Regina rimase immobile. L'odore di pesce la nauseò ma resistette all'impulso di vomitare. Non capiva in che razza di mondo fosse finita, era tutto così diverso. Come si muovevano, come si vestivano... Quella ragazza indossava dei pantaloni e non doveva fare equitazione: era inappropriato andare in giro in quel modo. E i capelli... non aveva nessuno che li pettinasse? Non avrebbe mai trovato marito così.
Un click, e una fila di lampadine si accese insieme a una ragnatela di lucine al led, illuminando l'ambiente. Un materasso a terra, con le lenzuola messe a posto, ordinate come il resto. Un tavolo con una sedia che non c'entrava nulla, un vecchio televisore a tubo catodico, un paio di poster attaccati alle pareti di cemento e tappeti di forme e colori diversi a terra a coprire il pavimento dello stesso materiale, insieme a qualche cuscino. Regina riconobbe sì e no tre degli oggetti che vedeva.
«Vivete qui?» chiese scendendo da quella che aveva capito si chiamasse auto. Si guardò intorno osservando quegli strani oggetti, quelle luci magiche appese al soffitto e alle pareti.
Emma la guardò, staccandosi dall'interruttore. Accanto ad esso un quadro elettrico di dubbia legalità ronzava lievemente.
«Per ora.»
«Come avete fatto? Da dove viene la luce?»
Emma la fissò, sgomenta.
«Dalla centrale elettrica.»
«E cos'è? Come fa a fare la luce senza le candele?»
Emma sbatté le palpebre. La osservò meglio. Il vestito, il trucco, i capelli, il modo in cui parlava e si muoveva... Ma era piuttosto certa che ancora non avessero inventato la macchina del tempo, quindi era impossibile. Giusto?
«Senti, non lo so come funziona di preciso. Alzi l'interruttore e si accendono le lampadine. Tutto chiaro?»
«Penso di sì. Vivete da sola?» chiese l'altra, evidentemente stupita.
«Sì e...» O Dio, e se era davvero una serial killer? Una psicopatica? E ora sapeva che era da sola? Eppure... «Da dove hai detto che vieni?»
«Dalla Foresta Incantata... E la vostra famiglia ve lo permette senza che siate sposata?» chiese avvicinandosi a quella specie di cubo. «Cos'è?»
«La TV...» rispose Emma lentamente, osservandola. Okay, non sembrava che stesse mentendo, ma forse ne era solo convinta, no? Rimase a distanza. «E dove sta la Foresta Incantata?»
«Credo sia lontana» Regina la guardò. «Un mago ha aperto un portale in modo che potessi fuggire e mi sono ritrovata qui.»
Emma continuò a fissarla, il volto espressivo quanto una palla da biliardo.
«Un mago?»
«Sì, il Signore Oscuro... Rumplest... Non riesco a pronunciarlo. Abbiamo fatto un accordo, gli devo un favore e in cambio mi ha concesso di scappare per non dovermi sposare con il re.»
Emma inarcò le sopracciglia, ma non commentò. Quindi Voldemort aveva mandato quella ragazza lì. Fantastico.
«Quindi tu vuoi solo evitare di sposarti con questo re?»
«Si, non lo amo ed è vecchio. E...» Gli occhi le si riempirono di lacrime al pensiero di Daniel.
Vederla sull'orlo del pianto fece scattare qualcosa in Emma. Le si avvicinò cautamente.
«Ehi, perché non ti siedi? Preparo qualcosa da mangiare, che dici?»
La ragazza annuì e si sedette sulla sedia. «Grazie, siete molto gentile con me.»
«Sssì» mormorò lei mentre si avvicinava al fornelletto da campeggio e lo accendeva, piazzandoci sopra un pentolino in cui riversò una scatola di chili. «Sei allergica a qualcosa?»
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FanfictionRegina stringe un accordo con l'Oscuro per sfuggire alla vita che sua madre ha progettato per lei, ma di certo non pensava di finire in un mondo così bizzarro...