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Il sole del pomeriggio filtrava la sua luce attraverso le persiane che decoravano la mia stanza. Illuminavano il libro che stavo attentamente leggendo per il test di italiano che si sarebbe tenuto a distanza di qualche settimana. Mi piaceva prepararmi prima, lo facevo sempre. Sfogliavo le pagine mentre il mio sguardo ogni tanto cadeva sulla sveglia posta lì, accanto al mio letto. Non sapevo neanche il perché di quell'interesse ad ascoltare ogni singolo secondo scandito dal "tic-tac", ma qualcosa mi diceva che era collegato al mio vuoto di stomaco. Non avevo mangiato neanche quel giorno e puntualmente mi ero subito mia madre e le sue lamentele. Sbuffai sonoramente scompigliandomi i ricci morbidi che ricaddero sulla mia fronte. Soffiai su di loro e notai che si alzarono finendo all'indietro. Riportai lo sguardo sul libro aperto e continuai a leggere. Sfortunatamente la concentrazione non era con me quel giorno e un'ansia terribile s'impossessò del mio corpo non appena scorsi mia sorella sulla soglia della mia stanza. Non fu tanto la sua presenza a turbarmi quanto l'oggetto che teneva stretto tra le sue esili mani. Lo stringeva forte mentre aveva lo sguardo basso e alquanto deluso. Cercai di rimanere impassibile anche se iniziai a percepire un calore sempre più violento.

- Gemma che ci fai qui? - domandai digrignando di poco la bocca.

Mia sorella si avvicinò con passo felpato e si accomodò lentamente sul letto appoggiando quell'indumento sulle sue gambe coperte solo da un pantaloncino.

- Ho trovato questa sotto il tuo letto stamattina. - disse mostrandomi quella maglia color panna. Pensavo che non l'avesse mai trovata...

Intravidi le macchioline di sangue poste orizzontalmente sulle maniche e sentii il battito del mio cuore accelerare in modo anomalo. Se avesse scoperto che mi tagliavo, non se lo sarebbe mai perdonato. Sarebbe ritornata in camera sua a maledirsi su se stessa e su quanto fosse incapace di accudire un fratello. Non volevo che lo facesse. Osservai l'indumento con sguardo indagatorio ed ebbi anche il coraggio di inarcare un sopracciglio.

- E' tua Harry? - continuò esasperata dal mio silenzio.

Un'altra fitta allo stomaco. Guardai mia sorella che ora aveva gli occhi sulla maglia e la esaminava attentamente. Passò l'indice sulle maniche soffermandosi sulle macchie di sangue, dopodiché tornò a me e fece schioccare le dita davanti al mio viso dato che ero incantato dal suo movimento.

- Si è mia. - risposi mettendomi seduto sul letto.

Il mio tono era leggermente incrinato e la voce risultò uscire roca. Gemma sospirò alzandosi e portando la maglia con sé.

- Mi spieghi come hai fatto a macchiarla? - chiese guardandomi con occhi accusatori.

Mi sentii quasi male al pensiero. Abbassai il capo mentre lo sguardo ritornò alla sveglia che segnava le quattro e un quarto del pomeriggio. "Tic- Tac", i secondi scorrevano e mia sorella era impaziente.

- E tu mi spieghi come hai fatto a trovarla? - mentii cercando di sviare l'argomento.

- Perché, Harry, la stavi nascondendo? - disse lei assottigliando leggermente gli occhi. Quando faceva così, voleva tirare via la verità dalle persone.

- No. - risposi secco quasi subito. - veramente credevo di averla persa. - buttai lì un'altra cazzata.

- Guarda, queste macchie sembrano fatte apposta. - mi fece notare lei ripercorrendo la zona con il dito.

- Capita, a volte. - replicai, un po' in ansia. La sveglia segnava le quattro e venti del pomeriggio. "Tic-Tac" "Tic-Tac"

- Assomigliano a quei tagli che si fanno quelle persone mentalmente instabili, come si chiamano? Ah, si...autolesionisti, giusto? - disse.

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