capitolo 1 - parte 1

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T/n's pov

Mi passai un'ultima volta il mascara sulle ciglia e lo riavvitai solo quando fui soddisfatta dal risultato, per poi riporlo nel primo cassetto del mobile adiacente al lavandino, in bagno.

Mancavano dieci minuti alle otto, ed il commissario era stato chiaro: mi voleva lì per le otto e mezza, non un minuto in ritardo, non un minuto in anticipo.

Mi era sembrata una persona tutto sommato piacevole al telefono, scandiva in modo non spregevole le parole quando parlava, era stata molto paziente, si era mostrata disposta a chiarire ogni mio dubbio, schietta ed autorevole.

Autorevole, non autoritaria.

Aveva tutte le qualità che a mio parere un commissario dovrebbe possedere, ed io di commissariati ne avevo girati parecchi.

Mi aveva già esposto la situazione che avrei trovato all'interno della struttura, dove si trovava il mio ufficio e con chi avrei dovuto collaborare.

Il resto glielo spiegherò dal vivo, mi aveva detto. Non è mai sicuro parlare di queste cose al telefono. Ha altre domande?

Le avevo risposto di no, l'avevo ringraziata ed avevo aspettato che fosse lei a riattaccare, per non apparire sbrigativa.

Mi riscossi dai miei pensieri e cominciai a pettinarmi i capelli per poi lasciarli sciolti sulle spalle, ma mi infilai un paio di elastici in tasca, per sicurezza.

Mi allontanai dallo specchio per avere una visione più o meno completa della mia figura: avevo scelto i vestiti la sera precedente, evitando capi che avrebbero fornito al commissario una prima impressione di una donna che curava di più il suo abbigliamento del suo operato.

Il risultato? Un leggero maglioncino di cotone blu, dei pantaloni neri e delle sneakers non eccessivamente informali del medesimo colore.

Non ne ero completamente soddisfatta ma allo stesso tempo non avevo idea di cosa avrei potuto cambiare e dovevo proprio andare, quindi spensi la luce del bagno e mi recai in cucina per recuperare la mia borsa, i miei occhiali da sole, il mio telefono e le mie chiavi.

Ispezionai la borsa per assicurarmi di avere tutto con me, e solo quando ne ebbi la conferma uscii di casa per poi dare cinque giri alla serratura.

Accesi il telefono per impostare il navigatore per il commissariato, e cominciai a camminare.

Tra cento metri svolta a sinistra.

Passai il tempo ad ascoltare la voce robotica del navigatore ed i rumori della strada già trafficata, con la mente stranamente libera da ogni pensiero.

Quando arrivai di fronte al commissariato chiusi l'app del navigatore e controllai l'ora: otto e venticinque.

Non male, per una ritardataria cronica come me.

Alzai lo sguardo per esaminare l'edificio: non era molto alto, i muri erano di un grigio sbiadito, ma mi piaceva.

Vidi qualcuno camminare verso di me: era una donna alta, con i capelli biondi legati in un coda di cavallo e gli occhi azzurri.

Mi salutò con un cenno amichevole e ricambiai con un sorriso, nonostante non avessi ben chiara la sua identità.

La donna mi offrì la sua mano destra, affinché potessi stringergliela.

«Buongiorno, signora, vedo che è in orario. Io sono il commissario Jean, lieta di fare la sua conoscenza di persona», mi disse.

Risposi con un «T/n T/c, piacere di conoscerla» accompagnato da una stretta di mano e da un sorriso.

nastro giallo - AlbedoxreaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora