Prologo: Saint Martin

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Com'erano finite sull'isola di Saint Martin tutt'ora non riusciva a comprenderlo; non che la loro vita avesse avuto chissà che di logico sin dall'inizio: lei aveva quindici anni e la sua compagna di viaggio... in verità nemmeno sapeva quanti anni avesse, forse poco di più... ad ogni modo, entrambe si erano ritrovate a crescere nello stesso orfanotrofio sin da quando erano in fasce.

Fu in quel luogo che tutto ebbe inizio, compresa la loro amicizia nata, casualmente, proprio grazie ad un piccolo furto compiuto dalla ragazzina all'età di dieci anni ai danni della ragazza più grande: non era stato facile resistere al fascino del rubino incastonato nel diario di quest'ultima e poi da cosa era nata cosa.

Marianne era sempre stata affascinata dalla pirateria di cui aveva spesso sentito parlare, in particolare dopo la fuga dall'orfanotrofio (all'età di dodici anni) e questa debolezza in concomitanza con il caratterino ribelle e spericolato che possedeva avevano creato un mix femminile tutto meno che prevedibile; unendo il tutto all'incontro con la ragazza che divenne sua amica e compagna di fuga, Carina Smith, giovane altrettanto audace, insieme poi al racconto che quest'ultima le aveva fatto riguardo il proprio diario, fu difficile per entrambe lasciare che la missione restasse una semplice storia scritta in delle vecchie paginette ingiallite dagli anni trascorsi.

Tuttavia nella loro epoca la vita era tutt'altro che facile, specialmente per le donne, e la profonda conoscenza e passione di Carina verso l'astronomia la portarono ad essere considerata una strega e ricercata assieme a Marianne dalla Marina Britannica.

Tuttavia, così come avevano punti in comune ne avevano altrettanti di differenti, soprattutto uno: la ragione principale per cui Carina volle intraprendere il loro viaggio era per scoprire chi fosse davvero ed onorare la memoria del padre defunto, credendo le avesse lasciato il diario per indicarne le volontà che la figlia avrebbe dovuto seguire.

Marianne, invece, non era alla ricerca della propria identità né di sapere chi fossero i suoi veri genitori: temeva di perdere la propria libertà guadagnata con enorme fatica, ad un'età poi così tenera: l'unica cosa che sapeva era che sua madre era morta e se suo padre l'avesse voluta con sé l'avrebbe cercata, invece niente... sempre se fosse ancora vivo.

La ragazzina comunque non si poneva tale problema.

Sentiva di star bene così.

Non voleva essere legata a nessuno.

Voleva solo trovare il famoso tesoro che lei e Carina stavano cercando da tempo: il tridente di Poseidone, il tesoro da trovare con la mappa che nessuno sapeva leggere.

Il tridente era un antico e potente artefatto in grado, secondo la leggenda, di spezzare tutte le maledizioni del mare; la maggioranza, persino coloro che asserivano di non crederci, si erano arresi all'idea che il tridente non sarebbe mai stato trovato, ma Carina e Marianne erano di tutt'altra opinione grazie ad un raro avvenimento che avrebbe avuto luogo di lì a pochissimo tempo.

Prima però c'era un problemino che Marianne doveva risolvere prima che fosse troppo tardi.









Il prete si fermò davanti alla cella della prigione dove all'interno era rinchiusa la ragazza e dalla borsa che portava a tracolla estrasse il sacro libro; prima di esprimersi aprì le pagine, portandosi la mano destra chiusa a pugno davanti alla bocca per schiarirsi la gola.

"Bene bene, cosa abbiamo qui: Carina Smith" la sottoscritta alzò lo sguardo verso il prete mutando la propria espressione irritata in una incredula, corrugando la fronte per osservarlo meglio in volto come per accertarsi che l'ipotesi che le era balenata in mente fosse reale; poco dopo socchiuse le labbra.

Pirati dei Caraibi: Vita da pirata Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora