I can't Louis.

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HARRY P.V.

Osservavo Louis intenerito dopo tutto quello che mi aveva detto. Era sdraiato su quel letto bianco in posizione supina; aveva gli occhi chiusi e il respiro regolare. Quei capelli scompigliati gli davano l'aria del bravo ragazzo. Riflettei su quella parola: "Bravo ragazzo", lo era davvero? Era cambiato nuovamente? Scossi la testa per via delle domande che affollavano la mente. Visto che non si muoveva iniziai ad osservarlo meglio: il labbro inferiore era leggermente gonfio e rossastro, l'occhio destro era contornato da un livido violaceo con alcune macchiette verdi all'interno; lo stesso ematoma lo intravedevo sullo zigomo sinistro, non volevo immaginare il resto del corpo, le sue coste, il suo addome. Mi si strinse il cuore a vederlo in quello stato. Era stata di nuovo colpa mia! Per mezzo mio lui si era immischiato nella rissa, per mezzo mio aveva subito quei danni, per mezzo mio ora si trovava in quel cazzo di lettino dell'infermeria. Le braccia scendevano lungo i fianchi, i palmi delle mani aperti sembravano chiamarmi. Allungai la mia mano verso la sua sfiorandola con il dorso; strusciai contro la sua mano in modo tale da sentirne la morbidezza. Avevo sempre pensato che Louis avesse delle mani ruvide, maltrattate a causa di tutte quelle botte che infliggeva ogni giorno e a quella sensazione ne rimasi stupito. Mi decisi a afferrarla tra la mia e iniziai a giocare con le sue dita. Erano davvero curate: morbide, lisce, perfette. La mia mano era molto più grande della sua e nella mia ci stava perfettamente, quasi fosse stata fatta apposta per me. La giravo e l'accarezzavo immaginando improvvisamente come fosse stato camminare con Louis mano nella mano. Trasalii a quel pensiero e subito la lasciai andare. Non potevo immergermi in quelle fantasie impossibili. Io e Louis eravamo come gatto e topo, l'antilope e la tigre, il pesce e lo squalo. Lui era più forte di me, lo sarebbe sempre stato. Io ero quello debole, quello da solo e senza amici eppure pareva che Louis volesse avvicinarsi a me.

- Si è addormentato? -

La voce della signora dell'infermeria mi riportò alla realtà strappandomi via dal mio mondo immaginario. Non mi ero reso conto che stavo fissando ancora Louis. Scossi la testa per poi riportare lo sguardo verso la donna che aveva una siringa in mano.

- A quanto pare. - risposi con un sussurro.

Istintivamente mi alzai dalla sedia lasciando il posto alla signora che si sedette. Il mio sguardo era attento, quasi come un autovelox, registrava ogni singolo movimento affinché non sbagliasse. Non me lo sarei mai perdonato. La donna tastò il centro del braccio di Louis cercando, logicamente, il punto in cui infilare l'ago della siringa. Una volta trovato il centro, premette delicatamente e lasciò che l'antidolorifico entrasse nei vasi sanguigni. Disinfettò il tutto con lo spirito dopodiché mi guardò sorridente. Io accennai un debole sorriso prima di incrociare le braccia al petto.

- Tra qualche ora dovrebbe migliorare, non preoccuparti. - mi mise una mano sulla spalla come per rassicurarmi. Annuii senza rispondere.

- Ma cosa è successo? - continuò chiedendo curiosa.

Alzai lo sguardo che fino a qualche secondo fa era abbassato, troppo preso dai pensieri. Sospirai e risposi.

- Jake e dei suoi amici, hanno iniziato a far male ad un mio amico, mi stavano minacciando e...Louis è intervenuto. - risposi senza andare nei dettagli. Non riuscivo a parlare senza sentirmi in colpa.

La mia voce uscì sforzata, come se avessero tirato via le parole dalla mia bocca senza il mio consenso. Era una sensazione orribile. La signora mi guardò intensamente. I suoi occhi celavano tristezza, rammarico.

- Che bravo ragazzo. - disse guardandolo, la seguii. - dovresti ringraziarlo. - mi fece l'occhiolino.

- Ehmm, si. Lo farò. - la rassicurai abbozzando un ghigno finto.

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