Il giorno dopo Tonks aveva il turno di mattina al Ministero, quindi fu Remus a occuparsi del rapporto missione da consegnare a Silente.
Non c'era molto su cui fare rapporto in realtà, solo un uomo non identificato che era entrato a Villa Malfoy.
Ninfadora arrivò al Quartier Generale nel primo pomeriggio, era sfinita.
Era tornata a casa molto tardi per via della missione e aveva avuto solo un paio di ore per dormire prima di andare a lavoro.
Non poteva neanche andare a farsi un pisolino ora che aveva finito, perché Silente aveva fissato un'altra riunione per quel pomeriggio.
Pensare che da lì in poi sarebbero stati sempre quelli i ritmi da tenere per conciliare lavoro e Ordine la faceva andare fuori di testa.
<<Oh, povera cara... Sembri proprio distrutta>> disse Molly appena vide Tonks.
<<Ciao a tutti>> disse lei ai presenti, che ricambiarono il saluto.
Oltre a Molly c'erano Sirius, Remus e Bill.
La signora Weasley la fece sedere e iniziò a tirar fuori tanta di quella roba da mangiare che avrebbero potuto sfamarci un esercito.
<<Noi abbiamo già mangiato, i ragazzi sono al piano di sopra. Scusa se non ti abbiamo aspettata, ma i ragazzi erano affamati e non sapevamo a che ora saresti tornata. Però ti ho messo da parte qualcosina per rimetterti in forze>> disse la donna continuando a riempire la tavola di prelibatezze.
<<Sei stata molto gentile Molly>> sorrise Tonks, poi iniziò a mangiare.
<<Oh... Come mai non sono ancora arrivati Malocchio, Kingsley e gli altri? La riunione dovrebbe iniziare fra poco>> riprese a parlare Tonks fra un boccone e l'altro.
A risponderle fu Bill: <<Stamattina è passato Piton...>>
<<Mocciosus...>> borbottò Sirius.
<<...a ritirare i rapporti del vostro turno di guardia a Villa Malfoy, di quello di Arthur al Ministero e di quello di Mundungus Fletcher a Privet Drive e ha annunciato che Silente ha rimandato la riunione>>.
Ninfadora si sentì sollevata, avrebbe potuto recuperare qualche ora di sonno.
<<Mundungus Fletcher? Fa parte dell'ordine?>> chiese, poi, piuttosto turbata.
Sapeva bene che Fletcher era un ladro, un vero e proprio criminale, quindi non concepiva come Silente potesse fidarsi di lui.
<<Già... a me non va per niente a genio quel tizio. Passi dodici anni ad Azkaban per un crimine che non hai commesso e poi devi sopportare che individui del genere si aggirino per casa tua>> disse Sirius contrariato.
Nessuno dei presenti aggiunse altro, optarono per il silenzio, e fu lì che Tonks capì che erano tutti silenziosamente d'accordo con Sirius anche se non avrebbero mai protestato una decisione di Silente.
Parlando di silenzio, quello che non aveva detto mezza parola da quando era arrivata al Quartier Generale era Remus.
Si era già rassegnata, poche ore prima, al fatto che fosse un uomo di poche parole, quindi la cosa non la stupì in modo particolare.
<<Cara, devi essere stanca... Perché non vai a riposare di sopra? Ci sono molte camere libere, posso prepararti il necessario in due minuti>> sussurrò piano Molly, avvicinandosi a Ninfadora, per non interrompere Sirius che aveva preso a parlare infervorato di Caramell agli altri due.
A Tonks non faceva impazzire l'idea di dormire su uno dei letti della famiglia Black. Chissà, magari erano stati incantati contro i mezzosangue o i traditori della famiglia, e visto che lei era entrambe le cose...
<<Grazie mille Molly, ma non ce n'è bisogno. Credo che mi tratterrò un altro po' e poi tornerò a casa a riposare>> rispose quindi, poi lasciò la cucina e si mise a curiosare in giro.
Le sarebbe servito un bel po' di tempo per abituarsi a quella casa e all'inquietudine che le trasmetteva.
Fra le tante cose macabre e seriose dell'abitazione, ce ne fu una in particolare che Ninfadora trovò estremamente raccapricciante: l'esposizione delle teste degli elfi domestici, che dovevano essere appartenuti alla famiglia Black e che ora si trovavano lungo il muro della scala che portava ai piani di sopra.
La cosa che la attrasse di più, però, fu il grande arazzo esposto nel salotto al primo piano, che ritraeva l'albero genealogico dei Black.
Le venne spontaneo cercare se stessa in mezzo a tutti quei volti, ma naturalmente non trovò la sua immagine, in compenso vide quella di sua madre andata a fuoco.
Affianco a una Andromeda Black cancellata come se fosse stata un errore di percorso, c'erano le sue zie con i rispettivi mariti e il cuginetto che non aveva mai avuto il piacere di conoscere, Draco.
Sua madre non era l'unica bruciacchiata però, fra i ripudiati vi era anche Sirius.
<<Sai, la prima prigione dalla quale Sirius è scappato è stata questa casa>> disse una voce alle sue spalle.
Tonks si girò e vide Remus Lupin in piedi, davanti alla porta, con un libro in una mano e una tazza fumante nell'altra.
<<Mette molta tristezza pensare che l'unica cosa che ha cercato disperatamente, la libertà, gli sia stata data e poi tolta bruscamente più volte per poi farlo tornare al punto di partenza>> continuò l'uomo.
La ragazza rimase in silenzio, stranamente.
Un po' perché si mise a riflettere su ciò che era stato detto, un po' perché quell'improvviso fluire di parole da parte dell'uomo dopo il precedente silenzio la colse alla sprovvista.
Remus allora continuò a parlare con tono cordiale e comprensivo: <<Non avevo intenzione di essere invadente, ma lo sguardo che hai mentre osservi quell'arazzo è lo stesso di Sirius.
Ero venuto qui per la mia oretta quotidiana da secchione noioso, ma visto che sei arrivata prima di me tornerò giù in cucina>>.
Fece un sorriso caloroso e si voltò per tornare al piano di sotto, ma Tonks lo fermò: <<Oh no, non andartene per colpa mia... Stavo per tornare a casa, ho estremamente bisogno di riposare>>.
Remus stava per dire qualcosa ma fu interrotto bruscamente da una voce aspra e aggressiva: <<Aaah oltre ai traditori anche i loro figli impuri e mezzosangue osano mettere piede nella nobile dimora dei Black!>>.
La creatura affacciata alla porta del salone sgranò gli occhi e si portò le mani storte e gracili alla testa, come se guardare Ninfadora fosse una tortura.
Poi continuò: <<La mia povera padrona non l'avrebbe mai permesso, mai! Cosa deve sopportare ancora Kreatcher? Cosa dopo traditori, mezzosangue, lupi mannari, ladri...>>.
<<Kreatcher! Tappati quella bocca! Smettila di importunare la gente che entra in questa casa, va a fare altro!>> tuonò Sirius Black che, passando di lì, aveva ascoltato tutto il discorso dell'elfo che sembrava più che altro parlare tra sé e sé.
E Kreatcher spostò le mani da sopra alle sue orecchie per spostarle sulla bocca, come se un filo invisibile guidasse le sue azioni contro la sua volontà.
Poi se ne andò continuando a borbottare parole incomprensibili da sotto le manine.
Ci fu un attimo di silenzio.
Sirius rivolse a Remus uno sguardo di supporto, ma l'uomo non ricambiò, sembrava più interessato al contenuto della tazza che impugnava, che ormai doveva essersi raffreddato.
<<Vado a dare da mangiare a Fierobecco, di sopra>> disse alla fine Black, poi sparì.
Fierobecco? Ecco un'altra cosa che Tonks non era certa di voler sapere.
<<Kreatcher, l'elfo domestico di questa casa...>> disse Remus dopo alcuni secondi di silenzio, continuando ad tenere lo sguardo basso <<...non è molto felice di dover obbedire a Sirius, che ne è il legittimo proprietario. Tantomeno sopporta la nostra presenza>>.
Tonks ripensò velocemente alle parole della creatura.
Traditori e mezzosangue... la casa ne era piena fra i Weasley che erano considerati indegni di essere definiti Purosangue, lei e Sirius che non avrebbero dovuto mettere piede in quella casa, e mezzosangue vari fra i quali Silente stesso.
Ladri... era certa che si riferisse a Fletcher.
Lupi mannari... LUPI MANNARI?!
Tonks collegò inevitabilmente la categoria all'uomo che era davanti a lei, alle numerose cicatrici sul suo volto, a come si era spenta la luce nei suoi occhi alla sua infelice battuta la sera prima... e al disagio che cercava di nascondere in quel preciso momento, perché sorrideva gentile... ma il suo sguardo aveva di nuovo perso quella flebile scintilla di vita che impreziosiva il suo sorriso.
Non aveva assolutamente niente contro i lupi mannari, anzi pensava che il Ministero dovesse tutelarli e cercare di migliorare le loro condizioni.
Quella frase, la sera prima, era stata detta sovrappensiero, senza cattiveria, mai e poi mai avrebbe immaginato di poter ferire qualcuno.
Entrò in empatia con ciò che doveva provare Remus e le si annodò lo stomaco.
<<Remus sono mortificata... Non pensare assolutamente che io abbia pregiudizi nei confronti di licantropi, centauri o quant'altro, ti assicuro che sono la persona più solidale di questo mondo! Il problema è che non riesco a tenere la bocca chiusa e ieri sera avrei dovuto. Ti prego, non essere arrabbiato con me>> disse infine Tonks tutto d'un fiato, passando da non trovare parole ad averne sin troppe in un nanosecondo.
Remus aveva immaginato che la ragazza avesse fatto due più due dopo le parole di Kreatcher, ma rimase interdetto per un attimo.
Erano tante le reazioni che poteva immaginarsi...
Avrebbe potuto fare finta di nulla per il disagio, guardarlo con disgusto, mostrare compassione, scappare via in preda al panico...
Invece la ragazza era lì davanti a lui a guardarlo con due occhioni brillanti, sembrava sull'orlo di una crisi di pianto e si stava SCUSANDO.
<<Io... non sono arrabbiato, perché mai dovrei esserlo?>> chiese l'uomo inclinando la testa.
<<Davvero?! Ah... che sollievo! Scusami se non sono molto delicata, ho la brutta abitudine di far uscire dalla bocca ogni minima sciocchezza che mi passa per la testa>> rispose lei gesticolando.
Remus ebbe lo strano impulso di scoppiare a ridere in mezzo a tutto quell'imbarazzo, trovava molto buffo l'atteggiamento così spontaneo e a volte inopportuno che Tonks adottava in ogni situazione.
Si trattenne e preferì chiudere lì il discorso: <<Va a riposare adesso, o Molly ti schianterà su qualche letto>>.
Ninfadora gli sorrise e prima di uscire dalla stanza gli strizzò le spalle con le mani, come se volesse ringraziarlo per qualcosa.
Quando se ne fu andata, Remus si sedette sulla poltrona vicino al camino spento a bere la sua cioccolata non più calda.
Il libro rimase però chiuso, abbandonato sul bracciolo accanto a lui.
Per la prima volta dopo tanto tempo si era sentito accettato come essere umano, e non disprezzato, temuto o compatito.
Sorrise.