IL CONTO ALLA ROVESCIA (3)

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NATHANIEL'S
P O V
💚

378 GIORNI PRIMA

HARVARD, 12 OTTOBRE 2021

Il mio orario dei corsi faceva schifo. Letteralmente schifo.

Avevo due ore di economia internazionale seguite da altre due di politica estera.

Diciamo che un cazzotto sul setto nasale avrebbe fatto più piacere.

"Signor Lancaster, la sto disturbando per caso?" La voce del professor Evenson mi arrivò dritta alle orecchie. Non stavo seguendo, lo ammetto. Ma non stavo neanche disturbando la sua lezione in alcun modo. Me ne stavo appoggiato sul banco, facendo vagare il mio sguardo nel vuoto, pensando alla conversazione del giorno prima con Romeo.

"In verità no, continui pure. Nessun disturbo." Non ero solito rispondere ai professori, ma quando mi si accusava di cose che non facevo, la mia parte aggressiva veniva fuori.
"Beh se non è interessato può anche accomodarsi fuori dall'aula. Prego. La aspetterò all'esame con ansia."

Lyle, seduto accanto a me, mi guardò scuotendo la testa. Ero uno studente modello. Avevo il massimo in ogni corso, ero nella squadra di football ed ero il miglior giocatore. Una
giornata-no potevo avercela anche io.
Mi alzai annoiato dalla sedia uscendo dall'aula sotto lo sguardo giudicante di quasi tutti gli studenti presenti. Nella folla notai Romeo che mi sorrideva divertito.

Il bastardo sapeva benissimo il perché del mio umore nero, sapeva che era lui la causa.

Vagai un po' per il campus, e mi fermai a prendere un mocaccino nella caffetteria dell'ala ovest, dove si trovavano quasi tutte le aule dei miei corsi.
4 ore dopo avrei avuto il secondo allenamento della stagione ma non avevo per niente voglia.

Gli occhi verdi ed eccitati di Romeo erano impressi nella mia mente e niente sarebbe riuscito a schiodarli da li.

"Heila." Il francesino aveva preso posto al tavolino su cui mi ero accomodato con il mio caldo mocaccino.
"Ciao francesino. Che vuoi?" Sorseggiai il caffè che era a dir poco bollente.

Romeo se ne stava sbracato sulla sedia, in modo per niente elegante. La t-shirt nera che indossava gli fasciava divinamente i bicipiti, e le sue labbra erano impegnate intorno al panino al prosciutto che si stava mangiando.
"Non posso sedermi a pranzo con il mio migliore amico?" Mi chiese sputacchiando qua e la qualche mollica.

"Non ti hanno mai insegnato che parlare con la bocca piena è da maleducati?" Gli chiesi già abbastanza irritato dalla sua presenza.

"Che sono maleducato me lo dicono spesso..." rispose con noncuranza dando un altro morso al panino"...il punto..." continuò lui inchiodando i suoi occhi strafottenti nei miei "...è che non me ne frega proprio un cazzo." Sorrise da bravo stronzo qual era.

Cought cought, presuntuoso arrogante, cought cought.

"Non hai corsi da seguire o ragazze da infastidire? Che cosa vuoi da me?" Iniziavo davvero a spazientirmi.

"Oh Atlas, non lo capisci proprio? Voglio te."

🔥

"Perfetto quindi non hai capito niente di quello che ti ho detto finora." Eravamo tutti in camera mia e di Lyle, per fare un gruppo di studio di economia in vista dell'esame della settimana dopo.

Era almeno da mezz'ora che provavo a spiegare ad Elijah cosa fossero le immobilizzazioni finanziarie e ancora non aveva capito neanche mezza parola.
"Esattamente."

"Può provare qualcun altro a spiegarglielo? Ho finito i sinonimi per rendere il discorso più semplice." Mi buttai a faccia in giù sul letto emettendo un gridolino esasperato.

Sentii Romeo e Lyle impegnarsi con tutte le forza per rendere il discorso chiaro e conciso, ma il cervello di Elijah continuava a dare encefalogramma piatto.
Sbirciai l'ora sulla sveglietta accanto al mio letto ed erano quasi le 9 di sera. Erano 2 ore che stavamo studiando e sentivo la meningite salirmi.

"Possiamo andare a mangiare qualcosa? L'allenamento è stato estenuante e non mangio niente da ieri sera!" Mi lamentai come un bambino, ma era vero. Dopo il mio mocaccino, Romeo mi aveva completamente fatto andar via l'appetito, perciò mi ero presentato all'allenamento a stomaco vuoto.
Stavo letteralmente morendo di fame.

"Il bimbo ha fame ragazzi." Mi canzonò il francesino.
"Sei uno stronzo Romeo!" Provai ad urlarlo ma il cuscino mi ovattò la voce più del previsto.
"Oh susu amore di papà, non piangere. Adesso ti prendo un omogeneizzato. Pera o pesca?"
Mi girai di scatto verso di lui.

"Che razza di mostro si mangia l'omogeneizzato alla pesca?"
"Io, razza di imbecille. È buonissimo."
"Ora capisco perché sei cresciuto in questo modo. Hai una pesca al posto del cervello. Dovrò seriamente parlare con i tuoi. Ti hanno rovinato la vita con quegli omogeneizzati di merda."
Elijah e Lyle non ci prestavano neanche più troppo caso, erano abituati ai discorsi senza senso di me e Romeo.

In tutta risposta, quest'ultimo prese la rincorsa e mi si lanciò addosso comprimendomi le budella.
"Levati da sopra di me, sacco di merda!" Provai a divincolarmi ma Romeo mi teneva bloccate le braccia.

"Chiedi scusa e di che gli omogeneizzati alla pesca sono i migliori! Dillo o ti soffoco!" Si adagiò ancora di più su di me, facendomi sentire addosso tutti i suoi 90 kili di muscoli.

La situazione non andava affatto bene, perché il mio cervello era ormai partito verso immaginari irrealizzabili. Io e Romeo in questa posizione, ma senza vestiti e senza Elijah e Lyle.

"Vaffanculo! Piuttosto la morte!"
"HEY!" Urlarono in contemporanea gli altri due. "Smettetela di fare i ragazzini e andiamo a mangiare. ORA!" Lyle usò il tono più imperativo che conosceva e Romeo, sbuffando, si alzò da sopra di me.

"Non finisce qui, Atlas." Marcò il mio nome prima di prendere la sua varsity ed incamminarsi alla porta insieme agli altri. "Non finisce qui."

Da una finestra solaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora