Prologo: La diagnosi

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James Emory sospirò, si guardò intorno: lo studio del dottor August Clarke si presentava vasto e accogliente, definirlo lussuoso sarebbe stato un eufemismo.

Godeva della reputazione di miglior andrologo della città.

Il giovane raggiunse la finestra, scostò la tenda, uno spiffero d'aria filtrò dalle imposte socchiuse arruffandogli i capelli neri.

Allontanò dalla fronte il ciuffo ribelle, la mano ebbe un leggero tremore.

Strinse le labbra e osservò senza interesse Londra che, come al solito, era avvolta in un cielo grigio e piovoso.

Una delle tante malinconiche giornate invernali.

Rabbrividì ma non per il freddo, si aggiustò la costosa giacca Armani per cercare un minimo di conforto.

Sentì il respiro affrettato di Margot, non era un buon segno, si girò cercando il suo sguardo.

La moglie era seduta sulla poltrona, sembrava interessata alla scrivania di vetro e acciaio temprato mentre le mani eleganti non avevano sosta: lisciava pieghe inesistenti nella gonna azzurra.

Erano sposati da tre anni e lei desiderava un figlio.

Le settimane divennero mesi, lei era sana e il dubbio che qualcosa non andasse, era ricaduto sulle sue spalle.

Il brillante avvocato, da esibire alle feste del padre, non era più l'uomo che amava.

Per placare la sua crescente irritazione, l'aveva accontentata decidendo di sottoporsi all'esame dello sperma.

Presto avrebbero avuto l'esito.

James si avvicinò alla donna, i capelli castani erano sciolti e le incorniciavano il volto.

Avrebbe voluto accarezzarli, sentirne la morbidezza per intrecciarli alle sue dita e rassicurarla che sarebbe andato tutto per il meglio.

Perché era ancora innamorato e nonostante questo, non riusciva a fare un passo in più.

Margot prese a tormentare la fede, alzò lo sguardo e lo fissò per un breve istante.

Nel bel viso vide passare un misto di rabbia e d'imbarazzo.

Il cuore gli si frantumò in tanti piccoli pezzi.

Si sentì gelare: la conosceva bene, era una donna determinata, abituata a vivere nel lusso, se lui fosse stato il problema, non lo avrebbe né compreso né aiutato.

La porta si aprì e l'anziano medico entrò nello studio con una cartellina verde, si sistemò il camice e sorrise in modo garbato, gli indicò la poltrona accanto a quella della moglie.

Con voce calma esordì.

"Prego, si accomodi.." 

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