi maligno. Quei suoi occhi azzurri, di ghiaccio, mi fecero quasi rabbrividire dal freddo nonostante il vicino solstizio d'estate.
«Ti accompagno io dal principe Eduardo, sorellina!» disse in tono fintamente affettuoso.
«Che atto amorevole!» disse la regina guardandoci con aria soave, nello stesso modo in cui la figlia mi disse quella frase. Era un atto che ben si addiceva ai loro modi di agire se si trattava di fare buona impressione all'aristocrazia; chi si aspettava che, per farmi fare un ballo con uno squattrinato viziato, avrebbero messo in piedi quel teatrino? In quella specie di cabaret improvvisato ma ben recitato, Fiorenza osservava il tutto da lontano, inorridita e a braccia conserte. Ci scambiammo qualche occhiata complice, eravamo entrambe vittime della stessa realtà, solo che quella serata era dedicata solo ed esclusivamente a me, di lei se ne sarebbero occupate prossimamente. Non venne considerata dalla madre e dalla sorella per quella serata, lei decise di non immischiarsi, né per accalappiare qualcuno, né per salvarmi da quella situazione; decisione più giusta non poteva prendere.
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Skam Wattpad
AdventureDiana è un'adolescente come tutte le altre, ma che si sa distinguere al massimo dai pargoli molto cresciuti che la circondano ogni giorno. Una ragazza che viveva in un'Italia ormai spaccata in due; da una parte c'era ancora la Repubblica, dall'altra...