Basarsi sui fatti

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Era passata quasi una settimana, 5 giorni per la precisione, ma i due non si erano ancora chiariti.

Manuel era ancora arrabbiato per l'ennesima buca che il suo ragazzo gli aveva dato e Simone, dopo aver provato a chiamare l'altro e a mandargli alcuni messaggi di scuse, aveva smesso di farlo e si era convinto che il maggiore stesse esagerando e che quel silenzio fosse un comportamento infantile da parte dell'altro.

Inutile dire che Simone non smetteva di pensare a Manuel e al loro litigio neanche per un secondo e lo stava facendo anche in quel momento, mentre leggeva distrattamente gli appunti da inserire nella sua tesi di Dottorato.

"Simone, ti sei incantato?" chiese il suo collega.
Come ridestato da quelle parole, Simone scacciò il pensiero di Manuel dalla mente e focalizzò la sua attenzione sugli appunti.

"Nono Giacomo, sono solo un po' stanco" rispose concentrando l'attenzione sui fogli e stropicciandosi gli occhi per rendere credibile ciò che aveva detto.

"Sicuro?" domandò Giacomo posando una mano sul braccio dell'altro.

A quel tocco Simone sentì un brivido e la sua mente tornò a quando quel gesto veniva compiuto da un Manuel adolescente tra i banchi di scuola per assicurarsi che lui stesse bene a seguito dell'incidente o durante il percorso di terapia. La grande differenza rispetto a quel periodo era che in quei momenti il cuore quasi gli usciva dal petto per il contatto con l'altro, mentre in quel preciso istante il tocco risultava freddo e quasi fastidioso. Cacciò quell'ennesimo pensiero dalla sua mente e, tornando alla realtà, si scostò e rassicurò ulteriormente l'altro.

"Davvero Giacomo, sto bene" e accennò un sorriso.

L'altro sembrò convincersi, tanto che cambiò argomento.

"Senti, stasera con gli altri pensavamo di andare a farci una bevuta perché domani come sai parto per Bruxelles. Ti va di venire?" domandò speranzoso.

Simone non aveva nessuna voglia di andarci: il suo più grande desiderio era di poter passare la serata tra le braccia di Manuel che gli mancava da morire ma in assenza di ciò avrebbe voluto solo buttarsi a letto, leggere qualcosa e sperare di non pensare troppo al fidanzato.

A destarlo da quei pensieri fu il telefono che iniziò a squillare facendo comparire Lombardi sullo schermo. Simone si accinse a rispondere:

"Prof- scusami Attilio che succede?" chiese preoccupato.

"Simone scusa se ti disturbo ma dovevo tornare con tuo padre a casa ma se n'è già andato e ho bisogno di un passaggio per andare da Virginia che sta a casa da sola. Non è che potresti accompagnarmi?" domandò usando un tono fin troppo gentile per uno come lui.

"Oh.. si... certo. Non ci sono problemi ma ci metterò almeno una ventina di minuti" spiegò Simone mentre già si alzava dalla scrivania e raccoglieva le sue cose.

"Non ci sono problemi tanto ho ancora delle cose da sbrigare, ti aspetto all'uscita allora" si congedò l'ex professore.

"Va bene" si congedò a sua volta Simone.

Stava per uscire dal polo universitario quando la voce di Giacomo lo fermò.

"Oh allora ci vieni stasera al locale?" domandò sorridendogli.

"Mandami la posizione e se riesco faccio un salto dai" rispose cordiale Simone ma il suo intento era di non andarci.

Come previsto Simone arrivò dopo circa mezz'ora davanti al suo ex liceo. Lombardi non era ancora uscito e Simone decise di scendere dall'auto e di appoggiarsi ad essa ingannando il tempo controllando eventuali notifiche sullo smartphone.

Cattedra e DottoratoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora