Lo studio Wallace & Roberts

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James si fermò a smaltire la sbornia in un parcheggio vicino a casa, non voleva che Margot lo vedesse in quello stato. Appoggiò la fronte sul volante, incurante del freddo delle prime serate primaverili e si addormentò. Quando guardò l'orologio, si rese conto che stava iniziando ad albeggiare.

Mise in moto la Ford e si diresse nella lussuosa villa Wallace-Emory.

Il vecchio suocero gli aveva concesso di aggiungere il suo cognome come segno di conciliazione.

Parcheggiò e si accorse dell'auto blu della moglie.

Entrò in casa senza fare rumore, andò in cucina per cercare un'aspirina che gli alleviasse il mal di testa.

Salì al piano superiore e vide la stanza matrimoniale socchiusa.

Si avvicinò silenzioso e spiò all'interno: lei dormiva, il volto disteso, i capelli raccolti in una crocchia, le sue belle mani abbandonate sopra al lenzuolo.

Rimase a guardarla, pensando che avrebbe dovuto trovare il coraggio di parlarle, ma era stanco e provato da una forte emicrania. Tornò in camera, slacciandosi la cravatta con pochi gesti nervosi. Si spogliò buttando i vestiti sulla sedia, si abbandonò nel letto cercando di riposare per qualche ora.

Dopo un sonno agitato, si svegliò di soprassalto al rumore dell'aspirapolvere della domestica, ansimante e coperto di sudore.

Si alzò confuso, faticando a rivestirsi; il lavoro lo aspettava.

Si affacciò alla porta, sperando di vedere Margot ma si accorse che era già uscita.

Non si fermava nemmeno per fare colazione, e accadeva sempre più spesso. Scese di sotto ed entrò nella cucina vuota. Masticò un biscotto e sorseggiò del caffè freddo.

Osservò il vaso di fiori freschi al centro del tavolo, che gli rammentò l'ultima discussione che avevano avuto.

La moglie era scesa la mattina presto, indossava un vestito azzurro acquistato giorni prima. Era bella ed elegante.

Si avvicinò, mentre stava per iniziare la colazione.

Lei si versò del latte e ne bevve un sorso, ma stringeva la tazza con troppa forza: si aspettò l'arrivo di cattive notizie.

"James, non faccio giri di parole, voglio il divorzio per la mancata gravidanza dovuta alla tua menzogna. Sapevi della tua sterilità, visto che non mi hai mai chiesto di avere dei figli."

Fu come ricevere una frustata in pieno petto. Cercò di difendersi e quasi balbettò.

"Aspettavo che fossi tu a chiedermi di accrescere la famiglia."

Rise ironica. "O forse lo evitavi perché conoscevi la verità."

Il giovane mantenne lo sguardo fisso sul volto della donna, cercava anche il più piccolo rimorso, ma nulla scalfì la sua decisione.

"Ciò che dice tuo padre ti offusca la mente. Mi hai condannato da subito. In realtà ti fa comodo! Mi stai uccidendo così."

Margot batté la tazza vuota sul tavolo.

"Non pensi a quello che passo io nel sapere che non potrò avere figli da te?"

Lui tentò una debole difesa. "Potrei fare altri esami e cercare una cura..."

"Non essere patetico!" fu acida, ma la voce, per un istante le tremò. "L'andrologo non ha parlato di alcuna soluzione in breve tempo."

"Non mi dai nessuna possibilità." ribadì mentre gli montava la rabbia dentro. "Vuoi un altro uomo! Uno che ti ingravidi."

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