borbottio vago e confuso mentre, ancora disorientato, allunghi un braccio e rispondi.
Nel momento stesso in cui il cellulare raggiunge il tuo orecchio odi una serie sconnessa di suoni in sottofondo e poi urla strazianti. Le voci agonizzanti supplicano per ricevere pietà, o almeno una morte rapida. La cacofonia è talmente concitata e le interferenze talmente forti che non riesci ad isolare e a identificare nessuna di esse. Poi, all'improvviso, una voce emerge sulle altre, risuonando incredibilmente vicina. Non al tuo orecchio. A te.
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VATTENE, ORA!
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La chiamata si interrompe bruscamente. Ti rigiri sul fianco e ti stropicci gli occhi, turbato. Che si tratti o meno di uno scherzo, il tuo cervello ora è troppo allarmato per rimettersi a dormire.
Accanto a te senti le lenzuola tendersi. Il rumore della suoneria e delle urla deve aver svegliato anche la tua ragazza, che nell'oscurità e nel silenzio della stanza si volta stancamente e ti circonda con un braccio il torace, donandoti un piccolo bacio affettuoso sul collo.
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“Non preoccuparti…” ti sembra di distinguere fra i suoi borbottii assonnati.
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Mai come in questo momento le sei grato per essersi fermata a dormire da te. Il suo tocco è sufficiente a restituirti almeno un po’ di conforto e autocontrollo. Stai per rimettere il telefono sul comodino, quando questi prende di nuovo a squillare. Sobbalzi fra la sorpresa e il timore, e il cellulare ti sfugge di mano. Fai per piegarti e raccoglierlo, ma la stretta della tua ragazza si rafforza severa attorno alla tua vita.
È in quel momento che lo noti.
C'è qualcosa che non va in quel gesto famigliare. In quel braccio che non riesci a distinguere con chiarezza.
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La voce al tuo fianco giunge di nuovo, questa volta chiara e per niente assonnata:
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“Lascia perdere…ormai è troppo tardi perché tu ti possa salvare…”