and you liked to watch your life bleeding
jungkook guardava la sigaretta consumarsi fra le sue dita. una brezza leggera gli scompigliava i capelli neri, gli occhi scuri indugiavano sulle cicatrici sulla pelle, la mente scavava in ferite ancora aperte. sangue colava e foglie cadevano.
sospirò. il suono della musica nelle sue orecchie pareva ovattato. troppi rumori, troppi suoni, troppo tutto.
un migliaio di occhi erano puntati contro la sua nuca. una decina di pistole contro al suo petto. artigli gli afferravano i polmoni e glieli perforavano.
una goccia, due, tre. cominica a piovere. gli alberi si bagnano, così come i capelli. le palpebre si inumidiscono e le guance prendono colore.
una mano si posa sulla sua schiena, lui sa chi è, non gli serve guardare indietro.
piccoli cerchi concentrici sulle sue scapole. la pioggia scende lungo la sua schiena. non può fare nulla, non è nulla, non si sente parte di niente.
lui non vuole conforto. lui brama conforto. lo desidera e lo ripudia con tutte le cellule del suo corpo.
ora pure la sua maglietta è bagnata.
-tae che ci fai qui?-
taehyung non risponde.
semplicemente rimane lì a disegnare chissà cosa sulla sua schiena, mentre il marrone dei suoi caplelli diventa più scuro insieme al colore delle sue vesta.
jungkook non gli chiede più nulla. vorrebbe che se ne andasse.
è l'ultima cosa che vorrebbe.trema adesso jungkook. una paura non razionale gli riscuote le membra. le fronde dei rami sono scossi dal vento. è violento, è impetuoso, tormentato.
tra poco arriverà un temporale.
-andiamo a casa koo-
e jungkook non replica, non dice niente. si lascia guidare. un bambino obbediente che cerca di non finire nei guai.
non vuole andare da nessuna parte. non vuole più muoversi. non vuole più essere niente.
i suoi piedi sono fradici. sente freddo.
-perchè mi aiuti? cosa ci guadagni?-
jungkook è in trance. non capisce, non si spiega, tutto nel comportamento dell'altro gli è insolito, tutto nel comportamento di taehyung gli è familiare.
brividi. urla. ricordi riaffiorano.
jungkook trema. le sue ossa sono congelate.
-chi ti dice che ti sto aiutando? chi ti dice che in realtà io non stia aiutando me stesso?-
un tuono. un lampo squarcia il cielo. giallo dietro alle retine del corvino. un quesito a lui familiare che gli fa ribaltare le viscere.
-sciocchezze, tu non sei fatto così.-
tu non sei come me
- e chi te lo dice? dimmi conosci talmente bene il mio animo. mi conosci a tal punto?-
e no,ovviamente è no la risposta. ma come può jungkook credere nelle sue parole dopo che l'ha guardato negli occhi?
e allora si mette a ridere. si ferma e si mette a ridere dietro alle menzogne che l'altro cerca di rifilargli.
lui ride e il vento ulula.-taehyung sei un pessimo bugiardo davvero. il peggiore di tutti.-
-o forse tu sei solo un illuso e io un bravo attore.-
sguardi. marrone nel nero.
il vento distrugge le fronde degli alberi.
ha smesso di piovere, ora grandina.taehyung è il primo a cedere. sa che non deve guardare troppo in quegli occhi o ne verrà divorato. entreranno dalle sue iridi e scorticheranno il cranio.
jungkook non replica, sì limita a scuotere la testa. voci si accavallano nei padiglioni auricolari.
sbatte le palpebre. ha le ciglia bagnate.
-andiamo a casa.-
silenzio. il fuoco crepita nel camino, tepore che scalda le ossa ma non asciuga l'anima.
i vestiti sono ancora umidi, la pelle è ancora bagnata, gli occhi sono lucidi ma inespressivi.
jungkook fissa le fiamme senza scorgerne le sfumature. mormorii si aggiungono alla canzone jazz che sta riempiendo la stanza.
taehyung scruta jungkook mentre prepara il the.
acqua e ansia sgocciolano sul pavimento.