parte 8: l'inizio della fine

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(versante terrestre dell'Epiro; Argo II)

Tutte le cose belle finiscono.
Che si tratti di un momento di pace durante una guerra sanguinosa o di un viaggio travagliato  attraverso la parte più profonda dell'Inferno.

Annabeth era davvero contenta che fosse finito. Forse 'contenta' non è abbastanza per descrivere il sollievo di non dover più viaggiare in una putrida landa, in compagnia del proprio ragazzo e di un Titano con l'Alzheimer.

E dopo tutti i tormenti che aveva passato, ancora non riusciva pienamente a realizzare che fosse finita.
Il sole era addirittura più luminoso di quanto ricordasse e i colori più brillanti.

Doveva essere l'effetto del Tartaro, che le aveva fatto dimenticare che aveva una vita sulla terra ferma. E che non coinvolgeva torture, veleni o maledizioni.

Ci avrebbe messo un po' per riprendersi. Sapeva che non sarebbe stato facile, ma non si sarebbe arresa tanto facilmente. Avrebbe lottato per continuare a vivere, adesso che sapeva che era possibile.

Il cielo era una tela di colori, dal violetto sulla linea dell'orizzonte all'arancione e al rosa e via schiarendo, man mano che il suo sguardo saliva verso l'alto.
Quanto le erano mancati i colori.

L'Argo II era ancora ormeggiata in aria, ma mancava poco tempo alla partenza e tutti erano indaffarati a controllare gli ormeggi, legare l'Athena Parthenos alla fune per Nico, Reyna e il Coach, nella stiva per fare rifornimento.

Annabeth era a prua e guardava verso l'alto. Si era offerta di dare una mano con i preparativi ma le avevano fatto saggiamente notare quanto fosse stanca, e non perché sarebbe stata un morto vivente che cammina, ma perché si meritava un pò di riposo. Come Percy. Ma lui non riusciva proprio a stare fermo e Piper aveva dovuto prenderlo per il colletto della maglietta e portarlo di sotto per obbligarlo a prendersi una pausa.

Annabeth prese una boccata d'aria fresca, ispirando dal naso.

Le sue sofferenze erano servite a qualcosa, dopotutto. Aveva recuperato la statua di sua madre e chiuso le Porte della Morte. Tutto questo senza farsi ammazzare.

La corrente selvaggia dei suoi pensieri la portò a intaccare in un nodo cruciale.

Alla fine Luke aveva avuto ragione.
Era davvero possibile cambiare il corso del destino, scrivere un finale diverso, sperare in un Lieto Fine. Nessuno l'aveva mai creduto possibile, compresa lei stessa che viveva circondata dalle rigide leggi divine, leggi che se imponevano una cosa, quello era e non si discuteva. Invece la realtà era molto più ampia di così.

Loro sette, insieme, potevano vincere quella guerra. Potevano porre fine a tutto quello.

L'inizio della fine.

E Annabeth doveva riconoscere – seppur a malincuore – che il merito di quella scoperta andava alla persona che odiava più di tutte: Luke il Fantasma.

Luke, che prima l'aveva tradita e poi si era sacrificato per lei; che era rimasto sulla Terra per aiutarla, nonostante Annabeth avesse tentato di allontanarlo in ogni modo possibile; che era sceso nel Tartaro per dirle la verità invece di tornare a poltrire nei Campi Elisi. E anche quando gli aveva quasi spaccato il naso da Non-Morto, lui era rimasto. Era stato un'idiota, si, ma era rimasto al suo fianco.

La quiete del calar della sera venne interrotta. Annabeth tese un'orecchio per captare meglio quel suono improvviso. Le ricordava lo scampanellio dei rintocchi di un campanile. Con suo grande sgomento realizzò che non era affatto un campanile. Si trattava di un campanaccio. Un campanaccio per le mucche!

<<... metti una campanella al collo, avvertimi con uno squillo di tromba, non mi interessa! Basta che la smetti>>

<<Non posso crederci>> mormorò tra sé e sé, incredula.

𝗤𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝘃𝗲𝗱𝗲 |Percy Jackson|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora