La prima impressione è molto importante. Una persona può arrivare a fidarsi o meno di un'altra a seconda del suo aspetto, vestiti o modo di atteggiarsi. La maggior parte delle volte, ci si fida di chi è più simile a noi.
Forse per questo motivo Zakhar Romanovskij non era piaciuto all'ispettore: i capelli scuri troppo lunghi e tenuti insieme in uno chignon, la barba rasa e incolta e i bizzarri baffi gli davano un'aria trasandata. La gente che lo incontrava lo guardava di sottecchi, messa in soggezione dall'espressione leggermente imbronciata e dal suo carattere silenzioso e temerario che non lo facevano sembrare molto amichevole. In effetti, a Zakhar non piaceva parlare. Di solito comunicava con monosillabi o frasi brevi, nel leggero accento russo che con il tempo era quasi riuscito a nascondere.
James Dyler aveva pensato di sfruttare la poca voglia di comunicazione dell'uomo per ottenere delle risposte, soprattutto dopo quello che il signor Color gli aveva riferito.
«È da molto che è nel circo, vedo» constatò, osservando il sospettato seduto in modo composto.
«Sì.»
«1935, esatto?»
«È esatto» rispose quello con voce bassa, mentre lo sguardo vagava per la stanza spoglia e poco illuminata. Evitava spesso di guardare l'altro negli occhi, forse senza intenzione, ma quei gesti non facevano altro che convincere l'ispettore che il mangiafuoco nascondesse qualcosa.
«Non mi ha ancora chiesto del signor O'Gryler» borbottò Zakhar a un certo punto.
L'ispettore alzò le sopracciglia in un gesto di falso stupore. «Non vede l'ora di parlare dell'omicidio o di andarsene da qui?»
Il circense sorrise, facendo arricciare la cicatrice che si diramava dalla tempia e il sopracciglio fino allo zigomo sinistro. «Penso solo che abbiamo perso troppo tempo in domande inutili» mormorò, tamburellando con le dita sul ginocchio.
«Le domande inutili mi servono per analizzare chi ho davanti. Non sa quanto si può capire da una persona anche solo chiedendole cosa ha fatto la mattina» disse l'ispettore, osservando gli occhi scuri del sospettato puntarsi su di lui. «Ma dato che vuole procedere... Presumo che il signor O'Gryler lo conoscesse bene. Dopo anni nel circo, qualche tipo di relazione avrebbe dovuto instaurarsi.»
Zakhar scosse le spalle in modo vago, guardando con un certo interesse la porta della stanza interrogatori.
«Non abbiamo mai stretto un legame. Era come un estraneo, per me.»
«La sera dell'omicidio però avete bevuto insieme.»
«Ci siamo scambiati qualche parola» disse, abbassando il tono di voce, come se volesse evitare di essere sentito. «Ma non parlo molto.»
«Capisco» mormorò l'ispettore, decidendo di arrivare al dunque. «Signor Romanovskij, l'ultima volta mi ha detto di essersi ritirato nella sua stanza poco dopo che il signor O'Gryler era andato via.»
«Sì.»
«Che ore potevano essere?»
«Le undici e mezza.»
«È sicuro?»
«Non ho controllato l'orario, ma penso fosse quello.»
«E non ha fatto nulla di particolare, prima? O dopo.»
«No» disse secco.
James Dyler inspirò profondamente. «Signor Romanovskij, non mi piace la gente che mente, sa?»
Zakhar fissò l'ispettore in silenzio, con volto impassibile. «Non capisco cosa vuole dire» replicò, facendo fuoriuscire appena la cadenza russa.
«Di cosa avete parlato con il signor Köhn?»
«Cajus mi ha solo chiesto indietro i soldi che mi aveva prestato per un bicchiere di birra.»
«E il signor O'Gryler cosa aveva a che fare con questa storia?»
Scosse la testa con gesto vago. «Cajus doveva dei soldi a quell'uomo, glieli aveva prestati per fare qualche scommessa. Con i soldi che gli ho dato avrebbe dovuto ripagare il debito.»
«È tutto?»
«Sì, il signor Köhn può confermarlo.»
«Come mai non me l'ha detto la prima volta?» domandò l'ispettore, guardandolo con sospetto.
«Non pensavo fosse importante, mi è sfuggito di mente.»
«Decido io cosa è importante, signor Romanovskij. Faccia in modo che non le sfugga di mente nient'altro.»
«Sì.»
Passarono un paio di secondi in cui i due si fissarono negli occhi, e l'ispettore poté avvertire una certa tensione nell'altro: la mascella era contratta, come se fosse in procinto di dire qualcosa; gli occhi non facevano che vagare verso la cartella gialla poggiata sul tavolo, mentre si tormentava insistentemente le dita delle mani.
«Se ha finito posso andare, ispettore?» Ci fu ancora silenzio.
«Può andare. Si ricordi che la tengo d'occhio, signor Romanovskij. Non mi dia un altro motivo per cui dovrei sospettare di lei.»
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Lily Hunting - Il Circo dei Misteri
Mystery / ThrillerInghilterra, 1948. Lilith Hunting è una giornalista alle prime armi; ventiquattro anni, unica donna del giornale, viene sempre messa da parte dal suo capo, che le affida solo piccoli compiti senza valore. Tutto cambia quando il corpo di un uomo d'af...