trigger of love ; chanbaek

nono

«Fermati e dimmi cosa succede. Ti prego, Chanyeol»

I due corsero per quella da sempre denominata villa degli orrori, mano nella mano e attenti che nessuno li seguisse. Tutti gli invitati sembravano aver lasciato il posto nel momento esatto dello sparo, a quel punto tutto apparve desolato e tremendamente spaventoso. Aveva un'aria spettrale, ciò incupiva molto il più piccolo tra i due, che pur non capendo nulla stava comunque seguendo Chanyeol. Arrivarono in una stanza in fondo ad un lungo corridoio ben arredato. Chanyeol conosceva già quel posto? Era casa sua?
Non seppe più quali domande farsi, era fin troppo confuso ma decise di continuare fino a quando l'altro non si fosse fermato e gli avesse spiegato tutto. Aprirono la porta e si precipitarono dentro, chiudendola successivamente a chiave. Accendendo la luce poté ben accorgersi che davanti non vi era altro che una stanza immensa e piena zeppa di librerie, una scrivania al centro e al lato opposto ad essa due poltrone rosse. Aveva l'aspetto di un luogo molto importante, ma dove era finito?
Chanyeol una volta dentro si fermò, facendo sospirare dal sollievo il più piccolo.

«Devo cercare una cosa, tu stai accanto a me. Non allontanarti per nessun motivo»
Si avviò verso la scrivania, girò attorno ad essa e prese posto sulla sedia. Accese il pc situato al di sopra ed iniziò a fare ricerche su ricerche, mentre Baekhyun, in preda ad una crisi di nervi, tentò in ogni modo di mantenere la calma. «Cristo, non fare così. Mi stai spaventando» Il maggiore aprì una schermata, ci capiva ben poco ma dai vari grafici pensò si trattasse di alcuni dati dei suoi investimenti, o denaro incassato nei periodi recenti. Non gli importava proprio quello, voleva solo trovare qualcosa che riguardasse Baekhyun e le vere intenzioni verso di lui, ma non riuscì a raccogliere molte informazioni.
«Sei un criminale, non è vero?» Chanyeol roteò gli occhi. «Non dire stupidaggini» L'altro sospirò, affiancandolo e portando gli occhi verso lo schermo. Non appena lesse il proprio nome aggrottò la fronte. Un forte senso di paura si fece spazio nel suo corpo, era confuso, non sapeva più cosa pensare.
«Perché il mio nome è lì?» Chiese con un filo di voce, indicando lo schermo. Chanyeol era appena entrato in un altro dei tanti archivi, altre informazioni erano appuntate lì e altre sembravano essere incomplete, forse ancora in corso, ma nessuna pagina sembrava parlare di un attacco previsto per quel giorno.

Attacco a sorpresa?

Sbuffò non contento dei risultati. Quelli dovevano essere dati così importanti che quasi sicuramente suo padre aveva pensato di nasconderli da qualche parte non accessibile nemmeno ai segretari o al figlio. Solitamente gli diceva tutto, ma era da un po' che le sue mosse venivano tenute segrete. Lui era l'unico e il solo a conoscerle.
Esausto spense il pc, poggiò un braccio sul tavolo in legno e successivamente il mento sul palmo della mano. Gli scoppiava la testa, aveva pur sempre bevuto.
Si voltò verso il minore e poi scattò in piedi.

«Non posso parlartene qui» Disse guardandosi intorno. Si chiese se tra tutti quei libri, inutili aggiungerebbe Chanyeol, ci fosse stato qualche indizio, ma era impossibile. Suo padre non faceva mai così, oltretutto non aveva motivo, chi entrava in quel posto sapeva per filo e per segno ogni cosa, ogni mossa. Non c'era la necessità di nascondere dati, fatti accaduti o che sarebbero accaduti, anche se molte delle cose che aveva cercato in tutte quelle cartelle sembravano scomparsi, nascosti o totalmente inesistenti. L'altro ragazzo rise amaramente.
«Sembra che tu mi stia prendendo per il culo-»
Ma a quella frase il più grande assunse un'espressione del tutto seria, incuteva quasi timore. Lo prese per il polso e lo avvicinò al proprio corpo. «La situazione è più seria di quanto credi, Baekhyun» Quest'ultimo si immobilizzò sul posto, sfarfallando gli occhi e schiudendo poco le labbra secche. Capire in che situazione si fosse cacciato e perché fosse così dannatamente seria, era sempre più difficile. «Mi dici come faccio a fidarmi di te?»