I was a fool, you were the moonsai,quando mi dicevi che l'arancione era il tuo colore preferito mi veniva da prenderti a cazzotti.
dio, come faceva a piacerti, l'arancione? è un colore così insulso, così inutile, così.. brutto.
siì, ok? l'arancione è brutto e lo odiavo con ogni cellula di me stesso. ma odiavo ancora di più il fatto che non trovasi brutto te.
perchè? perchè cazzo dovevi avere quelle labbra così belle? perchè dovevi avere quegli occhi da cucciolo di cerbiatto così profondi da farmi venire voglia di costruirci una galassia al loro interno? perchè il tuo sorriso da coniglietto era così dolce, ma allo stesso così ripugnante?
e no, non dirmi che vivere ti piaceva davvero. perchè non ti crederei.
te ne stavi lì, su quella panchina di quel parchetto vicino a casa tua con la sigaretta in mano. la guardavi, lei guardava te e il fumo ti avvelenava i polmoni mentre tu godevi sentendo la nicotina riempirti i vasi sanguigni.
eri così' patetico. ti vedevo sempre da casa mia. certe volte non andavi a scuola e la tua panchina veniva occupata dalla tua figura verso le undici. oppur verso le cinque. non avevi un orario preciso. tu con quella tua figura così titubante e pensierosa.
eri come la pioggia tu. arrivavi sul più bello, quando pensavo che la giornata l'avrei passata in pace a giocare con il mio cuginetto nel nostro campo di pomodori. eppure no, non succedeva mai così, mai!
cristo santo jungkook, perchè? perchè dovevi sempre rovinare tutto?
venivi a casa mia con quello sguardo così innocente da farmi venire voglia di prenderti a schiaffi. venivi a suonarmi al cancello con quell'espressione di serenità talmente finta da farmi venire voglia di prenderti il viso tra le unghie e deformarlo, fino a vedere lo schifoso e ripugnante ammasso di agonia quale era.
dicevi che l'arancione ti piaceva, eppure non avevi neanche un capo di vestiario di quel colore. l'unica cosa di arancio che possedevi erano i tuoi immancabili pacchetti di sigarette.
ti sedevi di fronte a e me, tiravi fuori le tue chesterfield arancio e le poggiavi sulla superficie di quel tavolo deturpato dal tempo e dalla cenere, poi te ne mettevi in bocca una e l'accendevi.
non mi sono mai piaciute, le tue, di Chesterfield, il loro odore era troppo forte e mi sembrava di fumare catrame. quelle blu erano molto meglio, ma io e te avevamo sempre da dissentire sull'argomento.
incominciavi a parlarmi del più e del meno e io ti assecondavo.
ridevo con te, conversavo con te, scherzavo con te. ma il vero jungkook l'ho visto veramente poche volte.
troppo poche. e non hai idea di quanto incazzare mi fa questa cosa.
quella tua maschera di pacatezza ti si ruppe quella volta in cui mi dissi di aver chiesto di farti ricoverare.
lì mi ruppi io e ti infransi tu. io ti urlai addosso. tu piangesti come un bambino. ma la verità era che il bambino ero io.
non potevo rinunciare a te, alla tua figura, alla tua persona. cosa avrebbe fatto la mia misera esistenza a essere completa se te ne fossi andato?
così mi comportai come un bambino capriccioso e riversai su di te tutto il rancore che provavo in quel momento.
potevi essere così egoista? te lo urlai in faccia senza alcuna remora. te lo urlai in faccia quando in realtà stavo parlando a me stesso.
sei solo un bambino. un cazzo di bambino che non sapeva affrontare la realtà per quella che era.
ma il bambino ero io, solo e soltanto io.