Il dolore

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Benedict guidò tra le auto in colonna ignorando i clacson degli automobilisti impazienti. La sera incombeva e la gente tornava a casa frettolosa. Attraversò la città di Londra con loro due nel sedile posteriore stretti l'uno all'altro. James aveva riacquistato stabilità e appariva sereno. Era tornato con il fratello visto che non era del tutto lucido.

Preoccupato le strinse la mano infreddolita, le sue spalle così sottili sembravano appesantite, lo sguardo era perso nel vuoto.

La osservò per un lungo minuto.

"Ben, fa in fretta, Amber deve riposare. Vorrei che chiedessi a Gabriel di vederla." Il maggiore assentì con il capo.

Lui avvertì lo stress della giornata, si massaggiò lo stomaco.

Gli toccò il polso preoccupata.

"Stai bene? Hai mangiato a pranzo?" le chiese con il volto teso.

Sorrise scuotendo la testa. "Non molto, ma lo sai qual è il mio punto debole. Non stare in pensiero, posso sopportare."

Le passò il braccio sulla spalla e l'attirò a sé con dolcezza.

Le accarezzò i capelli. "Presto sarai a casa e potrai riposare."

Lei fece un sorriso arrendevole e si rilassò al suo fianco.

Quando arrivarono, si preoccupò di sostenerla ma la giovane si allontanò.

"Non sono così fragile," mormorò.

Ben, dopo essere entrato nell'appartamento, rimase in cucina e parlottò al cellulare con Gabe, lo avvertì che lo avrebbero aspettato.

La seguì in camera, si passò la mano sulla fronte più volte, mentre lei si accomodò nel letto.

"Non ti obbliga nessuno a restare James, e adesso sto meglio."

Non provò a dissuaderlo, anche se stavano male entrambi.

"Rimango fino all'arrivo di Gabriel, si occuperanno loro di te. Poi me ne andrò." Sussurrò afono.

La donna guardò verso in basso.

"D'accordo, la scelta è tua."

Si sedette e le prese le mani.

"Non è per te, né per la piccola che me ne vado. Ci siamo ripromessi di ricominciare. Quindi lo farò, ti amo e voglio che il nostro amore sia solido."

"Ho capito. Io starò bene." Farfugliò trattenendo le lacrime.

Le scostò i capelli neri con un gesto pieno di affetto, era tutto ciò che poteva dargli in quel momento.

"Non ti abbandono, sai che abito qui sotto. Ora ho un lavoro e mi impegnerò a mantenerlo. Non sto scappando."

Affermò mentre nel volto sentiva salirgli il calore.

"Lo so. Anch'io ho bisogno di tempo per sistemarmi."

Alzò la testa, non voleva pietà né tenerlo stretto in un rapporto che non fosse reciproco.

"Mi sento stupido per ciò che ho pensato di Lise e di te. Devo smetterla di farmi abbindolare dalle cattiverie dei Wallace."

Sorrise, doveva assolverlo e capirlo, gli accarezzò la guancia. "Non metterti nei guai, sai che io ci sarò."

Il campanello suonò, Gabe era arrivato. Il giovane titubò, le mani si strinsero con forza quelle della donna, necessitava di un altro minuto.

"Baciami Amber." le propose con la voce incrinata.

Lo guardò sorpresa ma non si sottrasse, gli posò un bacio leggero sulla bocca.

Avrebbe voluto trattenerla, urlargli di perdonarlo per quello che pensò di lei, ma si fermò per rispettare la sua decisione e non andò oltre.

AmberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora