Goodbye, Louis.

650 23 3
                                    

Ero un mostro, Styles me ne aveva data la conferma. Camminavo verso casa mia e più andavo avanti più non riuscivo a capire perché Harry fosse nei miei pensieri. Avevo picchiato molti ragazzi, avevo procurato loro molti danni ma non me ne era mai fregato niente. Invece Harry era lì, nella mia testa ancora disteso per terra mentre gli davo i calci. Non mi ero fermato, avevo proseguito con la mia tortura facendogli del male come se non bastasse il male che già si faceva da solo. Strusciai i miei capelli con rabbia, quasi volessi staccarmeli dalla testa per reprimere quei pensieri che non volevano lasciarmi. Forse era questo il cosiddetto "senso di colpa". Non mi accorsi di essere arrivato. Sospirai pronto a subirmi il terzo grado di mia mamma.

- Ciao Louis com'è andata oggi? - chiese lei sospirando.

Mia madre sapeva che picchiavo gli altri ragazzi a causa dei continui richiami da parte del preside. Mi grattai la nuca nervoso. La guardai impassibile prima di rispondere.

- Solite cose. - tagliai corto sperando che la finisse al più presto. Non avevo fame.

- Solite nel senso che hai picchiato qualcuno o solite nel senso che il presid... -

- Solite che devi farti i cazzi tuoi. - la risposi arrabbiato e nervoso.

Mia madre non disse una parola e continuò a cucinare. Non osava rispondermi, aveva paura che le facessi del male. Io non ho mai alzato una mano su mia madre a parte due mesi fa quando tornai a casa ubriaco. Non la riconobbi e le diedi un pugno sull'occhio. Era terrorizzata da me, come Harry. Mi definiva un mostro, come Harry. Voleva restare lontana da me, come Harry. E puntualmente quel coglione di Styles era nella mia testa insieme al senso di colpa. Salii le scale cercando di fare quanto più rumore possibile, volevo che la mia testa fosse occupata da qualcos'altro. Per il corridoio intravidi mia sorella che correva spensierata pronta per andare a mangiare.

- Ciao Louis. - esultò felice aggrappandosi alle mie gambe. Era molto più piccola di me. Le accarezzai la testa sorridendole.

- Ciao cucciola, va a mangiare. - le feci l'occhiolino mentre lei si staccò da me. La vidi proseguire per poi fermarsi e voltarsi verso di me.

- Tu non vieni? - chiese con la sua voce da bimba innocente.

- Non ho fame. - le risposi un po' seccato. Lei scese ed io entrai in camera.

La mia stanza era sempre in disordine, nessuno osava mettervi piede, ero molto possessivo sulle mie cose...e poi mi piaceva così. Lanciai lo zaino in qualche angolo sperduto dopodiché mi buttai sul letto con un tonfo. Il materasso era morbido e mi lasciai traportare dalla stanchezza e dalla voglia di dimenticare tutto.

Mi trovavo a scuola, nel corridoio e stavo per giungere nella mia classe. L'intenzione di studiare si trovava sotto i miei piedi e il fatto di rivedere Harry mi rendeva ancora più nervoso e scontroso. Avevo un po' d'ansia e le mani cominciarono a sudare sicché le misi nelle tasche dei pantaloni. Continuai a camminare con la testa bassa cercando di non incrociare lo sguardo di nessuno altrimenti avrei menato tutti. Arrivai alla porta e vidi un ragazzo nell'angolo dell'aula seduto con le ginocchia al petto. Aveva la testa su di essi e si lamentava. Cercai di riconoscerlo ma solo quando intravidi la camicia nera mi si gelò il cuore. Quel ragazzo era Harry. Posai la borsa sul banco, il tonfo che provocò parve non attirarlo infatti non si mosse. Decisi allora di avvicinarmi a lui. Vederlo in quello stato era atroce, lo conoscevo da un giorno ma sembrava che si fosse creato uno strano legame, come Edward e Bella nella twilight saga. Arrivai vicino a lui e mi abbassai arrivando alla sua altezza. Lo scossi con la mano.

- Harry... - sussurrai toccandogli il ginocchio.

Questo sembrò muoversi. Alzò la testa coperta da dei ricci informi e mi guardò. Aveva le guance umide, segno che aveva pianto. I miei occhi si rattristirono, era tutta colpa mia se lui si sentiva così. Provai ad allungare una mano verso la sua guancia, volevo accarezzarlo. Lui mi scostò spintonandomi.

- Non devi toccarmi. - ringhiò contro di me. Mi stupii del fatto che fosse così sicuro di sé e che non balbettasse come faceva sempre.

- Io voglio chiederti scu... -

- Cosa? Scusa? Louis, il danno è stato fatto le scuse valle a dare al gatto di mia nonna. - fece per alzarsi ma lo afferrai per il polso.

Si voltò verso di me con un ghigno strafottente sul volto. I suoi occhi non emanavano più quella luce che tanto amavo, erano opachi. Ritrasse il braccio.

- Ti giuro, non volevo farti del male. - il mio tono fu come quello di una supplica.

Harry si avvicinò a una delle finestre dell'aula e la spalancò. Appoggiò le mani sul bordo e si sporse per vedere chi c'era dopodiché tornò al mio volto.

- Mi avevi detto che non mi avresti picchiato per via del mio taglio e poi mi dai i calci proprio in quel punto. Dici che non volevi farmi del male ma allora spiegami quel velo di eccitazione nei tuoi occhi ogni volta che scagliavi un calcio contro di me. - iniziò mano mano ad alterarsi avvicinandosi di colpo a me.

Era più alto di me, magrissimo ma con degli occhi splendidi. Era a pochi centimetri dal mio viso. Se voleva farmi sentire una merda, ci era riuscito. Abbassai lo sguardo sospirando.

- Dimmi che faccio schifo, così mi do pace. Non voglio vivere nelle illusioni. - mi punzecchiò ritornando alla finestra.

Io semplicemente non sapevo cosa dire, tutto mi aveva scioccato. Boccheggiavo per dire qualcosa ma dalla mia bocca non usciva niente. Nessun suono. Harry sorrise di nuovo prima di salire sul bordo della finestra. Si mise in ginocchio data la sua altezza eccessiva. Che voleva fare?

- Potrei buttarmi anche di sotto. Non c'è nessuno, non ci sarà mai nessuno, Louis. - aveva lo sguardo rivolto verso il panorama di fronte a lui.

Sgranai gli occhi quando capii le sue intenzioni. Voleva uccidersi. Scossi la testa pronto a toglierlo da lì sopra. Provai a correre ma i miei piedi erano come incollati al pavimento. Con il pensiero correvo, ma esteticamente ero immobile. Non riuscivo a capire che stesse succedendo. Riportai lo sguardo verso Harry e notai che stava per sporgersi maggiormente. Allungai la mano e cominciai ad urlare il suo nome. Il problema era che dalla mia bocca non usciva niente. Muovevo solo le labbra senza emettere suono. Misi le mani tra i capelli non capacitandomi del fatto che non potessi né muovermi e ne parlare.

- Addio Louis. - due parole. Harry si lanciò di sotto.

- No! - urlai finalmente notando il suono della mia voce uscire fuori.

Stranamente accanto a me non vi era più la finestra, l'aula, la cattedra. C'era solo il cuscino che mi stava davanti alla bocca. Sgranai gli occhi e mi alzai improvvisamente. Passai le mani per i miei capelli cercando di capire che era successo. Harry! Harry si era ucciso? O era stato tutto un sogno? Scossi la testa titubante prendendo il cellulare. Scesi le scale frettolosamente e passai per la cucina.

- Louis. - strillò mia sorella.

- Io esco. - dissi serio. Mia madre si voltò verso di me con ancora il piatto in mano.

- Dove vai? - urlò mentre uscivo.

- Non sono fatti tuoi. - risposi strillando chiudendo la porta forte.

Cominciai ad andare allo sbaraglio ma avevo bisogno di sapere dove cazzo abitava. Passai accanto ad una macchina e non potei fare a meno di specchiarmi dal finestrino retrovisore. Notai le mie guance umide e gli occhi rossi...le toccai costatando che avevo pianto. Quel moccioso stava combinando guai seri su di me.

ANGOLO AUTRICE.
Scusate il mio ritardo e mi scuso anche per la lunghezza del capitolo, anzi per la "cortezza" D: Allora...avevate capito che era un sogno? O credevate che Harry si fosse suicidato davvero? Louis, stronzo com'è, ci è rimasto malissimo per quello che ha fatto. Coglione che è. Da chi starà andando? Non penso che la risposta sia difficile ahahah :3
Qui c'è il trailer: http://youtu.be/tasIXUs_b5s andate a dare un'occhiata ;)
Un grazie a tutti coloro che contribuiscono alla storia: recensori, lettori e...tutti Ahaha


Mi lasci un commentino? *occhi dolci*
Terry.

Your fucking eyes.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora