We found each other,
I helped you out of a broken place.
You gave me comfort
but falling for you was my mistake.Il sole pomeridiano picchiava sulla pelle pallida di Will, mentre egli teneva gli occhi fissi sulla strada. Si sentiva quasi obbligato a farlo, dato che Mike sembrava non tollerare nemmeno un suo sguardo. Aveva cercato più volte di voltarsi per controllare come stesse, ma il più alto gli aveva rivolto uno sguardo torvo o l'aveva ignorato completamente. Era evidente che non volesse più saperne nulla.
Will non sopportava di vederlo così. Non riusciva a capacitarsi di come avesse commesso un errore così grande la sera precedente. Ora aveva paura che le cose non sarebbero mai tornate come prima. Anche se già da tempo erano cambiate. Per tutta la giornata aveva cercato di parlare a Mike, di scusarsi del suo comportamento, addirittura aveva pensato di dire che si fosse trattato di uno scherzo di cattivo gusto. Ma infondo Mike già sapeva. Ciò che lo aveva fatto sbottare era quel bacio, così breve ma così desiderato. Almeno da parte di Will. O meglio, solo da parte di Will.
«Ci fermiamo a prendere qualcosa?», domandò Jonathan, guardando attraverso lo specchietto entrambi i ragazzi, ma senza ricevere alcuna risposta, «Ragazzi?»
Entrambi annuirono velocemente, ciascuno sommerso nei propri pensieri. Era evidente che il clima fosse pesante.
Jonathan rivolse uno sguardo complice all'amico, il quale aveva percepito a sua volta che qualcosa fosse accaduto. Dopo una decina di minuti si accostarono ad un bed&breakfast, accanto all'auto strada. Mike scese per primo e Will, aspettando il suo turno, gli sfiorò la spalla in modo da attirare la sua attenzione.«Mike..», sussurrò Will, con uno sguardo mortificato.
«Non toccarmi», si affrettò a scansarsi Mike, il quale accompagnò il tutto con uno dei suoi sguardi severi ed arrabbiati.
Si accomodarono in un tavolo tondo e ordinarono ciascuno ciò che desiderava mangiare. Dopotutto la ricerca di Undi li aveva esauriti, facendogli dimenticare delle loro esigenze basilari. Will non smetteva di torturarsi mentalmente. Non era più in grado di pensare ad altro. A distrarlo dai suoi pensieri fu la figura alta e slanciata di Mike, il quale si alzò e a passi veloci si allontanò dal gruppo.
«Dove sta andando?», chiese Will, alternando lo sguardo tra il fratello e l'amico, ormai abbastanza lontano da non poterlo sentire.
«Ha detto in bagno, non hai sentito?», chiese Jonathan stranito.
Will non perse tempo a rispondere. Si alzò e seguì Mike, quasi correndo. Questa volta gli avrebbe spiegato tutto, volendo o no. Forse senza la presenza degli altri due, l'amico avrebbe accettato di rivolgergli la parola, non solo per insultarlo almeno.
Jonathan si girò verso l'amico e rise piano, non riuscendo a capacitarsi del perché i più giovani si stessero comportando in modo così strano. O forse lo sapeva, ma non poteva credere che Will avesse trovato il coraggio di dichiararsi. Tutti lo vedevano, tutti sapevano che Will stesse fingendo. E di una cosa era certo: tutti l'avrebbero accettato, l'unico a non accettarsi era proprio lui stesso.
Will entrò nel bagno a passi pesanti, cosa che fece sobbalzare Mike. Il secondo lo guardò attraverso il grande specchio davanti a sé, intento a lavarsi le mani. Will rimase fermo, agghiacciato, cercando le parole giuste.«Mike, ti chiedo scusa», disse, stupendosi del fatto che il più alto, per la prima volta quel giorno, non stesse cercando di evitarlo.
Mike si era semplicemente girato per guardarlo faccia a faccia, seppur li dividessero un paio di metri, e sembrava aspettare di sentire ciò che Will avesse da dire. Nemmeno lui stesso sapeva perché volesse ascoltarlo. La sera prima era tornato nella sua stanza furioso e si era ripromesso che non gli avrebbe mai più parlato. Ora cosa era cambiato? Perché sentiva l'esigenza di sapere di più su quello strano sentimento che Will nutriva per lui?
«Non avrei dovuto baciarti», continuò Will, cercando di attirare l'attenzione di Mike, il quale si era perso nei suoi pensieri, «Ti prego perdonami».
Mike sospirò pesantemente. La rabbia si era impadronita nuovamente della sua mente. Sapeva che qualsiasi cosa avesse detto in quel momento, sarebbe stata offensiva e dolorosa per l'ex migliore amico.
«Non riesco a capire perché tu l'abbia fatto», sputò fuori Mike, avvicinandosi di poco a Will, evidentemente spaventato dalla reazione inaspettata, «Cosa ti pensavi che sarebbe successo? Ti avrei detto che ricambio, che non ho mai amato Undi, che tutto ciò non è una follia?».
Will era letteralmente terrorizzato. Avevano litigato tante volte in passato, anche seriamente, perfino recentemente, prima della scomparsa di Undi, ma questa volta Mike sembrava davvero fuori di sé. Aveva fatto un gran bel casino. Ora non gli rimaneva che tacere e subirsi l'umiliazione che l'amico gli stava offrendo senza farsi scrupoli.
«L'unico a fingere qui sei tu», continuò Mike, questa volta con un tono più basso, pacato, deciso e severo, nonostante fosse chiaro che lo dicesse con amarezza, «Per tutti questi anni hai finto di essere mio amico, l'hai detto tu».
«Questo non è vero..», si affrettò a replicare Will, facendo una pausa per poter mettere in ordine i suoi pensieri, gli occhi lucidi dal dolore che provava nel vedere l'amico parlargli così freddamente, «Non sapevo che mi piacessi, eravamo dei bambini».
Era chiaro che Mike non gli credesse. Come poteva farlo d'altronde? Will aveva incasinato tutto e ora si comportava come se fosse colpevole. Non essendo bravo con le parole, ogni frase peggiorava le cose ulteriormente.
«Sparisci dalla mia vita, Will», mormorò Mike, il quale Will poteva giurare che fosse a sua volta sul punto di piangere, ma che sembrava allo stesso tempo deciso, «Dalla mia e da quella di Undi», pronunciò il nome della ragazza piano, «e io ti prometto che non dirò a nessuno di tutto ciò, dopotutto ti voglio ancora bene».
Will permise alle lacrime di versarsi copiosamente sul suo volto. Non gli interessava più ciò che avrebbe pensato Mike. Ormai la loro amicizia era finita, lo odiava e non l'avrebbe mai perdonato. Eppure non riusciva a capire perché fosse tanto arrabbiato da giungere a decisioni così drastiche; sì, aveva sbagliato a baciarlo, ma non aveva scelto lui di innamorarsi. Non poteva fare niente a riguardo. Perché Mike non cercava di mettersi nei suoi panni?
«Solo bene, Will, solo bene», concluse Mike, rendendo Will ancora più fragile, umiliandolo maggiormente, «Asciugati le lacrime ed esci dopo di me».
Mike si lasciò alle spalle Will, permettendogli di dare sfogo a una serie di singhiozzi incontrollabili. Era la seconda volta nel giro di poche ore che egli piangeva disperatamente, sentendosi impotente, incapace di cambiare le cose, pentendosi di non aver riflettuto abbastanza sulle sue azioni. Doveva solamente accettare di aver rovinato tutto. Di aver perso il suo migliore amico. L'unica persona di cui aveva davvero bisogno. In quel momento nulla poteva farlo sentire meglio, nemmeno il pensiero che un giorno tutto ciò si sarebbe trasformato in un lontano ricordo. Si accasciò per terra e rimase dentro quel bagno a lungo, forse perfino per un'ora intera. Ci voleva troppa forza di volontà per ricomporsi e raggiungere gli altri ed egli in quel momento sentiva un vuoto incolmabile, una nausea che non l'avrebbe abbandonato presto.
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Un terzo mondo (byler)
Hayran KurguDove Will Byers, stanco di fingersi l'amico frustrato, dichiara a Mike Wheeler di amarlo. Dove Mike, sorprendentemente, scopre di non essere più certo della sua sessualità, scopre che esiste una terza realtà, un terzo mondo. La storia è ambientata d...