1: Il primo passo

730 41 43
                                    

I due si erano incamminati verso il furgoncino color crema che li aveva portati fin lì, sotto richiesta di Will. Aveva bisogno di bere qualcosa prima di rivelare all'amico la cruda verità. Una verità che gli faceva più paura di qualsiasi essere d'altre dimensioni. Perfino quando il Mind Flayer si era impossessato del
suo corpo, Will non aveva temuto così tanto.

«Potresti almeno spiegarmi il motivo per cui stiamo andando al furgone?», Mike ruppe il silenzio, scuotendo Will dai propri pensieri, per poi sbadigliare.

«Voglio prendermi una birra», mormorò Will.

«Scusami?», Mike si sciolse in una smorfia stupefatta e allo stesso tempo innervosita, come era solito fare, «Da quando bevi?»

Will era ormai giunto al bagagliaio. Lo aprì velocemente e si allungò per afferrare una birra di colore verde.

«E tu da quando fai certe domande?», ammiccò l'altro, senza nemmeno girarsi a guardarlo, «Sono cambiate tante cose da quando vivevo a Hawkins».

Mike non poté dissentire. In fondo era vero, non erano più due bambini. Non si conoscevano più. Non sapevano nulla l'uno della quotidianità dell'altro. Era come avere davanti a sé una persona completamente diversa. Mike si chiese come fosse possibile che si fosse allontanato così tanto dal suo ex migliore amico, ma non da Undi, la sua ragazza. Forse Will aveva ragione. Forse era stata colpa sua.

«Dammene una», ordinò Mike.

Will gli passò una lattina di birra e chiuse il portabagagli. Si avviarono verso il
parco dietro il motel; un prato enorme, leggermente inquinato da bibite varie o sporcizie di qualsiasi tipo. D'un tratto il più basso si fermò, cosa che Mike imitò quasi subito. Si sedettero per terra, senza dire nulla. In fondo era sempre stato così, pensò Will, erano sempre stati in sintonia.

Will fu il primo ad aprire la lattina e buttare giù un sorso di birra. Doveva farsi coraggio, trovare le parole giuste. Mike lo guardava con aria interrogativa, come se non capisse minimamente cosa stesse succedendo. Eppure aveva uno strano presentimento su ciò che stava per accadere.

«Quando smetterai di fingere che non ci sia un motivo per cui ci siamo allontanati?», chiese d'un tratto Will, senza voltarsi a guardare l'amico; dal suo tono sembrava che volesse rimproverarlo.

«Fingere? Non c'è. Tu non mi hai cercato, io non ti ho cercato. Nessuno dei due ha fatto il primo passo», affermò sicuro Mike, il quale subito dopo si girò a sua volta, posando lo sguardo sul prato avvolto dal buio davanti a loro. Non voleva nemmeno bere quella birra. Semplicemente aveva paura che Will lo ritenesse uno sfigato, per cui aveva fatto lo stesso.

«Cazzate», rise amaramente Will, «Sai perfettamente qual è il problema. Sei stato tu stesso a dirmelo, anni fa».

«Non è colpa mia se non ti piacciono le ragazze»

Perfino lui stesso si stupì della sfacciataggine con cui fu in grado di proferire quelle parole, come se fosse una sua abitudine. Come se fosse sempre stato sincero e diretto. Mike, d'altro canto, non osò nemmeno guardarlo. Rimase paralizzato. Will aveva capito che lo stesse evitando.

«Non ti seguo, Will», balbettò egli.

«Mike..», la voce gli uscì come un sussurro, un lamento, «Guardami. Sii sincero», lo supplicò, voltandosi.

Mike indugiò inizialmente. Non avrebbe sopportato di vedere l'amico guardarlo disperato, deluso, ferito dal suo comportamento.

«Hai intenzione di arrivare al punto?» domandò, prima che i loro sguardi si incontrassero.

Will si prese un paio di attimi per ammirarlo. I tratti del suo volto erano spesso l'ispirazione che cercava per i suoi disegni. Le sopracciglia decise, lunge e lineari. Le labbra piene, unite ma leggermente distanti. I capelli lungi che gli cadevano sul volto, rendendo ovvio che poco prima stesse dormendo. Era esattamente come lo ricordava, solo che ora era più maturo. Più severo. Quasi terrificante.

«Non siamo più amici», si limitò a constatare Will, volendo osservare la reazione del ragazzo dinanzi a sé. Egli non reagì, nemmeno annuì. Aspettava che Will continuasse, «Io non ti vedo più come un amico, difatti non penso di averti mai voluto bene».

Mike sembrò sconvolto dalla sua dichiarazione. Stava semplicemente ammettendo di aver mentito per tutti questi anni? La loro amicizia era solo frutto della sua immaginazione? Come aveva fatto a fingere così bene?

«No, aspetta, credo che tu mi abbia frainteso..», si affrettò ad aggiungere Will, spaventato dalla sua reazione, «Io credo di vederti più come.. un ragazzo».

«Beh, in effetti lo sono», rise leggermente Mike, rendendosi quasi subito conto di aver fatto una battuta fuori luogo. Era palese che Will non fosse bravo con le parole.

Will era ormai in panico. Non sapeva cosa fare. Aveva incasinato tutto. Aveva detto le cose meno opportune, rendendo il tutto davvero imbarazzante. Lasciò la birra per terra, sapendo di star per commettere un errore. Impulsivamente avanzò verso l'amico e poggiò le proprie labbra sulle sue, in un bacio breve. Mike si scansò quasi istantaneamente. Si alzò in piedi in un attimo, passandosi la mano sulle labbra, come se potesse "pulirsi" da quel bacio.

«Sei impazzito, Will?!», urlò incredulo Mike, fulminando Will con lo sguardo, «Che stai facendo? Pensi che io sia come te?».

Will voleva sotterrarsi. Voleva sparire. Voleva entrare nel sottosopra e non tornare più. Cosa aveva fatto? Perché lo aveva fatto? Come aveva potuto non rispettare Mike, rubandogli un bacio in modo così impulsivo? Non ricevendo alcuna risposta, il corvino si voltò ed iniziò a camminare verso il motel. Ne aveva abbastanza del comportamento di Will.

«Mike», gridò Will, mentre le lacrime rigavano il suo volto, «Mike, ti prego, scusami».

Non lo inseguì. Gli diede il suo spazio. Aveva già fatto abbastanza. Sapeva che avrebbe corso un grosso rischio dichiarando i suoi sentimenti. Ora doveva semplicemente accettare le conseguenze delle sue azioni. Si maledì mentalmente e abbandonò la testa tra le mani, singhiozzando disperatamente. Aveva perso Mike, la persona più importante nella sua vita.

Un terzo mondo (byler)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora