Capitolo 4

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Regina seguì Emma fuori dall'auto e si guardò intorno. C'erano palazzi altissimi, un rumore indicibile creato da mezzi simili a quello che conduceva Emma, ma più grossi, un sole accecante e vetro che scintillava da finestre piccole e semplici, così lisce e regolari.

«Stammi sempre vicino, è meglio se non ti perdi in città.»

Regina annuì e si accostò a lei. Emma le sorrise rassicurante e la portò su un cavalcavia che passava sopra ad una superstrada. Si fermò sul ponte indicandole la strada intasata di traffico, e i grattatcieli, e il mare poco distante.

«Quei castelli sono altissimi. E quello è il lago più grande che io abbia mai visto!» commentò la principessa. Emma sorrise osservandola.

«Sono grattacieli, non sono castelli. E quello è l'oceano.»

Regina la guardò con stupore, come se non credesse del tutto alle sue parole. Poi riportò gli occhi accesi di meraviglia sulla distesa blu.

«Ѐ bellissimo» mormorò.

Il sorriso di Emma si allargò.

«Aspetta di vederlo da vicino... Andiamo?»

«Possiamo andare più vicino?»

«Certo.» La prese per mano e la tirò verso la città. Scese dal cavalcavia si ritrovarono al centro, tra strade punteggiate di alberi e grattacieli massicci che brillavano al sole.

Regina strinse la sua mano e la seguì sorridendo mentre osservava tutto con stupore.

Emma la guidò tra le vie, poi la fece entrare in un negozio di abbigliamento.

«Cos'è?»

«Qui si comprano i vestiti. Cioè, è uno dei posti dove si comprano, ma il bello di questo» disse scivolando nella calca mentre si piegava verso di lei e le sussurrava all'orecchio: «È che c'è talmente tanta gente che nessuno si accorge di niente.»

«Che significa?» chiese osservando i vestiti. Alcuni erano davvero... inesistenti? Pezzi di stoffa che non avrebbero coperto neanche mezzo braccio. «Cos'è? Dove andrebbe messa?»

Vide un sorrisetto furbo sul volto di Emma.

«È un top» le disse poi lanciando appena uno sgaurdo all'indumento. «Ma è per adolescenti che cercano di rimorchiare. Vieni qui.» La portò in un reparto più adatto, tra la gente. Individuò un vestito e glielo mostrò.

«Che ne pensi di questo?»

«Non è troppo corto?» chiese con aria scettica. Non sarebbe arrivato a coprirle le ginocchia, figuriamoci le caviglie...

«Quelli più lunghi sono per le nonne.»

«Ma... penseranno che sia...» arrossì «Una cortigiana.»

La guardò confusa.

«Non so cosa significhi.»

«Le amanti dei re o dei nobili» sussurrò, rossa di vergogna.

«Oh. Oh!» capì di colpo, poi scoppiò a ridere. Le indicò la quantità di donne che le circondavano, decisamente meno coperte rispetto a quell'abito. <Direi di no. Anzi, più come una santarellina.»

Regina si guardò intorno e poi annuì anche se non del tutto convinta. «Dove sono le damigelle per aiutarmi a provarlo?»

Emma la fissò un po' sconcertata.

«È facile, lo infili dalla testa e ti cade sulle spalle. Non ti servono le damigelle.»

Regina non sembrava del tutto convinta.

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